Lo sviluppo di modelli produttivi e materiali più rispettosi dell’ambiente si accompagna a un’evoluzione del gusto estetico dei consumatori, che grazie a progetti di nuova generazione imparano ad apprezzare una diversa forma di bellezza nel design

Di recente, la cultura del progetto ha intrapreso importanti passi avanti in direzione della sostenibilità.

Certo, si tratta spesso di passi felpati, circospetti, persino guardinghi, un modo di procedure cauto a cui fa da contrappunto un filone invece più diretto, che prende il toro per le corna aggredendo frontalmente il gusto estetico dell’utente che viene esposto senza mezzi termini alla grammatica visiva, più rugosa e meno patinata, degli oggetti in materiale riciclato.

È questo il caso di un’iniziativa come il contest RoPlastic promosso da Galleria Rossana Orlandi, che al di là delle concrete soluzioni individuate sta favorendo l’accettazione estetica, nel panorama contemporaneo, dei granulati plastici riciclati per quello che sono.

Ma c’è anche, si diceva, un filone più riflessivo, portato avanti soprattutto dalle aziende dell’arredo, sia di quelle da tempo posizionate sul mercato sia di nuove iniziative imprenditoriali più agili, impegnate in un percorso di transizione dolce alla sostenibilità che non disorienti il cliente, secondo un approccio più 'riformista' che 'rivoluzionario'.

Ne è un bell’esempio la lampada Soft Serve disegnata, prodotta e venduta da Créme Atelier di Stoccolma, realizzata in rPLA, una plastica biologica estratta dall’amido di mais e da imballaggi alimentari riciclati che viene stampata in 3D.

Altrettando 'armonioso' è l’approccio estetico dello sgabello Vis-à-vis disegnato da Marco Carini per Agape, in sughero naturale o biscottato, il cui segno caratterizzante, uno spicchio mancante, lo rende accostabile ad altri elementi analoghi a formare composizioni più articolate, persino circolari, come l’economia da cui proviene il materiale.

Sintomatico che nella stessa presentazione di 'microarchitetture materiche' l’azienda mantovana abbia inserito anche pezzi come il lavabo Cenote di Patrizia Urquiola che, pur non affrontando direttamente il tema della sostenibilità, entra comunque in risonanza con il mood visivo generale del catalogo, di cui interpreta l’attenzione a quella che potrebbe essere definita 'sostenibilità creativa' in quanto coniuga metodi artigianali e processi industriali.

A proposito di innovazione produttiva, molto interessante appare il processo di lavorazione del marmo messo a punto da Budri con la tecnologia Budri Slim Marble™ (Sustainable Light Innovative Marble), che permette di trasformare il marmo in una sorta di 'tessuto' da 2 o 3 mm aiutando a preservare gli ecosistemi e l’equilibro geomorfologico del territorio ed estendo così il concetto di lusso dal prodotto all’ecosistema che lo genera, come illustrato dal progetto Fragment di Gwenael Nicolas di Curiosity Tokyo.

Sono invece tessuti veri e propri quelli prodotti da Christian Fischbacher, marchio che da oltre dieci anni utilizza materiali riciclati e che, di recente, ha presentato una nuova serie di tappeti in plastica marina post-consumo realizzati con l’innovativo filato Upcycling Monsilk.

Favorire l’educazione estetica dell’utente alla bellezza del design sostenibile, diversa ma non inferiore a quella degli oggetti non sostenibili, rappresenta un compito di vitale importanza.

Ne è ben consapevole il duo Formafantasma, che con la mostra itinerante Cambio, originariamente commissionata dalle Serpentine Galleries di Londra e dal Centro Pecci di Prato, ha indagato su come l’industria del legno abbia subito un’espansione tentacolare che l’ha resa di fatto quasi impossibile da regolamentare.

La ricerca semantica sul senso estetico del prodotto è da sempre un elemento costitutivo della cultura del design.

Opera in questa direzione Magis, con la nuova seduta Alpina di Edward Barber e Jay Osgerby, oggetto interamente riciclabile ispirato a un modello classico della tradizione del mobile alpino che è stato ottenuto combinando una struttura in massello di frassino certificato FSC con uno schienale stampato ad iniezione in bioplastica derivata da oli da cucina di scarto.

Mentre Cocoon Dining del danese Kevin Hviid per ATBO guarda al modernismo organico degli anni '60 per dar vita a un oggetto iconico che resista allo scorrere del tempo e delle mode.

Infine, la lampada Across dello studio Pio & Tito Toso per Luceplan, oltre a permettere di creare composizioni di aspetto e complessità diverse, presenta una sorgente lineare a LED facilmente smontabile e sostituibile così da favorire la diffusione di nuove abitudini ‘luminose’ in linea con l’economia circolare.

A completamento di una strategia globale di transizione verso modelli di vita più sostenibili che deve includere non solo materiali e grammatiche visive ma anche un nuovo modo del prodotto di entrare nei gesti e nella vita delle persone, nonché di uscirne correttamente.