Mai come oggi il termine “collettività” rappresenta un’urgenza pressante, quella di uscire da un meccanismo viziato che ha visto insediarsi nel mondo del progetto una sorta di star system.
Dopo anni di
autopromozione e di individualismi esasperati, in cui i progettisti sono diventati il brand di se stessi, una nuova generazione di architetti, curatori e designer riporta il
concetto di collettività all’interno del proprio pensiero progettuale e delle pratiche di intervento sociale.
Ed è con grande ottimismo che quelli della mia generazione dovrebbero guardare a queste nuove leve che sono riuscite a trovare nell’esperienza quotidiana della collettività – e nel
superamento delle numerose difficoltà che questa comporta – il loro personale
manifesto, promuovendo critiche, riflessioni e interventi spesso scaturiti dall’attivazione del pensiero laterale, e valorizzando il dialogo e finanche il dissenso.