Sospesa tra trionfi e cadute, bellezza e degrado, armonia e disordine, socialità e sfacelo, Roma è una città ingannevole. Un ritratto contemporaneo a più mani racconta le sue ombre. Ma i motivi per amarla non mancano mai

Una città incredibilmente ingannevole: sembra ciò che non è ed è ciò che non appare. Sembra antichissima e invece è moderna, sembra che non cambi mai e invece in cinquant’anni ha distrutto vestigia di migliaia di anni e ha sconvolto la geografia di mezza regione”. Con queste parole amare Marco D’Eramo, giornalista e scrittore, parla di Roma nel volume dedicato di The Passenger (ed. Iperborea), che celebra la città eterna in occasione del 150esimo anniversario della sua istituzione come capitale d'Italia. 

Non una guida, non una raccolta di racconti, non un’inchiesta ma un ritratto corale e sfaccettato della Roma contemporanea, città dalle mille contraddizioni. Con i suoi quasi 3 milioni di abitanti, più di 2.000 fontane. Una città flagellata da amministrazioni fallimentari, corruzione, criminalità, urbanizzazione selvaggia, abusivismo edilizio. Dove ogni cosa diventa un problema: dal traffico e ai trasporti pubblici, ai turisti che (in era pre-Covid la asserragliavano e controllavano). Una metropoli, insomma, dove la qualità della vita è in continuo peggioramento, una città sull’orlo del collasso.

Eppure Roma è ancora salvabile ma per salvarla bisogna prima di tutto capirla. È questo il messaggio del fotografo Andrea Boccalini e degli altri autori di questo volume. Scrittori, sceneggiatori, intellettuali romani di origine o di adozione che, con amarezza e ironia, con linguaggi, metodi e temi diversissimi, si sono spesi per guardare Roma con occhi e strumenti differenti.

L'indagine

C’è chi, come Marco D’Eramo, la vede come la capitale di un paese allo sbando, bloccata da un’irriformabile macchina burocratica dove, come in tutte le città-museo e le metropoli oggetto di gentrification, mancano gli alloggi a buon mercato per giovani e immigrati. Alla mancata o scellerata pianificazione urbana, ai mostri edilizi e alle periferie romane strumentalizzate da gruppi di estrema destra sono dedicati anche gli interventi di Christian Raimo e Leonardo Bianchi

E poi c’è chi, come lo scrittore Nicola Lagioia, indagando le ombre di un terribile caso di cronaca a cui l’autore ha dedicato il suo ultimo libro La città dei vivi per Einaudi, racconta di una città “in stato di abbandono. Sporca, dissestata, funestata da disservizi di ogni tipo, invasa da topi, gabbiani e altri animali selvatici, spolpata dai palazzinari, esasperata dalla burocrazia, travolta dalla sua endemica corruzione”. Ma forse, ciò che ora affligge Roma può anche rivelarsi una leva per la sua rinascita.

La mappatura

C’è chi, come Keti Lelo, Salvatore Monni e Federico Tomassi, ideatori del progetto #mapparoma e autori del libro Le mappe della disuguaglianza. Una geografia sociale metropolitana (Donzelli Editore), cerca di leggere la città e offrire a cittadini e amministratori uno strumento per interpretarla e migliorarla. Le loro mappe infatti offrono una fotografia su temi che interessano da vicino i cittadini come la densità abitativa, le fasce di reddito, i costi delle case, la distribuzione degli stranieri, la presenza di trasporti, servizi o asili nido. Queste mappe rappresentano quindi le differenze socioeconomiche che caratterizzano i quartieri di Roma e consentono di studiarla e confrontarla ad altre città d’Italia o del mondo.

L'ascolto

C’è anche chi, Roma preferisce ascoltarla come Francesco Pacifico attraverso le parole intime e politiche della crew di trapper Lovegang; o come Letizia Muratori che ascolta i suoni e rumori della città, con i trolley dei turisti che vanno e vengono a tutte le ore del giorno e della notte, gli onnipresenti gabbiani, le cordialità bisbigliate da preti e suore e l’eco di un vociare diffuso, il rumore umano delle conversazioni ad alta voce.

L'amore

Infine, c’è chi, come Matteo Nucci, nonostante il Tevere sia inondato da baracchini, sottomesso alla cronaca nera o glorificato per l’arte di graffiti stranieri, ha ritrovato nel fiume l’anima stessa della città. E chi, come lo scrittore e sceneggiatore Francesco Piccolo, casertano naturalizzato, annoverando 39 spunti per un libro su Roma ammette di non averla ancora capita eppure (o forse proprio per questo) di avere molti motivi per amarla. Perché, come conclude la critica musicale Giulia Cavaliere, Roma è di quelli che ci vivono e non sanno vivere altrove, e di quelli che se non ci vanno ci vogliono andare e quando poi ci sono andati si chiedono chi glielo ha fatto fare!