I social si stanno trasformando e ci stanno trasformando. Ma sappiamo utilizzarli al meglio per restituire la complessità delle situazioni? Come fare ce lo spiega Francesco Oggiano nel suo libro “SociAbility”

Un libro per capire meglio come funzionano i social, e soprattutto come funzioniamo noi dentro i social. Queste le promesse di SociAbility. Come i social stanno cambiando il nostro modo di informarci e fare attivismo scritto da Francesco Oggiano e pubblicato da Piemme.

Com’è cambiato il giornalismo? Perché dilagano conformismo social, fake news e fuck news (quelle che ci fanno imprecare di indignazione)? Perché gli influencer stanno diventando i nuovi punti di riferimento anche su temi sociali, politici e ambientali?

Queste sono solo alcune delle domande a cui risponde in modo ironico ma puntuale, tagliente ma concreto, il libro, che spiega l’evoluzione dei social ma soprattutto snocciola una serie di consigli utilissimi nella vita quotidiana di tutti.

Leggi anche: Star da quarantena, di Francesco Oggiano per Interni Design Journal

Esemplificativo ed esaustivo, ma soprattutto pratico 

Un libro che rispecchia la capacità comunicativa del suo autore Francesco Oggiano, digital journalist, già giornalista analogicoesperto, ora content writer, videomaker, creatore di newsletter e podcast, oltre che volto noto della community di Will Italia.

La sua è una scrittura documentata e precisa, chiara e calibrata che cuce con pazienza, buonsenso ed equilibrio nozioni e opinioni. Nasce così un distillato esemplificativo, esaustivo sferzante e molto pratico di come sono cambiati i social, e noi con loro.

Pare un saggio, ci si aspetterebbe un manuale, ma si legge in modo fluido, come una narrazione romanzesca, non scandita da ‘prima’ e ‘dopo’, dati, fatti e considerazioni. Ci sono tutti, ma si intrecciano a restituire un vero e proprio libro, persino avvincente. Tutto comincia in un bar, ci trovo un mucchio di storie, qualche speranza e pochi giudiziscrive Oggiano.

Leggi anche: Perché amo le newsletter, di Francesco Oggiano per Interni Design Journal

I principali consigli

Ecco alcune dritte su come orientarsi nella valanga di informazioni che quotidianamente riceviamo e su come comportarsi, sui social come nella vita reale, o meglio fisica, perché la vita virtuale è reale. Onlife, la definisce Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dellinformazione all'Università di Oxford.

  • Recuperare il contesto

Teniamo a bada lindignazione, la nostra e quella che quotidianamente dilaga sui social. Contrastiamo l’istinto rabbioso con lapprofondimento. Recuperare sempre il prima e il dopo, il contesto da cui è stato estrapolata la frase o il video sotto accusa prima di esprimere qualsiasi opinione, accusa o giudizio.

  • Consultare almeno tre fonti

Il mantra è quello della giornalista Fiorenza Sarzanini “se hai una fonte è lei che controlla te. Se ne hai dieci, sei tu che controlli loro”..

  • Quando sembra troppo bella per essere vera, non è vera

Essere sempre aperti a un pensiero critico: la realtà è sempre più complessa, stratificata e multisfaccettata di quanto possa apparire.

  • Sentirsi offesi non significa avere ragione

I toni pacati e rispettosi, quelli sì, sono sempre dovuti, da entrambe le parti.

  • Ascoltare la versione dellaccusato

e farlo con la stessa apertura con cui si ascolta laccusatore’, che dovrebbe avere l’onere della prova.

  • Riguardare i propri post degli anni passati

per rendersi conto che tutti hanno scritto e postato cose di cui si vergognano. Non per questo meritiamo, noi come gli altri, di essere linciati.

  • Diffidare dei perfetti

Le persone che veramente cambiano, o hanno cambiato, il mondo non sono mai quelle perfette. I perfetti non sono mai solo perfetti, come gli stronzi non sono mai solo stronzi.

  • Sostituire la cancel culture con la compassion culture

Chiedere la cancellazione di qualcosa o qualcuno preclude la possibilità di evoluzione e di dibattito, a scapito di un appiattimento del pensiero e a una semplificazione sterile della complessità.

  • Coltivare il dubbio

specie quando non ce lavete.

  • Trovare il coraggio

di individuare i veri bulli da tastiera, di condividere il proprio pensiero dissonante, non allineato a quello dominante, di far valere i propri principi, a costo di alienarsi amici virtual e follower.

Conformismo social e vivacità intellettuale

La paura di una censura dal basso. La tentazione di scrivere (o non scrivere) esclusivamente per compiacere il pubblico, per evitare la sua indignazione o conquistare la sua condivisione”.

“Carriere e vite che vengono messe in discussione sulla base di post disallineati (...) o frasi fraintese”.

Il bullismo è sbagliato, a meno che tu non stia bullizzando le persone giuste, in quel caso è molto, molto giusto”. Se indirizziamo un insulto ben scritto, riceviamo anche approvazione sociale”.

E così alcuni sono diventati attivistisenza attività, impegnatisenza impegno, coraggiosisenza rischio. Pronti a difendere la libertà di parola, purché uguale alla nostra”. “Inclusivi sì, ma con chi è già dentro”. “Diversity sì, ma non di opinione”.

Chissà quanta vivacità intellettuale ci stiamo perdendo, soffocata dalla paura che una nostra frase sia presi da mira e diffusa senza contesto sui social”. È questo linterrogativo che emerge con maggior insistenza dai ragionamenti di Francesco Oggiano, pregni di rimandi a esempi concreti, italiani e internazionali, che riguardano personalità dello spettacolo e dello sport come della politica. La risposta porta sempre a due concetti fondamentali: complessità e approfondimento. La soluzione è calare ogni situazione nel suo contesto. E lasciar decantare ogni reazione dimpatto.

 

Meno virtuosi e più fallibili, meno suscettibili e più fattuali

Lo schizofrenico flusso di polemiche, shit-storm, battute e decontestualizzazioninon deve spaventare, deve essere arginato. Per farlo dobbiamo essere meno virtuosi e più fallibili, meno suscettibili e più fattuali.

SociAbility è una sorta di vademecum con le indicazioni su come comportarsi di fronte alle notizie, soprattutto quelle che fanno indignare e strepitare, ma è anche un libro filosofico, un momento di riflessione, per capire come siamo arrivati qui, come si sono evoluti i social e come abitarli, per comprenderne le dinamiche e non cadere in facili tranelli, per orientarsi insomma nel labirinto della Rete. E alla fine non è poi così diverso spolier da come è bene comportarsi in un bar.

 

 

La fotografia può fungere da mediatore tra il mondo reale e quello virtuale? Se sì, questi avatar, rappresentano fedelmente la forma originaria e tangibile?

Nelle immagini che illustrano larticolo, la serie Selfobservationsdi Franziska Ostermann, esposta di recente a Locorotondo, in Puglia, nellambito della mostra Ground Control, indaga la pluralità di identità generabili nel mondo digitale, rendendole visibili in un livello intermedio tra virtualità e realtà. Dirigendo verso se stessa selfie realizzati in passato, Franziska si mette in dialogo con versioni sé del passato che possono incontrarsi solo nello spazio pittorico della fotografia.

Leggi anche: la mostra Ground Control a Locorotondo