Qual è la materia prima dell’artista? Una tela, delle materie plastiche, dei pigmenti? Nel caso di Refik Anadol, 36enne turco, autore di installazioni mozzafiato in tutto il mondo, sono i dati. Immensi, complessi, trilioni di informazioni digitali con cui interagire e immaginare scenari inediti.
Refik Anadol plasma l’infosfera con il machine learning per far dialogare il mondo virtuale con lo spazio fisico. Per lui la tecnologia non è solo performance e possibilità (di fare, realizzare, analizzare) ma soprattutto espressione e creatività (personale ma allo stesso tempo universale). Di questo scarto, tra macchina e uomo, tra numeri e colori, siamo riusciti a chiacchierare con lui grazie alla sua recente visita in Italia dove è presente con due grandi opere: Renaissance Dream al Meet Digital Culture Center di Milano (fino a fine luglio) e Sense of Space alla Biennale di Venezia.
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