Il libro delle case di Andrea Bajani nasce da questa lista, “creata un po’ distrattamente”. “Dopo aver scritto di 35 abitazioni in 500 pagine mi sono accorto di avere per le mani un romanzo”, dice lo scrittore romano ora di stanza a Houston, in Texas, dove è writer in residence presso la Rice University.
Pubblicato a febbraio da Feltrinelli, il libro di Bajani è perfetto per chi ama parlare, discutere e leggere di case, convinto – come siamo tutti noi, amanti del design – che gli spazi e gli oggetti non siano solo una scenografia ma abbiano un ruolo fondamentale nel definire chi siamo e chi diventiamo. I veri protagonisti di questa biografia in 78 brevi capitoli sono infatti gli spazi abitati dal protagonista: un personaggio chiamato Io che si sposta non solo dentro e fuori da essi ma anche avanti e indietro nel tempo, dal 1975 a oggi (compreso un riferimento alla pandemia) compiendo anche uno scatto nel futuro, al 2048 (perché si sa, i luoghi ci sopravvivono sempre).
Per ogni casa, la voce narrante in terza persona sceglie un nome di fantasia, ci dice la città in cui si trova, il tipo di edificio, il piano, ne descrive la disposizione delle stanze, alcuni oggetti e racconta un frammento di vita trascorsa tra quelle mura. E frammento dopo frammento, crea un collage identitario, grazie alle case che tutti noi consideriamo sorde, cieche ma che di noi vedono, sentono e custodiscono tutto.