Giovanni Pasca Raymondi, da tutti chiamato Vanni, se n'è andato lasciando un vuoto nel mondo del design e del suo racconto storico

Docente e critico, consulente per numerose aziende del design italiane e straniere, collaboratore di riviste del settore tra cui INTERNI e curatore di mostre e iniziative culturali, Vanni Pasca ci ha lasciati dopo averci insegnato a leggere la storia del design con occhi nuovi. Individuandola cioè nella sua complessità come un processo storico “multilineare”.

Vanni Pasca, architetto, è stato professore ordinario di Storia del design e teorie del design industriale, insegnando in varie Facoltà pubbliche e private (Facoltà di Architettura di Palermo, Politecnico e IULM di Milano, ISIA di Firenze), unendo alla docenza un’attività critica continua declinata in consulenze strategiche alle aziende del design, in una ricerca culturale dedicata alla curatela di mostre e convegni, e a scrivere libri, e in preziose collaborazioni con riviste di settore (da Casa Vogue a INTERNI solo per citarne due).

Questo intreccio fecondo tra curiosità, conoscenza storica e operatività, osservazione del presente ha definito un metodo di analisi storica di tipo ‘militante’, dove ‘le storie del designdiventavano materia per agire nel presente attraverso scoperte, riletture e riflessioni in grado di delineare una metodologia di tipo complesso.

Così, solo per fare pochi esempi, Vanni Pasca ha riscoperto la tradizione degli artefatti propri della comunità americana degli Shaker (dedicandogli un libro, “La cultura e i mobili degli Shaker” Milano 1984 e una fortunata collezione per Maddalena De Padova). Ha riletto con Lucia Pietroni il ‘caso del designer inglese Christopher Dresser' (1834/1904) indicandolo polemicamente e programmaticamente come “il primo designer industriale”: in aperto contrasto con la tesi di Pevsner che, collocando a margine la figura di Dresser in un percorso di lettura storica di tipo monolineare, vedeva in William Morris il vero protagonista del design dell’Inghilterra investita dalla Rivoluzione Industriale. E ha ‘scoperto’ giovani architetti come Steven Holl pubblicando i suoi primi progetti di interior in Italia (Casa Vogue).

Autore di libri su architetti italiani dal profilo indipendente e personale come Vico Magistretti e Toni Cordero, Vanni Pasca ha sempre rivelato una curiosità spinta verso temi e figure in grado di ‘scardinare’ la linea canonica della storia dell’architettura e del design modernista decise a priori e di stampo ideologico (da Pevsner a Zevi e Benevolo) in cui si indicavano ‘eroi’ e ‘tradimenti’ in un processo di voluta continuità.

Piuttosto lo sforzo interpretativo che troviamo negli scritti di Vanni era quello teso ad arricchire la scena della storia del progetto e della sua critica.

Vanni ci ha insegnato con i suoi racconti, che sempre ci piaceva ascoltare o leggere, che la storia - e soprattutto quella del design - ha un carattere “multilineare”. Una storia capace di unire e confrontare “in una prospettiva capace di coinvolgere una molteplicità di piani, la storia degli oggetti tecnici e delle innovazioni tecnologiche con la storia più generale degli artefatti; quella degli artefatti o sistemi di artefatti prodotti industrialmente con quella degli artefatti comunicativi e informativi; quella degli oggetti anonimi con la storia della cultura del progetto”.

Facendo propria la famosa indicazione di Tafuri-Dal Co “dei molti inizi per le nostre molte storie”, Vanni, ascoltando Le Goff, sostituiva nell’analisi problematica delle tante storie del design “l’idea di genesi, dinamica a quella, passiva, delle origini”.

Il recente “Manuale di storia del Design”, scritto con Domitilla Dardi (Silvana Editore 2019), raccoglie e sintetizza lo sforzo di proporre un nuovo modo di leggere le vicende del design che Vanni Pasca ha condotto in tanti anni di ricerca, confronti e dibattiti, con tutti noi, sempre con generosità e passione.

Il Compasso d’oro ADI alla carriera ricevuto da Vanni Pasca lo scorso settembre ben sintetizza nelle motivazioni della giuria la sua figura: “Rappresenta un anello fondamentale di raccordo tra architettura e design, discipline che nel costante impegno universitario si confrontano e si integrano in una visione che supera il consueto approccio disciplinare, per riconsegnarci anche attraverso la sua ricca opera saggistica una visione complessa di un progetto di modernità civile".