Nicoletta Morozzi, moglie di Andrea Branzi, ha raccontato su Interni il film Mostra in forma di prosa sul lavoro del grande designer e artista proiettato nell’ambito della 23ª Esposizione Internazionale di Triennale di Milano

Spesso Andrea nei suoi testi utilizza la parola imprevedibileAndrea Branzi – mostra in forma di prosa è un progetto imprevedibile.

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Una fuga serena da ogni costrizione di genere, che riesce a far convivere architettura, design, poesia, arte e musica, con gli occhi e il cuore rivolti alla realtà normale, con le sue gioie e le sue tragedie. Senza seguire un percorso temporale o un tema da svolgere con una precisa logica.

Chiaro che il mio giudizio è fieramente di parte, ma come dice Andrea, la verità non la sapremo mai, né ci importa più di tanto di saperla, se non si può parlare di verità, l’autenticità è totale.

La mostra-video-racconto-ritratto offre molte possibilità di lettura, ma quella che mi ha sorpreso di più la fa rientrare dentro alla grande famiglia di modelli che Andrea ha sempre realizzato, a partire dalla sua tesi di laurea a quelli oggi ancora in lavorazione sul suo tavolo.

È nei modelli, oltre che negli oggetti, negli allestimenti o nei libri, che il suo pensiero si forma.

E anche dove lui stesso riconosce il suo pensiero, lo fa crescere, se ne fa sorprendere, trasformandolo se dopo qualche tempo lo trova inadeguato.

Sono modelli significanti, quasi sempre fatti alla fine del processo di progetto, non al suo inizio. Senza curarsi della perfezione formale, devono essere in grado di trasmettere una scintilla capace di attivare riflessioni e altre storie (non necessariamente la sua), innescando un sistema generativo continuo.

È come se non ci fossero mai punti di arrivo, ma tappe che già contengono gli indizi di ciò che accadrà dopo.

Esattamente come nei suoi disegni: linee impeccabili che poi non si congiungono agli angoli, per dare sempre una chance alla libertà e alla crescita. Anche il suo amico Ettore ne era affascinato.

Solo che qui oltre alla carta, alla matita e agli specchi vengono utilizzate le poesie, la musica, i video di YouTube.

Per descrivere invece il metodo con cui la mostra in forma di prosa si è formata, direi che l’esempio più vicino è quello del do-it-yourself del genere più estremo teorizzato da Malcolm McLaren e introdotto con forza in Italia da Lorenza (Branzi, ndr).

Il materiale è stato messo insieme in modo del tutto casalingo, fotocopiando, scegliendo i testi e le immagini, navigando in un archivio immenso (ma quanta roba ha fatto?) e non ben ordinato. Fatta eccezione per il montaggio (per il quale non c’erano gli strumenti adeguati) e, fondamentale, per la lettura dei testi fatta da Alessandro Preziosi.

La scelta di Alessandro è legata all’intenzione di affidarsi ai sensi: il tono della sua voce avrebbe avuto il compito delicatissimo di riempire e compattare lo spazio vuoto del teatro o della sala con cui si sarebbe dovuta confrontare l’opera (ancora non l’abbiamo chiamata mai così, ma in effetti anche questa definizione può entrare tra le altre definizioni improprie: anche l’opera d’arte e l’opera lirica si affidano agli spazi museali e al teatro).

Anche Alessandro è stato travolto dalla passione per questa atmosfera di fatto in casa, ma con grande professionalità è riuscito a esprimere la spontaneità e il tono normale delle storie raccontate.

È anche suo merito se, nel contesto del video, i testi teorici prendono la dimensione di racconti che reggono la scena, ma possono anche essere tranquillamente ascoltati in salotto, in cucina o all’ombra di un albero. Come nella “Realtà normale”, il capitolo conclusivo, l’interpretazione è libera, a disposizione di tutti, non solo della critica accademica.

Basti pensare che, nella ricostruzione a ritroso del progetto, la scelta della musica si è prima focalizzata su Erik Satie, Philip Glass, Jerry Lee Lewis, Jimi Hendrix, per arrivare, come primo riferimento di Andrea, alla canzone Ogni volta di Vasco Rossi, ascoltata in loop per giorni, e concludersi con Emiliano Pepe e Patti Smith.

Testo di Nicoletta Morozzi