Radicale e anticonformista, Patrick Norguet sostiene che il design non può essere una questione di moda: bisogna rieducare i consumatori a riconoscere il valore e la qualità degli oggetti per farli durare

Patrick Norguet ha una visione molto chiara del mestiere del designer: per lui il progettista deve pensare a fare oggetti di grande qualità per poi educare il consumatore a comprenderne il valore. Lo scopo? Creare un legame vero, quasi affettivo, tra persone e oggetti per evitare la cultura insostenibile dell'usa-e-getta.

Lo incontriamo prima a Parigi, nel suo studio in rue de la Bastille, e poi anche a Milano, poiché in Italia, dato il suo affiatamento con i marchi nostrani, ci viene spesso.

Con lo sguardo limpido e il fare deciso di chi sa come devono andare le cose, ci spiega come è cambiato il mondo del design rispetto a quando lui ha cominciato, due decadi fa.

Patrick Norguet racconta anche il suo approccio al mondo del progetto e diventa addirittura radicale quando sostiene che "oggi il design è come un lifting, che viene usato per apparire più giovani. È diventato una questione di status: le persone vogliono avere un interno riconoscibile per affermare la propria posizione sociale, ma il design non è questo e non bisognerebbe comprare il design come lifestyle."

"Il design è qualità, innovazione, materiali, processi e risorse. Secondo me", dice Norguet, "è arrivato il tempo di rieducare i consumatori a questo."

L’anticonformismo creativo

Francese, classe 1969, Patrick Norguet viene chiamato dal gruppo LVMH per l’allestimento delle proprie vetrine quando ha appena terminato l’Ecole National Supérieure de Création Industrielle (ENSCI).

Questo precoce incontro con il mondo della moda – collaborerà poi con diversi marchi del settore – caratterizzerà la sua formazione nella direzione di un lucido anticonformismo creativo.

Per lui, "il lavoro del designer è l’atto di materializzare una visione grazie agli strumenti esistenti: superarli e disattendere le migliori opzioni a disposizione, dall’artigianato alla tecnologia."

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Nel 2000, fonda il proprio studio di progettazione e firma la sua prima sedia, Rainbow, per Cappellini. Da questa prima meteora, nata agli albori del French touch, all’ultima seduta, Sova, presentata quest’anno per il marchio bosniaco Zanat, sono passati oltre due decenni di carriera.

Un design onesto

"Il mio lavoro consiste nel trovare l'equazione che dà a un oggetto un'ancora in una cultura, un'ancora nel tempo", racconta.

"Penso che il buon design sia onesto, discreto e soprattutto durevole".

Da qui deriva la nozione di atemporalità che dovrebbe essere presente in tutti gli oggetti di design, anche per ragioni etiche. "Il nostro non è un gioco", ricorda il progettista francese. "Come designer abbiamo la responsabilità di progettare nuovi prodotti in modo che possano durare nel tempo, non come se fossero oggetti di moda destinati a sparire dopo qualche anno."

La durabilità è senz’altro una delle caratteristiche essenziali che l’oggetto di design deve avere per attestare il proprio valore. Da questo approccio, deriva una ferrea disciplina sui materiali: i progettisti hanno oggi la consapevolezza di dover usare materiai etici e in modo etico.

Che si usi la plastica o il legno, per Patrick Norguet, la sfida del designer è quella di trovare la soluzione ideale per sviluppare il prodotto giusto, magari anche costoso, ma in cui il consumatore possa leggere le caratteristiche innovative e i dettagli curati che gli permettano di cogliere la qualità produttiva che, evidentemente, ne determina il valore e, di conseguenza, il prezzo.

Oggetti sensuali

La sensualità è per Norguet un’altra caratteristica che distingue un buon oggetto.

"La sensualità del prodotto, i suoi dettagli e la sua qualità sono elementi che vengono sempre meno nella contemporaneità, perché siamo abituati a guardare troppo velocemente, a non lasciarci il tempo. Quando si guarda un oggetto su uno schermo, si vede un’immagine", spiega Norguet, "ma le persone hanno bisogno di toccare. In quest’era digitale, si ha sempre più bisogno di usare i sensi per conoscere gli oggetti e capirne il valore."

Da un semplice gioco di linee, dritte o curve, dalla scelta di un tessuto, pelle o venatura che ricorda le rughe del tempo, ogni oggetto che Norguet disegna diventa un corpo, generoso con una fisicità abbondante o rachitico come l’esoscheletro di un telaio.

Sova, per esempio, è una poltrona confortevole caratterizzata da un’elaborata struttura in legno, che ricorda una figura umana in posa per abbracciare chi vi siede. Questa fisicità dei suoi pezzi, li rende sensuali e richiede una chiara sensibilità per entrarvi in contatto.