Immaginate centinaia di sedie assemblate per creare la struttura di un padiglione di rappresentanza nazionale alle Olimpiadi. Finito il periodo dei giochi, le sedie si possono smontare e tornano a essere usate come sedie, per poi, di nuovo, trasformarsi in un’altra installazione.
È un viaggio senza fine quello del progetto di Lendager Group cominciato con la proposta per il Padiglione Danese alle Olimpiadi di Tokyo 2020 e tutt’ora in circolo.
Olimpiadi di Tokyo 2020 e Design Week di Milano 2021
Lo studio di architettura Lendager Group ha disegnato una sedia in puro stile danese, ma completamente realizzata con materiali da riciclo provenienti da scarti industriali e oceanici.
La sedia, grazie uno speciale meccanismo di aggancio, è diventata, poi, il modulo base per creare strutture verticali, da usare a parete come scaffali o vere proprie pareti contenitive di spazi e funzioni. L’idea originaria è nata per il Padiglione Danese alle Olimpiadi di Tokyo 2020 che doveva essere una struttura facile da smontare e riutilizzare.
Le Olimpiadi del 2020, come sappiamo, sono saltate a causa della pandemia e l’idea circolare di Lendager ha dovuto aspettare.
È a settembre del 2021, in occasione del FuoriSalone di Milano, che il progetto di Lendager si è concretizzato nell’installazione promossa dalla Danimarca, nei chiostri del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, per iniziativa della Galleria Rossana Orlandi. L’obiettivo è stato raggiunto: la mostra danese non ha lasciato nessun rifiuto alle spalle e le sedie-mattoni sono tornate a essere delle semplici sedie.
Olimpiadi di Parigi 2024
Dopo la proposta di Tokyo e la Design Week di Milano, le sedie, in realtà, non si sono solo riposate. Oltre mille sedie sono state donate al Roskilde Festival, tra i più importanti festival musicali europei, e quelle disassemblate dai padiglioni, utilizzate per il Bornholm Folkemøde, la Climate Week di New York e una mostra al Design-Museum Danmark.
Quest’anno il progetto ha di nuovo trovato una sede istituzionale trasformandosi nel Denmark Pavilion, sugli Champs Élysées, in occasione delle Olimpiadi di Parigi 2024.
L’iniziativa, sviluppata dal Ministero danese dell'Industria, del Commercio e degli Affari Finanziari e da Visit Denmark, in collaborazione con l'associazione filantropica Realdania, ha dimostrato ancora una volta la versatilità del design che - come ha detto Niklas Nolsøe di Lendager Architects - ha riscritto il dogma secondo cui la forma deve seguire la funzione: la forma, in questo caso, segue invece la disponibilità dei materiali.
Gli interni del Denmark Pavilion, concepiti dallo studio di architettura Briq di Copenhagen, per il periodo delle Olimpiadi hanno svolto il ruolo di centro culturale e luogo d’incontro e sono stati utilizzati, anche, per narrare la storia di questo padiglione circolare in costante evoluzione.
Le sedie alla Fondation Danoise
L’ultima tappa delle sedie, una volta smontate dal padiglione per le Olimpiadi di Parigi, è stata quella di tornare a svolgere la loro funzione originaria alla Fondation Danoise: la casa per gli studenti e i ricercatori danesi a Parigi, attiva dal 1932.
Ma com’è nata la sedia di Lendager? Lo studio, noto per un focus progettuale rispettoso delle risorse, aveva collaborato con i produttori di birra per produrre fusti di birra in plastica, una soluzione che consentiva alla birra di rimanere fresca per 30 giorni, rispetto ai 7 di un fusto tradizionale in alluminio, e che permetteva di creare fusti comprimibili dopo l'uso, quindi più efficaci per la raccolta e il trasporto dei rifiuti.
La fase seguente è stata domandarsi se fosse possibile trovare un modo per riutilizzare i fusti una volta dismessi?
Lo studio ha, così, disegnato una sedia con il telaio portante in legno riciclato e la seduta in plastica, ottenuta dal riciclo in parte dei fusti della birra e in parte dalle reti da pesca.