Da spazio aperto e libero a luogo ingestibile ed economicamente insostenibile
Otto è nato per lasciare a tutti i freelance, gli studenti e le persone con case piccole uno spazio grande, arioso, luminoso e verde, dove poter lavorare in compagnia.
“Dopo poco ci siamo accorti che era un’idea un po’ naïf, impraticabile ed economicamente insostenibile” spiega Roberto Marone, socio e amministratore di Otto.
“Decine, a volte centinaia, di persone entravano per lavorare dalle 10 di mattina fino alle 10 di sera. A un certo punto eravamo letteralmente invasi: la mattina c’era la fila prima di aprire e non c’era davvero più posto per bersi un caffè o una birra.
Succedeva di tutto: gente che si portava il Mac fisso, il pranzo da casa, colle spray, pitture, stampe da plotter grandi come 2 tavoli, e persino stampanti 3D.
A un certo punto sui muri c’erano segnati a penna gli appunti delle call. È tutto accaduto veramente, non sto esagerando. Insomma oTTo non era più un bar, ma una enorme sala pubblica anarchica (e gratuita). Era ingestibile”.