Riuso più che riciclo: il mondo della creatività si è mobilitato contro l’abuse e il misuse della plastica. Ma per cambiare davvero è necessaria un’educazione ambientale fin dalla prima infanzia

* Rossana Orlandi, gallerista e talent scout

Io non sono contro la plastica. La plastica non ha colpe. Il problema sono il suo abuse e misuse: la produzione eccessiva e i comportamenti irrispettosi nei confronti dell’ambiente. Come sempre, il male non è tanto insito nelle cose ma nel modo in cui le usiamo.

Nel caso della plastica, poi, vale la pena ricordare che il suo successo è dovuto a una semplice verità: è un materiale straordinario, con caratteristiche difficilmente sostituibili. La plastica costa poco, dura in eterno, è fondamentale in alcuni ambienti (pensate solo a quello medicale e ospedaliero, da mesi sotto i riflettori). Ma – e il rovescio della medaglia è molto pesante – se non viene adeguatamente smaltita provoca il disastro.

Sono, per carattere, un’interventista: se c’è un problema agisco per trovare una soluzione. Così qualche anno fa mi sono chiesta cosa potessi fare io – con la mia competenza nel campo del design e dell’arte – nei confronti di questo gigantesco problema. La mia risposta è stata chiedere a un gruppo di progettisti di pensare al riuso della plastica per dimostrare che darle una seconda vita è possibile.

Il mio primo progetto si chiamava Senso di Colpa ed è nato per sensibilizzare gli amanti del design (e non solo) al tema del riuso e riciclo della plastica. Volevo trasformare uno scenario da disastro ambientale in opportunità creativa, dando vita ad arredi dal design unico nati convertendo la plastica. Perché – ormai lo sappiamo tutti – riutilizzare è molto meglio che riciclare.

Nel 2019 il progetto è diventato Guiltlessplastic – cioè, questa volta, plastica senza il senso di colpa. In questo caso ho ideato un premio e permesso a creativi di tutto il mondo di cimentarsi nella realizzazione di un progetto che dimostrasse la possibilità di riutilizzare la plastica. Il Ro Plastic Prize ha raccolto più di 300 candidature da 50 Paesi, scovando giovani talenti. Abbiamo anche organizzato un incontro (Ro Ring) e una mostra (Ro Plastic-Master’s Pieces) al Museo della Scienza e delle Tecnica Leonardo da Vinci. L’esposizione di pezzi unici nata sotto il segno del recupero regalava una seconda vita a un materiale che, se non smaltito, è altamente inquinante. Ma che, se ben conosciuto e sfruttato, è capace di sorprendenti applicazioni.

Quest’anno il Ro Guiltnessplastic 2020 voleva alzare il livello della sfida andando oltre il tema principale e affrontando il concetto di economia circolare. Ovviamente la pandemia ha fermato tutto ma proseguiremo cercando di stimolare azioni concrete e il dialogo per cambiare le abitudini e le quotidianità malsane e diffuse.

L’industria sta rispondendo in modo positivo: ma per cambiare davvero è necessaria un’educazione ambientale fin dalla prima infanzia. L’educazione allo sviluppo sostenibile, del resto, tocca tutti gli aspetti della vita e i valori comuni di equità e rispetto per gli altri, per le generazioni future, per la diversità, per l’ambiente, per le risorse della Terra.

 

 

Come diceva Andy Warhol “Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d'arte che si possa desiderare”. Dunque, preserviamola!