2. È il Back to the future del giornalismo
Prima dei social c’era la testata (cartacea) che con tutti i suoi difetti aveva il merito di stabilire un patto col lettore. Si impegnava ogni giorno a dargli la propria visione del mondo, selezionando i fatti e mettendoglieli in un sistema gerarchico. Gli diceva: “Questo fatto è importante, te lo metto a pagina 1”, “Questo è meno importante, te lo metto a pagina 30”, “Quest’altro non ti serve saperlo”. Poi sono arrivati i social e Google News.
Gran parte dei siti hanno abbandonato una gerarchia e si sono trasformati in ‘macchine sforna-url’, nella speranza di intercettare lettori distratti sui social o sui motori di ricerca. Risultato: quel compito di mettere ordine tra le varie notizie è stato appaltato agli algoritmi di Facebook e Google News. Negli ultimi due anni, complici gli stravolgimenti mondiali, i lettori hanno cercato sempre più prodotti che gli rimettessero in fila i fatti, e gli dessero una visione di un pezzo di mondo. Ecco, la vecchia newsletter – assieme al podcast – si è dimostrata uno dei mezzi più affidabili.