In questi mesi piattaforme istituzionali come l’ADI - Associazione per il Disegno Industriale e testate online hanno raccolto progetti per risolvere i tanti ostacoli che l’epidemia pone alla vita di tutti i giorni.
La vitalità di questi contest testimonia le potenzialità di un percorso che si fonda su logiche bottom up, capaci di innescare la risoluzione di problemi attraverso l’incontro fra i progettisti e i loro interlocutori. In tutti questi cantieri il design non è semplicemente risoluzione elegante di problemi complessi. Ma anche e soprattutto ricostruzione di un tessuto connettivo a livello economico e sociale. È riconoscimento della varietà dei bisogni e dei contesti.
Una larga parte dell’economia italiana si fonda sulla capacità di tradurre relazioni e dialoghi in valore economico. Il Made in Italy nel mondo è sinonimo di varietà e personalizzazione. Sarebbe riduttivo, tuttavia, pensare che la posta in gioco sia solo economica.
Un sistema produttivo che dialoga con la domanda, che accetta la sfida di ripensarsi e di riorganizzarsi a partire dalle richieste di interlocutori attivi e consapevoli, contribuisce a rinnovare il valore della coesione sociale. Rimettersi all’ascolto contribuisce a rinsaldare legami e fiducia all’interno del Paese così come a livello internazionale. Il design è un antidoto ai caratteri regressivi che una crisi così dolorosa porta inevitabilmente con sé.