Come si progetta in remoto? Occupandosi del benessere di chi lavora, dice Alice Valsecchi, People Operation Lead da Bending Spoons (la società che durante il lockdown ha creato Immuni)

Quando eravamo in pieno lockdown, Bending Spoons ha progettato Immuni, l’app di tracciamento che avvisa quando si è entrati in contatto con persone con il Covid-19. È un progetto molto discusso, ovviamente, che tocca punti sensibili, e non è questo il luogo dove entrare nel merito delle polemiche. Meglio, invece, concentrarsi su quello che non è stato sottolineato abbastanza quando si parla di Immuni: e cioè il fatto che è nata in un momento in cui nessuno di noi poteva stare nello stesso luogo: è un progetto sviluppato in remoto.

Perché è importante, invece, parlare proprio di questo? Perché dimostra, senza ombra di dubbio, che in Italia si può fare innovazione, e bene, anche da remoto. Perché sfata il mito che vuole la creatività italiana legata allo scambio in presenza. Quella magia che accade solo quando ci si siede intorno a un tavolo e ci si sincronizza su obiettivi di qualità e passione per qualcosa che ancora non esiste. La realtà, invece, è ancora più bella perché tolto il tavolo, rimane la magia. La ragione è chiara e ovvia: il segreto delle dinamiche immaginative sta altrove.

Ne abbiamo parlato con Alice Valsecchi, People Operation Lead presso Bending Spoons.

Come si progetta in smart working?

Smart working si traduce in flessibilità di orari, e di presenza. L’ufficio esiste e ci teniamo che venga vissuto, anche se lavorare in remoto durante il lockdown non ha cambiato la nostra produttività. Questa modalità di lavoro ha più a che fare con la spontaneità del pensiero e la libera circolazione delle informazioni e delle idee che con la presenza. E, forse, lavorare in una tech company in cui l’età media è under 30, ha spostato la bilancia delle priorità sulle scelte autonome, sulla flessibilità, sulla costruzione di un’identità collettiva. Quando ci si sente bene e parte di qualcosa la distanza fisica davvero non conta molto. Non è un caso che, in Bending Spoons, ci definiamo una tribe a partire dal nostro Manifesto (leggi qui). Siamo una tribù che funziona anche a distanza.

Come si mantiene alto il coinvolgimento delle persone?

Le relazioni umane si costruiscono su un terreno solido anche senza la costante presenza fisica. Non è un dettaglio: siamo convinti che per progettare App intelligenti e belle sia fondamentale che ogni singolo individuo si senta rispettato e a proprio agio. Per questo per noi lo smart working è da sempre una realtà. Che vuol dire gente che lavora in totale autonomia e libertà per quanto riguarda tempo e spazio di lavoro grazie a un’organizzazione efficace della comunicazione, spesso asincrona, ma trasparente e aperta a chiunque. È, cioè, il contrario dell’home working forzato, che importa nel mondo domestico gli obblighi, le gerarchie e gli approcci antichi degli uffici tradizionali.

Stiamo facendo i conti con il fatto che il lavoro da scrivania non è più adatto al nostro tempo?

Da Bending Spoons abbiamo rinunciato al micromanagement, al controllo; abbiamo scelto reciprocità e corresponsabilità. La condivisione di valori comuni e di legami forti si costruisce. A partire dal recruiting, durante il quale sondiamo passione e drive. E dall’onboarding, l’inserimento. Mettiamo molta attenzione a progettare momenti in cui ci si incontra fisicamente, non per parlare di lavoro ma per conoscersi meglio.

Durante il lockdown quali sono state le azioni che hanno supportato il team?

Durante il lockdown le proposte di scambio informale – chat, contest, gruppi tematici, momenti one-to-one informali – si sono moltiplicate. A volte con grande successo, altre meno. Ma il clima e la qualità del lavoro, nonostante la richiesta di un alto livello di produttività, non sono stati turbati dall’assenza di contatti fisici. Forse Millenial e Generazione Z conoscono già la distanza e non ne sono particolarmente disturbati. Abbiamo festeggiato un compleanno aziendale con un party kit arrivato via posta. E ognuno di noi ha ricevuto una lettera di ringraziamento quando Bending Spoons è stato dichiarato miglior luogo di lavoro d’Italia. I gesti concreti che asseriscono un legame, un riconoscimento umano, sono fondamentali.

 

Quali sono gli svantaggi dello smart working?

Se messo in atto nel modo giusto, né sul lungo né sul breve periodo ci sono svantaggi. Quando la libertà viene concepita come un farsi carico della reciproca responsabilità, c’è un mutuo scambio vantaggioso per tutti. E ovviamente è molto più comodo.

Riuscite a immaginarvi come una remote company?

Abbiamo una sede a Milano e ci stiamo preparando a traslocare in un nuovo spazio, più grande e, speriamo, ancora migliore del primo. Non siamo una remote company, ma un’azienda che ha nel proprio Dna lo smart working dalla sua fondazione. Siamo nati a Copenhagen una decina di anni fa e, quasi immediatamente l’azienda ha scelto di tornare in Italia, per diverse ragioni, fra le quali la qualità di vita e una sensibilità estetica che cerchiamo di infondere nella tecnologia. Stiamo progettando una nuova sede in cui l’architettura definisce e cadenza i diversi momenti di lavoro, rimanendo però molto informale. Nessuno ha una scrivania, i tavoli sono stati progettati da noi per rispondere alle reali esigenze del nostro modo di lavorare. Niente di personale rimane nella sede: è uno spazio in cui si lavora in grande libertà fisica e dove le necessità trovano soluzioni. Cibo, bevande, luoghi in cui isolarsi e luoghi in cui lavorare in team. Noi vogliamo che i nostri spazi siano frequentati, vissuti. È importante. Ma vogliamo che sia una scelta di cui ognuno si fa carico liberamente. Far star bene le persone è l’unico modo che conosciamo per fare prodotti belli e intelligenti.

Testo raccolto da Elisa Massoni