Inquinare il raziocino della stanza e delle regole
Intenso, spigliato e spregiudicato, lo spirito del libro e della vita della sua autrice, vera o simil-vera (falsificata?), è eviscerato in questi passaggi, urticanti, schietti, veri.
“E in effetti è quello che ho sempre fatto nella mia vita. Ogni volta che mi sono sentita chiusa in una cameretta, dentro un gioco con delle regole, non ho provato a fuggire ma a inquinare il raziocinio della stanza e delle regole. A immaginare cose finte, a dirle, a provocarle, fino a crederci”.
“Nella mia vita non vedo mai il bicchiere mezzo pieno. Nemmeno mezzo vuoto. Lo vedo sempre sul punto di rovesciarsi. Oppure non lo vedo proprio. Non c’è nessun bicchiere. Non c’è niente. Sono di fronte a un tavolino brutto e sopra il nulla. Potrebbe sparire anche il tavolino. Anzi, è già sparito. Non mi resta l’ assenza, ma la perplessità. Scusate, non mi ricordo più. Cos’è che dovevo vedere?”.