I musei del caffè sono case nel mondo di questa preziosa materia prima, oltre che landmark territoriali in grado di connettere culture

Conviviale, familiare e culturale sono solo alcuni degli aggettivi che possono essere associati al caffè. Una bevanda che ha accompagnato la storia italiana dai tempi del Caffè Florian di Venezia, il più antico d’Italia, accompagnando decisioni politiche, scambi culturali e la propagazione delle nuove mode provenienti da ogni angolo del mondo.

Tutta questa storia può forse rimanere solamente scritta o tramandata oralmente?

Certo che no. Per questo sono sorti musei dedicati al caffè in tutt’Italia, ma anche nel mondo. Musei e realtà che sostengono anche eventi internazionali come il Milan Coffee Festival che anche quest’anno porterà nel capoluogo lombardo le eccellenze globali tra laboratori, competizioni e dibattiti. Questi approfondimenti sono occasioni per conoscere un argomento di cui si sa molto meno di quanto si possa pensare.

Ecco perché ci occorre conoscere quali sono i musei da non perdere per comprendere al meglio la cultura del caffè.

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I musei del caffè in Italia: la Nuvola Lavazza

Un modo per vivere in prima persona e toccare con mano l’esperienza che questa bevanda porta con sé dalla sua scoperta e diffusione. Ecco come potrebbero definirsi i musei del caffè, strutture dedicate alle macchine per caffè, alle caffettiere che hanno segnato determinate epoche, ma anche storie di famiglie che hanno lasciato un’impronta nella storia del caffè.

Una prefazione che fa subito pensare alla famiglia Lavazza che con la sua Nuvola a Torino è ormai diventata un punto di riferimento per appassionati e conoscitori del settore. La Nuvola Lavazza è la sede direzionale dell’azienda e conta anche un bistrot, un sito archeologico, una piazza giardino e un museo. Opera di Cino Zucchi è un vero e proprio incubatore di arte e design.

Un ristorante che reca la firma di Dante Ferretti per la scenografia e di Ferran Adrià per la cucina e un centro direzionale pensato per favorire la condivisione in uno stile prettamente moderno dalle forme sinuose.

Il museo al suo interno è un’esperienza sensoriale ad alto impatto tecnologico. Il percorso è stato ideato dallo studio di Ralph Appelbaum volendo mantenere il focus sull’interattività della visita.

Sensori, proiezioni e installazioni per conoscere la storia della famiglia, della produzione del caffè e di tutte le celebri collaborazioni che Lavazza ha instaurato a livello artistico e di design. Il tutto è reso possibile dalla tecnologia Radio Frequency Identification con la quale i visitatori dotati di una speciale tazzina intelligente, possono attivare i contenuti multimediali del museo.

I complessi museali in Italia sono opera delle famiglie storiche

Mentre all’estero si riscontrano esempi di musei dedicati al caffè liberi dai vincoli aziendali, in Italia l’egemonia spetta indiscutibilmente alle famiglie che da sempre sono legate a questo mondo. Basti pensare al MUMAC di Binasco (Milano), il Museo della Macchina per caffè di Cimbali.

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Un progetto di Valerio Cometti e Paolo Balzanelli costruito attorno alle macchine per caffè, ma senza per questo privarsi della propria identità intrinseca. La struttura è sinuosa “come l’abbraccio dell’aroma del caffè caldo versato in tazza”, dicono i progettisti.

I colori esterni richiamano quelli del marchio con il classico Rosso Cimbali che domina in facciata. Il punto focale del percorso museale sono le macchine, per questo l’illuminazione è studiata per dare massimo risalto a quello che è parte fondamentale della storia del design industriale italiano.

Di stampo diverso è il Museo del Caffè Dersut. La realtà di Conegliano ha scelto la via dell’autenticità proponendo il proprio spazio espositivo all’interno dell’edificio storico per dare risalto a quell’archeologia industriale che parte dalla tazzina e arriva fino alla struttura stessa.

Lungo il percorso è possibile imbattersi anche in una serra climatizzata e nel primo esemplare di macchina per caffè espresso a vapore della storia. Un pezzo unico, La Pavoni, risalente al 1905 e oggi al centro della visita di questo edificio un tempo bachificio e oggi esposizione permanente.

Come viene vissuto il caffè nel mondo

Il lato culturale del caffè nel mondo ha un approccio differente rispetto a quanto siamo abituati a vedere in Italia. Al di là del valore all’interno della società e della comunità, varia anche il modo di celebrarlo e preservarne la memoria storica all’interno dei musei. All’estero il caffè è simbolo nazionale non solamente aziendale.

Il caso del World Coffee Museum di Buon Ma Thuot in Vietnam testimonia questa teoria. Seppur voluto da una multinazionale locale, nei suoi 10mila metri quadrati d’esposizione fa rivivere la storia legata al caffè dell'intera nazione. La prima curatrice Chiara Isadora Artico afferma di voler “raccontare le origini del caffè in quanto tappa fondamentale della crescita umana”.

L’architettura è un tuffo nella tradizione locale con gallerie che richiamano le abitazioni dell’etnia Ede in pietra e tetti in paglia spioventi. Dalla vista aerea si vedono le forme sinuose degli edifici che hanno i caratteristici “touch points” necessari per i collegamenti interni. Oggi è un simbolo vietnamita sia dal punto di vista architettonico che culturale.

Doveroso un salto in Brasile, a Santos, per citare uno splendido esempio di architettura conservativa con il Museo do Café. Un edificio progettato nel 1920 da Jules Mosbeux ed Ernest Chaneux, con una manodopera prevalentemente italiana, che aveva fin dalle origini il compito di registrare gli scambi e le classificazioni legate al mondo del caffè.

Lo stile rispecchia l’eclettismo dell’epoca e gli spazi non sono stati modificati per adattarsi alle esigenze museali, ma bensì dialogano con loro accompagnando il visitatore nei tre piani adibiti a mostre temporanee e permanenti. Il mondo del caffè aiuta anche ad abbattere le barriere.

Lo testimoniano i gemellaggi che lo stesso Museo do Cafè ha intrapreso con il MUMAC di Binasco e con il nuovo Museo del Caffè di Dubai, tutti espliciti casi in cui il design va oltre al chicco.