La nuova mobilità sostenibile non è solo una sfida tecnologica ma anche culturale. E ha molto a che vedere con il modo in cui progettiamo e abitiamo le nostre città

C’è una parola inglese che arriva dall’Italia ed esprime il senso della mobilità nel futuro prossimo. È Movability: Jeffrey Schnapp, designer e umanista, responsabile del Meta Lab di Harvard e chief visionary officer di Piaggio Fast Forward, racconta di avere trovato questo termine negli archivi Piaggio: “Risale al tempo in cui si stava ripensando la cultura della mobilità leggera iniziata poi con la Vespa. Movability può essere la cifra del nostro nuovo modo di muoverci nelle città del XXI secolo, quando la dimensione più diffusa sarà da un lato la micromobilità, e dunque il camminare, a fianco di quella ad altissima velocità”.

La mobilità, secondo Schnapp, non è una sfera in cui le soluzioni tecniche possano vivere per conto proprio, “perché tocca i valori più profondi della nostra società e del senso di comunità. Per questo la Movability è una sorta di visione di società ideale che vogliamo costruire, una dimensione che rappresenta un grande spazio di innovazione”.

In questa visione, non c’è mobilità fisica senza quella sociale, come spiega Federico Bomba, presidente di Sineglossa, l’associazione bolognese che coordina il progetto AI4FUTURE, un network internazionale costituito con il Meet a Milano, Espronceda a Barcellona, V2 a Rotterdam e Sardegna Teatro a Cagliari. “AI4FUTURE è un progetto pilota in cui artisti che lavorano con l’intelligenza artificiale sono chiamati a collaborare con giovani attivisti, pubbliche amministrazioni, centri di ricerca, imprese e mondo del non-profit come in una corte rinascimentale, per realizzare installazioni che sappiano dialogare con gli abitanti attraverso i dati e che rendano più immediato il lavoro di advocacy che molti giovani in tutta Europa stanno portando avanti, nonostante le situazioni avverse, rispetto ad alcune fondamentali sfide globali”.

Proprio la mobilità è stato il tema scelto quest’anno per AI4FUTURE, partendo nientemeno che da Leonardo, secondo il quale ‘Il moto è causa di ogni vita’: "Lo abbiamo imparato bene in questo ultimo anno, in cui gli spostamenti sono stati fortemente limitati e il virtuale è diventato per molti il vero spazio di spostamento, incontro, relazione. Siamo abituati a pensare la mobilità in termini di trasporti fisici, che si tratti degli spostamenti per andare ogni giorno al lavoro o di quelli che spingono i migranti sui gommoni alla ricerca di una vita migliore. Si è parlato e tanto si continua a parlare di sostenibilità, di tecnologie innovative legate alla mobilità e alla transizione ecologica. Si capisce, dunque, che non si tratta più solo di chiedere agli ingegneri e agli economisti di indicarci la strada da percorrere per un progresso che stava dando da anni seri sintomi di fallimento, ma per alcuni sembrava inarrestabile, piuttosto di coinvolgere un gruppo più esteso di stakeholder per ripensare radicalmente che cosa significhi mobilità, includendo quella sociale e lavorativa, la mobilità del nostro corpo rimasto per così tanto tempo fermo nelle case e che rischiamo di trascurare, ma anche la mobilità dei capitali che, a dispetto di questa grande immobilità collettiva, hanno continuato a viaggiare a ritmi sfrenati, soprattutto nel settore del digitale”.

Per dirla con Schnapp, “noi abbiamo la tendenza a pensare che la mobilità sia una questione tecnica, pratica o funzionale. In realtà la mobilità è il disegno delle nostre città, è tutto ciò che condiziona e segna il carattere della cultura a cui apparteniamo, per cui un mutamento di questo tipo è un mutamento di fondo nel modo in cui le persone interagiscono con le loro città e con i loro quartieri. In questo mondo di iper-connettività che caratterizza il presente ci sono controtendenze che rafforzano il nostro rapporto con quello che ci circonda in modo più immediato, e la crescita della micro-mobilità fa parte di questa trasformazione che è in corso. Ci stiamo avvicinando a una fase in cui l’automobile diventa solo un elemento in una specie di ecologia della mobilità dove non sarà più il protagonista”.