Di che cosa parliamo quando parliamo di metaverso. O di Nft, di blockchain e del loro rapporto con il design. C’era grande curiosità, all’ultimo FuoriSalone, di vedere come alcune parole chiave di questi due anni avrebbero sciolto il loro principio attivo tra le installazioni milanesi. I ventiquattro mesi precedenti avevano generato un dizionario nuovo e, con questo, il bisogno di alfabetizzare il pubblico e gli addetti ai lavori più riottosi all’innovazione digitale. Da un lato il progetto come lo conosciamo, dall’altra una serie di mondi futuribili popolati da pionieri alle prese con algoritmi e intelligenze artificiali. In mezzo, una serie di creativi pronti a raccogliere le suggestioni digitali più avanzate e a restituirle sotto forma di un’estetica ammiccante, una sorta di instagrammabilità reloaded che cavalca l’onda del metaverso, come nel caso di Hommés Studio, che ha trasformato il museo Bagatti Valsecchi in una Chromatik House cangiante e stratificata, un viaggio tra opere e arredi ispirati a epoche e a stili diversi.
Spettacolarità e didattica
I progetti più interessanti di giugno sono stati quelli delle avanguardie che hanno deciso di rimboccarsi le maniche, riavvolgere il nastro e provare a imbarcare il grande pubblico proponendo opere che, senza rinunciare all’effetto meraviglia, avessero anche una funzione didascalica. Piccole e grandi operazioni di sintesi che univano spettacolarità e didattica, da attraversare come un immaginifico viadotto proiettato verso il futuro, per uscirne un po’ più preparati e pronti a saltare sul treno della tecnologia. Per dirla con Arturo Tedeschi, “l’ultimo anno è stato quello in cui l’acronimo Nft è finito sulla bocca di tutti, ma in quanti saprebbero spiegare bene di che cosa si tratta?”.
Un'esperienza pratica
Architetto e designer computazionale, all’attivo collaborazioni con Zaha Hadid Architects e Ross Lovegrove, Tedeschi è stato tra i protagonisti dell’ultimo FuoriSalone con l’installazione Gateway, pensata proprio per puntare un faro e fare chiarezza sulle potenzialità di una materia in continuo divenire come quella dei non fungible tokens. I suoi obiettivi erano due, racconta: “Spiegare nel modo più chiaro possibile di che cosa parliamo quando parliamo di Nft, e farlo proponendo un’esperienza pratica. Ma anche sfatare qualche luogo comune negativo sulla blockchain, che il più delle volte è raccontata dai media con diverse, forse troppe, note amare”.
Proprietà digitale
A Gateway, allestita in uno spazio di Palazzo Bandello, si poteva scaricare un Nft sul proprio smartphone semplicemente puntando l’apparecchio sul QR Code dell’installazione: una app permetteva di scegliere uno dei quadrati proiettati in 3D sulla parete come in una specie di Tetris tridimensionale e di portarselo a casa virtualmente, sotto forma di certificato di proprietà digitale, esattamente nello stesso modo - ma gratis, in questo caso - in cui ogni giorno sono vendute a prezzi da capogiro opere di cripto arte o spazi urbani virtuali. Il luogo comune da sfatare, invece, era quello sull’impatto ambientale della blockchain, uno degli argomenti prediletti dai tecno-scettici: “È vero”, spiega Tedeschi, “che la maggior parte delle blockchain è energivora, ma la ricerca in questo campo ha portato anche alla nascita di piattaforme dai bassi consumi. Una di queste è Tezos, usata proprio per Gateway”.
Fare luce sul futuro
Accendere la torcia in quello che in molti vedono come un tunnel oscuro, fare luce sul futuro è stato anche l’obiettivo del Meet Digital Culture Center attraverso Tomorrow Living. La docu-serie a cura di Huawei Milan Aesthetic Research Center ha dato la parola a trenta tra architetti e designer internazionali chiedendo loro come è, come sarà o come dovrebbe essere l’incontro di design e cultura digitale. Spiega Maria Grazia Mattei, presidente e fondatrice del centro: “Sono stati mesi in cui parole come metaverso hanno generato un’attenzione fortissima. Poi, però, l’hype scompare, mentre l’innovazione continua a viaggiare velocissima fino al picco di popolarità successivo. Alle istituzioni culturali spetta tenere alta questa attenzione, attraverso contenuti che esplorino tutte le possibilità e facciano chiarezza”. In quest’ottica, le trenta interviste di Tomorrow Living, accompagnate dall’installazione immersiva The Global Home di Space Popular, erano l’incoraggiamento a salire, senza paure e ritrosie, sul carro di una tecnologia destinata a portarci in un mondo mixed-reality.
Architettura e Intelligenza Artificiale
Così, nelle parole di Carlo Ratti, “l’intelligenza artificiale sta rendendo i nostri edifici, ma anche le nostre città e i nostri oggetti, sempre più simili al mondo naturale, qualcosa che reagisce dinamicamente. Oggi, con la tecnologia, con i sensori e l’AI, la pelle dell’architettura può iniziare a risponderci in modo nuovo, molto più fluido”. Mentre per la digital artist Krista Kim e il padre dei meditation robot multisensoriali Nicholas Henchoz, grazie al digitale gli ambienti diventano rifugi per il benessere del corpo e della mente: “Introduciamo luci e opere che fanno star bene, che non servono a sovrastimolarci, ma, al contrario, calmano la mente e abbassano il ritmo del respiro. Si tratta di rilassamento visivo e di usare i colori come strumenti per guarire”. Il futuro è già qui, bisogna soltanto imparare ad aprirgli la porta.