Con la parola tinkering si indicano quegli approcci didattici in cui la sperimentazione, la creatività e l’indagine di gruppo portano alla costruzione di qualcosa di analogico. Per molti, questa è l’ultima frontiera dell’educazione informale, multi-disciplinare che, se applicata nell’area della sperimentazione sui materiali, può portare a risultati decisamente interessanti.
Come quelli ottenuti dal Politecnico di Milano che, da qualche anno, ha un’area di ricerca dedicata ai DIY-Materials: il Materials Design for Transitions Lab fondato e coordinato da Valentina Rognoli.
Ci lavorano sperimentatori curiosi, inventori di materiali DIY, che usano per le loro esplorazioni ingredienti e strumenti quasi casalinghi.
Sono giovani che fanno ricerca sugli infiniti modi di trasformare lo scarto e i composti organici per arrivare a formulare nuove proposte per materiali da utilizzare in contesti progettuali, con idee e obiettivi legati alla sostenibilità.
I risultati, si diceva, sono promettenti, soprattutto dal punto di vista del modello di lavoro.
Da un lato perché supporta la presa in carico della ricerca sui materiali da parte del designer, una prassi innovativa, che porta nuove energie nel dialogo tra materia e progetto. E, dall’altro, perché è interdisciplinare a 360°, includendo nel processo competenze ingegneristiche, biologiche, chimiche.
Material experience: consapevolezza del materiale
Valentina Rognoli, professore associato del Dipartimento di Design del Politecnico di Milano, è stata una delle iniziatrici del cambio di rotta e dell’incursione in un ambito che fino a pochi anni fa era squisitamente ingegneristico.
Insieme a Elvin Karana, professoressa di TU Delft in Olanda, ha diffuso il concetto della esperienza materica grazie al Materials Experience Lab, un gruppo di ricerca condiviso tra le due università e una piattaforma per la condivisione del sapere, all’interno e all’esterno degli atenei.
Il punto di partenza è il materiale, considerato per le sue proprietà tecniche ma anche per sensoriali, oltre che per i suoi significati, per le emozioni che è in grado di trasmettere ed evocare nonché per le sue prestazioni evidenti e sottintese.
“Il materiale può diventare la porta di accesso privilegiata a una consapevolezza progettuale diversa che lo considera come il punto di partenza del processo di design”, spiega Valentina Rognoli. “Grazie alla sua forza espressiva dirompente che dialoga con l’artefatto, la materia è un elemento fondamentale, come viene più volte dimostrato da alcuni esempi del design italiano”.
Le aziende sono state spesso uno strumento di mediazione nell’introduzione di innovazioni tecnologiche. Imprese e laboratori sono gli spazi in cui design e ricerca ingegneristica si incontravano per la prima volta e cominciavano a dialogare.
Tinkering innovation: no waste a partire dalla cucina di casa
Con l’avvento della cultura maker anche gli aspetti più sperimentali della ricerca sui materiali sono rientrati nel focus dei progettisti, favorendo un’ibridazione tra design, biologia, scienza dei materiali e ingegneria.
Non è un caso che una delle poche aziende che ha trasformato un materiale mycelium-based in un prodotto distribuito sul mercato sia nata dalla caparbietà di Maurizio Montalti (qui la sua storia e qui le ultime novità sulla sua tech holding), un ingegnere che ha studiato alla Design Academy Eindhoven.
“Recentemente” spiega Valentina Rognoli, “i designer hanno cominciato a progettare e modificare i materiali, soprattutto partendo da un pensiero di sostenibilità.
Quelli che erano semplici utilizzatori sono diventati creatori e attori centrali del progresso progettuale e industriale dei nuovi materiali che potrebbero contribuire alla transizione sostenibile che il genere umano deve compiere per sopravvivere”.
Tinkering per la ricerca e la sperimentazione
La parte Tinkering portata avanti in contesto accademico ha un'importante funzione di empowerment.
Il designer che si avvicina con un atteggiamento fattivo all’idea di poter 'gestire' delle modalità di sperimentazione e di azione collaborativa con una chimica elementare e ingredienti comuni, è il designer che osserva con uno sguardo completamente diverso la relazione con la materia.
È così che ricerca e sperimentazione convergono, fondendo conoscenze diverse per generare nuovi materiali e nuovi modi di pensare.
La tassonomia dei DIY Material
Il Material Tinkering parte da una ricerca creativa individuale o collettiva di nuovi materiali, utilizzando formule simili a ricette culinarie, creando così materiali DIY.
Il gruppo di ricerca della professoressa Rognoli, presso il Politecnico di Milano, ha utilizzato questi approcci e ha generato, grazie alla ricerca di Camilo Ayala Garcia, una tassonomia ispirata a quella ottocentesca di Linneo, dividendoli per origine: animale, minerale, vegetale.
Oltre a due nuove categorie: recupero e ibridazione con la tecnologia.
La matrice biologica dei nuovi materiali
Il risultato di questa operazione di categorizzazione è sorprendente: ogni materiale è descritto per le sue caratteristiche percettive e sensoriali, i suoi ingredienti, il processo di fabbricazione.
Spiega Valentina Rognoli: “Le risorse da cui nascono le sperimentazioni materiche oggi hanno anche una matrice biologica. La scienza dei materiali converge nella biologia, nella microbiologia e si ispira alla botanica”.
I materiali si chiamano Residual, Recitex, Hexapa. Ad esempio, leggendo le loro schede si scopre che il cartone delle uova è un ottimo catalizzatore per i residui dei gusci e se opportunamente mescolato dà vita a una superficie ignifuga.
Oltre i materiali DIY
Il gruppo di ricerca della professoressa Rognoli al Politecnico di Milano è un orientato al design, ma collabora anche con altri dipartimenti dell’Ateneo, come quello di Ingegneria dei Materiali.
A loro volta, i ricercatori non studiano solo nell'ambiente accademico, ma anche nei laboratori di ricerca e sviluppo dei materiali o nelle aziende dove la pratica diventa più tangibile.
A partire dagli ultimi anni e dall'attuale contesto generale, la ricerca di questo gruppo ha messo al centro i temi della sostenibilità ed è oggi caratterizzata non solo dallo sviluppo di materiali nuovi e alternativi, ma anche dalla capacità di proporre percorsi verso la sostenibilità attraverso la ricerca e la pratica del design dei materiali.