*Gian Paolo Venier, interior designer
Amo gli oggetti di un amore quasi bulimico: raccolgo, conservo, vivo in simbiosi con le cose. Allo stesso tempo, però, quando mi trovo di fronte all’esubero sento aria di miseria. Sembra un’incongruenza ma non lo è. Perché la differenza, come spesso accade nelle questioni importanti della vita, non sta nel cosa ma nel come si fa qualcosa. Quello che mi muove nei miei accumuli, infatti, non è l’atto dell’acquisto, né il divertimento dello shopping, ma il desiderio di proteggere gli oggetti che valgono – quelli che portano in sé bellezza – dalla malasorte. Cioè dal cadere in mani inconsapevoli.
Lusso e accumulo
C’è un’enorme differenza tra questo istinto di protezione e la brama del possesso. La voglia di proteggere è infatti intima, si nutre della ricerca e della scoperta di sé, mentre quella di possedere ci vede vittime di spinte esterne che ci portano a sovrastimare i bisogni, giocando con il nostro desiderio di definirci per quello che abbiamo più che per ciò che siamo, facendo leva sulla mancanza di pensiero autonomo e di identità.
Il risultato è la gadgettizzazione dell’esistenza: quell’avere tanto, tantissimo, con una totale mancanza di misura. Che, davvero, è lontanissima dall’essenza del lusso.
Senso della misura, lusso e design
Cos’è allora il lusso? Il lusso è una deroga dalla reale necessità (da qui il suo apparente essere superfluo) che però non diventa esubero sterile perché nasce dalla comprensione intima delle cose.
In questo senso, non c’è lusso senza misura, cioè senza la capacità di identificare contesto e necessità, senza una vera comprensione di noi stessi, di quello che ci sta intorno e di ciò che ci sta succedendo.
La misura è quindi design in senso allargato: è il saper progettare la propria vita in relazione a oggetti, spazi, esperienze con una giustezza che viene dalla conoscenza di sé e di quanto sta fuori da sé.
Il lusso ha bisogno di conoscenza
Senza conoscenza non esiste quindi un vero lusso ma solo un mercato del lusso.
Anche la conoscenza è un lusso, si potrebbe dire. Un po’ è vero. Ma è un lusso alla portata di tutti perché viene dallo studio e dalla capacità di considerare quello che ci succede, dalle esperienze e alle relazioni, come un’opportunità per conoscere e aprirsi.
La diffusione del lusso
Se fossimo tutti affamati di sapere, un certo tipo di lusso sguaiato, impertinente e tossico non esisterebbe più. Per eliminarlo servirebbe educare il pubblico a cogliere il senso vero delle cose, il loro valore: che non si comunica con un’immagine glamour o con costruzioni pubblicitarie che alimentano sogni di possesso ma raccontando storie: vere, intense, umane. Racconti che ci aiutino a vedere dietro e dentro le cose per coglierne il valore sincero. E, allora, la nostra bulimia – se ci sarà ancora – sarà solo e soltanto amore e non più possesso.
In apertura, art direction e styling di Gian Paolo Venier per uno shooting di Airnova Design.