Era gremita di persone ieri 4 novembre l’aula magna Carlo de Carli del Campus Bovisa, dove il professor Francesco Zurlo, Preside della Scuola di Design del Politecnico di Milano, ha conferito la Laurea Magistrale Honoris Causa in Interior and Spatial Design della Scuola di Design del Politecnico di Milano a Gilda Bojardi, direttore di Interni.
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“Gilda Bojardi ha contribuito a dare al design un ruolo centrale nel sistema Paese e a creare un dialogo virtuoso fra una dimensione colta e sperimentale nel progetto e un pragmatismo che si relaziona alle radici più significative della produzione, della distribuzione e della comunicazione del design di matrice italiana in tutte le sue declinazioni e aspetti”, ha detto il Professor Francesco Scullica, Coordinatore del Consiglio di corso di studio in Interior and Spatial Design, leggendo le motivazioni che hanno portato all’assegnazione del titolo al direttore di Interni.
La formazione
Nata a Fiorenzuola d’Arda, in provincia di Piacenza, ultima di cinque figli, Gilda Bojardi arriva a Milano negli anni ’70 per studiare Giurisprudenza all’Università Statale. Entrata a far pratica in uno degli studi legali più prestigiosi e noti in città, ben presto intuisce che quello dell’avvocato non sarebbe stata la sua professione.
“Conseguita la laurea magistrale, lo sbocco naturale per la mia carriera avrebbe dovuto essere quello di avvocato”, ha ricordato il direttore di Interni nella sua Lectio Magistralis.
“Ci provai entrando a fare pratica nello studio legale del prof. Mario Casella, uno dei più importanti e noti studi di Milano. Ben presto mi resi conto che non ero portata per quel lavoro. Avevo bisogno di altri stimoli. A Milano fui aiutata dalla mia curiosità, da una giovanile incoscienza e quindi da una certa capacità di mettermi in gioco. Un consiglio che mi piace dare ai giovani è ‘siate curiosi’. Io lo sono stata e sono stata ripagata da incontri eccezionali”.
Dall’avvocatura all’editoria
Agli esordi, grazie ad alcuni giovani amici freschi di laurea in architettura, Gilda Bojardi conosce l’architetto Ippolito Calvi di Bergolo e l’artista Paolo Scheggi: insieme stavano esplorando la possibilità di realizzare la rivista IN Argomenti e Immagini di design, un progetto interdisciplinare in cui si scriveva di arte, architettura, design, teatro, e che aveva tra i suoi collaboratori figure come Ugo la Pietra, Andrea Branzi (Archizoom) Adolfo Natalini (Superstudio), Ettore Sottsass, Alessandro Mendini Gillo Dorfles, Franco Quadri, Achille Bonito Oliva.
Quando Paolo Scheggi le chiede di entrare nel gruppo come segretaria di redazione, Gilda Bojardi non esita: abbandona l’avvocatura e inizia la sua carriera nell’editoria.
Bastano un paio di numeri per trasformala in redattrice. “Mi piaceva incontrare gli architetti, visitare i loro studi: da Ettore Sottsass e Nanda Vigo a Milano, da Adolfo Natalini, Andrea Branzi e Lapo Binazzi a Firenze”, dice.
La rivista dura 9 numeri e, finita l’esperienza, Ernesto Gismondi suggerisce il nome di Gilda Bojardi a Sergio Mazza, all’epoca direttore di Ottagono con Giuliana Gramigna, che la coinvolge per un numero speciale. La collaborazione fu breve, ma dà a Gilda la possibilità di conoscere tutti gli architetti che collaboravano con le aziende di Ottagono che supportavano la rivista.
Dopo Ottagono, Gilda Bojardi entra nell’Agenzia di comunicazione e pubblicità Al.Sa, fondata da Gianni Sassi e Sergio Albergoni, nota per le campagne pubblicitarie molto innovative.
Dall’editoria alla carriera in azienda (e ritorno)
Il passaggio successivo è in Artemide, dove Gilda Bojardi resta tre anni durante i quali conosce anche i grandi fotografi, a partire da Aldo Ballo e i giovani fotografi allievi dello studio Ballo e Ballo e lavorare a stretto contatto con G&R Associati, i bravissimi professionisti dell’ufficio grafico di Artemide.
Ma quando gli stessi amici architetti che l’avevano introdotta nel circuito di Scheggi e Calvi di Bergolo le propongono di raggiungerli a Città del Messico per una nuova opportunità, lei non esita. E fa una nuova esperienza nella loro azienda che realizzava arredi per case e discoteche nella capitale messicana.
Gilda resta a Città del Messico un anno e poi approda in Electa.
“Era settembre e c’era il Salone del Mobile”, ha ricordato nella Lectio Magistralis. “Feci un giro e ripresi i contatti interrotti. In quell'occasione: mi chiamò Dorothea Balluff proponendomi di fare la promozione della rivista Interni (allora diretta da Bruno Alfieri) riacquistata da Electa insieme a Casabella e a Ville e Giardini. Fu così che entrai nell’orbita degli allora proprietari di Electa, Filippo Vitta Zelman e Giorgio Fantoni, e a lavorare con Interni come promoter (a cui poi si sarebbero aggiunte anche Casabella e Ville e Giardini) fino a diventare direttore commerciale e direttore editoriale nel 1994”.
L’invenzione del FuoriSalone
Nel 1990, Gilda Bojardi inventa quello che oggi è conosciuto come il FuoriSalone: un modello basato su un riuscito mix di performance, installazioni, mostre ed espressioni sperimentali, che con gli anni è diventato parte integrante di un riconosciuto processo di formazione didattica e progettuale.
Un fenomeno che Interni ha esportato in tutto il mondo e che la rivista ha celebrato l’anno scorso, in occasione dei 30 anni dalla prima kermesse, con un volume edito da Electa (XXX-Y 30 anni di FuoriSalone /1990-2020 Milano Design Stories – leggi l’editoriale qui).
“Nel 1990”, ha spiegato Gilda Bojardi, “decisi di colmare il vuoto lasciato dall’edizione settembrina del Salone del Mobile, spostato ad aprile dell’anno successivo in sostituzione della Fiera di Milano coordinando l'organizzazione di presentazioni e la comunicazione di oltre 100 luoghi rappresentativi del design tra gallerie, showroom e negozi di arredamento.
“In questa occasione sono nate la prima Interni Milano Designer’s Week e la Guida che ancora oggi rappresenta uno strumento insostituibile di orientamento per il pubblico del FuoriSalone”.
La direzione di Interni
Nel 1994, Gilda Bojardi diventa direttore responsabile di Interni, la prima rivista italiana di interior design, fondata nel 1954: sotto la sua direzione, la testata si evolve in un sistema di pubblicazioni e diventa uno dei maggiori network internazionali di comunicazione del design e dell’architettura, affiancato anche da una piattaforma multimediale che si avvale del sito web (www.internimagazine.it) e dei social networks (Twitter, Facebook, Instagram).
I riconoscimenti
La Laurea Magistrale ad honorem della Scuola del Design del Politecnico di Milano si aggiunge ad altri riconoscimenti che il direttore di Interni ha ricevuto, tra cui: quello di Officier des Arts et des Lettres assegnato dal Ministère de la Culture de France (2005), l’Ambrogino d’Oro dal Comune di Milano nel 2007 (per l’ideazione del FuoriSalone), il XXVI Compasso d’Oro alla Carriera nel 2020.
Michele De Lucchi: Gilda Bojardi è una progettista!
Nella sua Laudatio pronunciata ieri sera in occasione del conferimento della Laurea ad honorem, Michele De Lucchi ha detto:
“Gilda continuamente inventa pubblicazioni, manifestazioni, mostre, attività. Progetta ponti tra il mondo politico, le imprese di produzione e i designer fantasiosi. Costruisce relazioni con altri stati, portando i designer stranieri in Italia e gli italiani nel mondo. Mette in contatto persone e culture diverse. Spinge a progettare cose inedite, fuori dalle logiche del mercato.
“L’istinto da producer è il suo dáimōn. Il risultato è un mix esplosivo che continua a generare i suoi effetti.
“Posso ben dire: Gilda è una progettista! È questa la vera ragione per cui merita la Laurea Honoris Causa in Interior and Spatial Design. Perché il designer è un progettista, un professionista che vede lontano, che ha in mente un’idea del futuro, che ragiona con una serie di technicalities, ma anche di emotività e di sensibilità che gli permettono di raggiungere degli obiettivi sia di prodotto e servizi, che di comportamenti e mentalità.
“L’obiettivo di Gilda è creare fertilità. Sollecitare le menti, dare ai creativi e alle aziende l’impulso iniziale affinché le cose succedano".
“Gilda ha attivato l’idea che ad ogni Salone del Mobile con il FuoriSalone si deve arrivare con un messaggio nuovo. Nelle altre fiere del mondo devi presentare un prodotto nuovo, a Milano devi presentare un senso in più, essere un pensatore del mondo di oggi”.