Shift Craft è la mostra itinerante del Korean Design and Craft Foundation che sposta i confini dell’artigianato verso l’arte e il design

In Corea gli oggetti e le opere d’arte sono definiti dalla relazione con il tempo e con lo spazio più che dalla forma e dalla funzione.

Un cambio di prospettiva che sintetizza l’undicesima mostra della Korean Design & Craft Foundation durante il FuoriSalone 2023.

Shift Craft risponde a un bisogno onesto di esplorare l’artigianato coreano nelle sue espressioni contemporanee fra tradizione e modernità. Il lavoro di 20 artisti/designer/artigiani è approdato a Milano in un allestimento semplice, che denuda gli oggetti di qualsiasi contorno scenografico per far sì che l’attenzione si concentri sulla presenza, evidente e dichiarata, a volte provocatoria, della persona dietro all’oggetto.

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Un lavoro curatoriale per rispondere a una domanda

A distanza di qualche settimana non è difficile dire che Shift Craft è stato uno degli eventi più significativi e interessanti del FuoriSalone. Fra le tante mostre, è stata una di quelle in cui l’intervento curatoriale ha portato alla luce un pensiero preciso, che riguarda la permeabilità fra ricerca, arte e progetto nel contesto artigianale.

Lo ha fatto enunciando i temi di un sistema culturale differente, senza timore di semplificare concetti complessi per una maggiore leggibilità.

Infine sembra quasi che la mostra, nel suo essere francamente istituzionale, sia innanzitutto un lavoro compiuto a favore della cultura coreana in sé, senza grandi fini promozionali.

L’artigianato come spazio ibrido fra arte e design

È emerso un fatto incontestabile che sperimentiamo anche a queste latitudini. L’artigianato sta cambiando, sta shiftando per dirla in termini pop.

Da sempre in bilico fra oggetto d’uso e arte, fra cultura collettiva e espressione individuale, oggi diventa la manifestazione di una ricerca personale senza darsi la pena di chiamarsi opera unica.

Un’attitudine scelta anche da molti giovani designer occidentali, che nel collectible trovano un luogo ibrido in cui fare ricerca, tentare analisi sulla cultura materiale e sul significato degli oggetti in un mondo che, in effetti, ha sempre meno bisogno di prodotti.

Le relazioni fra esseri umani e oggetti

L’artigianato di ricerca diventa quindi uno spazio ampio in cui approdare per testare una creatività che non ha immediati fini industriali o commerciali.

Risponde con precisione al bisogno degli esseri umani di intrecciare relazioni profonde con le cose. E gode di una grande libertà espressiva lavorando ai margini della produzione seriale.

Quello che ne esce, in particolare per quanto riguarda Shift Craft, è la ricerca di una nuova bellezza, una bellezza che lascia a bocca aperta perché è dirompente, capace di spezzare i confini delle discipline e delle culture con risposte aperte, elaborate e potenti.

La bellezza dell’urgenza

Il giornalista Heijeong Yoon nel testo di introduzione del catalogo di Shift Kraft dice che: “Lottando per manifestare le loro identità attraverso il proprio lavoro, questi artisti mettono in discussione l’artigianato in generale, dando ognuno una risposta diversa”.

Naturalmente l’unicità della cultura coreana porta con sé pratiche poco comuni, come la contemplazione e la ricerca del gesto naturale, spontaneo. Ma anche questa è un’attitudine analoga a quella di manifestare domande senza aspettare risposte definitive o unilaterali.

La bellezza probabilmente risiede nell’urgenza e nell'universalità delle domande e nella volontà di trasformare l’arte in artigianato e non ambire al contrario.

Prima della serialità

I venti artisti/designer/artigiani di Shift Craft usano tecniche antiche e desuete, riscoprono l’imprevedibilità del lavoro manuale, dei materiali, dei processi di cottura e assemblaggio con una mente scientifica.

Sperimentano lavorazione, le innovano, le dissacrano, senza dimenticare le radici culturali (e spirituali) del fare artigianato in un paese orientale. A volte sono oggetti semplici in modo disarmante, che però nascondono una perizia tecnica fatta di prove e pazienza.

Danno prova di maestria, di una conoscenza radicata negli anni di apprendimento e nella pratica di un'arte. Molti dei manufatti sarebbero dei bellissimi oggetti di design industriale, con il rischio di perdere ancora una volta per strada l’umano dietro all’oggetto.

Ma questa è anche una buona notizia per chi è insofferente alla confusione di generi e di definizione: il lavoro manuale, almeno in questo caso, precede la serializzazione e le dà forse una ragione d’essere democratica e collettiva.