La costruzione della struttura di The Laboratory of the Future adotterà come suo gesto essenziale il concetto di cambiamento. Illustrando la struttura della mostra, la Curatrice Lesley Lokko definisce nuovi primati e pone molte domande

Alla 18° Mostra Internazionale di Architettura - aperta al pubblico da sabato 20 maggio a domenica 26 novembre 2023, ai Giardini, all’Arsenale e a Forte Marghera - sono attese 63 partecipazioni nazionali, in mostra fra i Padiglioni ai Giardini (27), all’Arsenale (22) e nel centro storico di Venezia (14).

La mostra è divisa in sei parti.

Degli 89 partecipanti, oltre la metà provengono dall’Africa o dalla diaspora africana. L’equilibrio di genere è paritario e l’età media è di 43 anni, che scende a 37 nella sezione Progetti Speciali della Curatrice. Il 46% dei partecipanti considera la formazione come una vera e propria attività professionale. In tutte le sezioni della Mostra, oltre il 70% delle opere esposte è stato progettato da studi gestiti da un singolo o da un team molto ristretto.

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Molte prime volte alla 18° Mostra Internazionale di Architettura:

  • La prima di una curatrice africana (e la prima nominata dal Presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto, come ha lui stesso sottolineato).
  • “(…) Per la prima volta, i riflettori sono puntati sull’Africa e sulla sua diaspora, su quella cultura fluida e intrecciata di persone di origine africana che oggi abbraccia il mondo” afferma Lokko.
  • La prima grande Mostra di questa disciplina a sperimentare sul campo un percorso per il raggiungimento della neutralità carbonica, con la riflessione sui temi di decolonizzazione e decarbonizzazione.
  • Per la prima volta alla Biennale Architettura, i Progetti Speciali della Curatrice e i Partecipanti Speciali costituiscono una grande categoria fuori concorso. Sono definiti “speciali” per lo stretto legame con la Curatrice e i suoi assistenti, che collaborano alla produzione di opere in categorie specifiche scelte dalla Curatrice a integrazione della Mostra.
  • Per la prima volta i partecipanti vengono definiti Practitioner: “non come architetti, urbanisti, designer, architetti del paesaggio, ingegneri o accademici, perché riteniamo che le condizioni dense e complesse dell’Africa e di un mondo in rapida ibridazione richiedano una comprensione diversa e più ampia del termine architetto” ha spiegato Lokko.
  • Per la prima volta quasi la metà dei partecipanti proviene da studi a conduzione individuale o composti da un massimo di cinque persone.
  • Per la prima volta la Biennale Architettura include Biennale College Architettura (ne abbiamo parlato qui), che si svolgerà dal 25 giugno al 22 luglio 2023. Nel corso di quattro settimane di programma didattico, quindici docenti internazionali lavoreranno con cinquanta tra studenti, laureati, accademici e professionisti emergenti provenienti da tutto il mondo e selezionati da Lesley Lokko attraverso un processo di open call. Alla chiusura del bando, il 17 febbraio, sono pervenute 986 candidature (un risultato che ha sorpreso Lokko stessa, che se ne aspettava non più di qualche centinaio).
  • La prima volta del Niger alla Biennale e la prima di Panama da solo, che nel passato partecipava come I.I.L.A. (organizzazione internazionale italo-latino americana).

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The Laboratory of the Future, la Mostra Internazionale come agente di cambiamento

Secondo la curatrice Lesley Lokko è stato chiaro fin dal principio che The Laboratory of the Future avrebbe adottato come suo gesto essenziale il concetto di cambiamento.

“Una mostra di architettura – spiega - è allo stesso tempo un momento e un processo. Prende in prestito struttura e formato dalle mostre d’arte, ma se ne distingue per aspetti critici che spesso passano inosservati.

Oltre al desiderio di raccontare una storia, anche le questioni legate alla produzione, alle risorse e alla rappresentazione sono centrali nel modo in cui una mostra di architettura viene al mondo, eppure vengono riconosciute e discusse di rado.

Che cosa vogliamo dire? In che modo ciò che diremo cambierà qualcosa? Ciò che diremo noi come influenzerà e coinvolgerà ciò che dicono gli “altri”? Perché la mostra è importante?

Risponde Lokko: “Nell’architettura in particolare, la voce dominante è stata storicamente una voce singolare ed esclusiva, la cui portata e il cui potere hanno ignorato vaste fasce di umanità – dal punto di vista finanziario, creativo e concettuale – come se si ascoltasse e si parlasse in un’unica lingua. La “storia” dell’architettura è quindi incompleta.

Non sbagliata, ma incompleta.

Ecco perché le mostre sono importanti. Costituiscono un’occasione unica in cui arricchire, cambiare o rinarrare una storia, il cui uditorio e il cui impatto sono percepiti ben oltre le pareti e gli spazi fisici che la contengono.

Ciò che diciamo pubblicamente è fondamentale, perché è il terreno su cui si costruisce il cambiamento, sia a piccoli che a grandi passi”.

E poi?

Si chiuderà con questa domanda aperta The Laboratory of the Future che, con The Archive of the Future, intende produrre una testimonianza visuale dei processi, dei disegni, delle discussioni, delle idee, delle conversazioni, dei temi sviscerati, delle proposte e delle nuove consapevolezze che collettivamente avranno dato vita alla mostra.

The Laboratory of the Future è inteso come una sorta di rottura, un agente di cambiamento, nell’ambito del quale lo scambio tra partecipante, esposizione e visitatore è uno scambio reciproco, da cui ognuno esce trasformato e incoraggiato ad andare avanti verso un nuovo futuro.