Non è dalla forma che nascono i progetti di Kengo Kuma: la musica e le sue regole è infatti alla base del modo di progettare del maestro giapponese.
“Quando disegno progetti di architettura, mi assicuro di lavorare sul ritmo e sul tono piuttosto che sulla forma”, ha detto Kuma alla lectio magistralis che ha tenuto in occasione di Creative Connections dove era presente con Bamboo 竹Ring :|| Weaving a Symphony of Lightness and Form.
L’installazione, che tra poche settimane verrà installata ad Arte Sella, era una trasposizione tridimensionale dell’approccio di Kuma alla progettazione integrata alla musica.
La sua struttura intrecciata era realizzata con anelli di bambù, materiale utilizzato per creare strumenti musicali come flauti e chitarre, e fibra di carbonio. Ed era, essa stessa, uno strumento, in cui motori aptici, strisce di altoparlanti Mems e traduttori lavoravano per produrre una base immersiva e frequenze musicali più alte per ripercuotere il bambù con il vibrato del violino e l'effetto di uno strumento a percussione.
Ritmo e melodia in architettura
“Quello che cerco di creare in architettura è una melodia in cui, come nella musica, ciascun suono non può essere suddiviso”, ha detto Kuma. “Solo donando alla composizione un ritmo preciso posso fare sperimentare alle persone questa sensazione di infinito. L’esattezza è il ritmo. Senza ritmo, l’architettura non genera alcuna emozione. Come nel jazz, è una componente fondamentale, a differenza della melodia che può passare in secondo piano”.
Dalla teoria alla pratica
È, questo di Kuma, un approccio che si ritrova nella sua pratica di architettura.
Dalle abitazioni alle installazioni, il maestro giapponese cerca sempre, infatti, il ritmo: utilizzando elementi replicabili, canne di bambù per la trasmissione delle onde sonore, accatastamenti di legno che ricordano il progredire delle foreste.
Musica e natura
Dietro la passione per la musica c’è il rispetto e l’ispirazione che vengono dalla natura.
“La principale influenza sull’architettura di Kuma”, ha detto la curatrice Clare Farrow alla lectio magistralis, “deriva dalle linee sottili delle pareti, dalla centralità del tatami, dai giardini delle case giapponesi”. Da piccolo, Kuma giocava molto a contatto con la terra, sentiva il rumore del vento, vedeva come la luce si rifletteva sul bamboo del giardino e trovava tutto questo affascinante.
Della grande influenza che queste sensazioni hanno avuto nel suo lavoro, Kuma ha scritto in Small Natural Architetcture, una sorta di manifesto teorico (pubblicato nel 2015) per un'architettura umile, sostenibile, sensibile ai materiali naturali e al luogo.
Un rispetto, questo verso la natura, che si concretizzava nell’installazione alla Statale anche nel focus sulla circolarità, smontaggio e riuso: “L’opera infatti è a forma di anello (composta da cerchi in bamboo e fibra di carbonio) a simboleggiare forza e trasparenza.
La combinazione di questi due materiali estremamente leggeri e resistenti è pensata per resistere a sconvolgimenti ecologici come terremoti e tsunami. Rispetto ai principi della filosofia occidentale ovvero terra/aria/acqua/fuoco, ho introdotto l’elemento tipico della filosofia Zen giapponese: il vuoto”, ha puntualizzato Kuma.
Una resistenza che sarà testata a breve, quando Bamboo 竹Ring :|| Weaving a Symphony of Lightness and Form verrà installata ad Arte Sella, in Trentino…