Da Diletta Cancellato con cU (Cancellato Uniform) a Letizia Caramia e Morten Thuesen dello studio Older, gli stilisti indipendenti propongono divise etiche, inclusive, genderless (e di protesta)

Sono sempre più numerosi i giovani creativi che rispolverano il concetto di uniforme proponendo divise contemporanee per il lavoro e la vita di tutti i giorni, capi inclusivi, che superano i concetti di taglia e di genere, etici, comodi, durevoli e a costi accessibili.

Tute unisex, camicie pronte da indossare senza essere stirate, maglieria che si adatta alle linee del corpo, grembiuli che si lavano a basse temperature, nella lavatrice di casa, e non nei lavaggi industriali che sprecano tantissima acqua ed energia.

Uniformi contemporanee che diventano veicolo di una nuova forma pacifica di protesta: i designer si fanno portatori della critica al sistema moda, una delle industrie più inquinanti al mondo, e dimostrano che è possibile produrre in modo diverso, puntando sulla durabilità e sulle linee senza tempo, e non sulle collezioni che vivono una sola stagione.

Giovani che scelgono di produrre in Italia e in Europa e non in Cina, adottando un modello di business che non segue la logica del massimo profitto a tutti i costi, accettando di guadagnare meno su un capo, e di vendere prodotti onesti e a un prezzo accessibile.

Le uniformi genderless di Diletta Cancellato

Con cU (Cancellato Uniform), Diletta Cancellato propone delle uniformi per la vita contemporanea, maglieria di qualità, genderless, versatile, comoda e facile da indossare. Una linea di abbigliamento che supera il concetto di taglie, e utilizza come unico riferimento l’altezza, con un range che va da 1 metro e 30 a 1 metro e 90 centimetri.

"Il progetto cU è nato nella mia testa tanti anni fa, quando seguendo un corso per la programmazione delle macchine da maglieria digitali, mi sono resa conto di quanto la versatilità della maglieria non fosse ancora sfruttata nel suo pieno potenziale", racconta Diletta Cancellato.

"Ci sono però voluti oltre tre anni di lavoro e ricerca prima che cU diventasse realtà, con la prima collezione ufficialmente in vendita da febbraio 2022. La filosofia di cU è invertire la tendenza che porta le persone a doversi adeguare a taglie standardizzate, creando invece una linea di maglieria capace di adattarsi alle molteplici forme del corpo umano. Capi a taglia unica, non necessariamente oversize, che si adattano al corpo e ai suoi cambiamenti nel tempo, che possono essere facilmente condivisi e passati di mano in mano.

Volevamo che i nostri abiti potessero arrivare a un pubblico il più ampio possibile, e se la taglia unica ci permette di coprire un range che va dalla xs alla xl, per corpi sia maschili che femminili, le taglie in altezza ci permettono di ampliare maggiormente il nostro target clienti, offrendo il fit perfetto per (quasi) tuttə.

La produzione è fatta in Italia in maglifici vicini Milano, con macchine da maglieria 3D, per cui il capo esce finito (o quasi) direttamente dalla macchina senza bisogno di grandi lavorazioni o assemblaggi successivi. Gli abiti vengono poi venduti online e prodotti solo dopo aver ricevuto l’ordine, con la possibilità di provarli di persona presso il nostro spazio di Milano (su appuntamento) o nei pop-up store che apriamo di tanto in tanto in giro per l’Italia, come quelli di Napoli e Roma".

Le divise da lavoro etiche di Older studio

"Abbiamo studiato e iniziato la nostra carriera come fashion designer, lavorando da Alexander McQueen a Londra”, raccontano Letizia Caramia e Morten Thuesen.

"Nel 2013, all’età di 24 anni, abbiamo fondato lo studio Older perché volevamo staccarci dalla moda di lusso e dalle sue logiche capitalistiche, volevamo realizzare qualcosa che durasse più di una sola stagione e che fosse alla portata di tutti. Abbiamo cominciato con le camicie ready-to-wear, poi ci siamo concentrati sulle uniformi per il lavoro etiche, durevoli e dalle linee contemporanee.

Divise che possono essere lavate anche a basse temperature, nella lavatrice di casa, e non in lavaggi industriali che inquinano e sprecano tantissima acqua ed energia. Divise che stanno bene a tutti, disegnate per le persone comuni e realizzate in policotone, un cotone bio con poliestere riciclato, resistenti alle macchie e pronte da indossare senza essere stirate.

La nostra sfida è quella di usare la nostra creatività per elevare materiali modesti, tecnici e non lussuosi, per creare un workwear di qualità, ergonomico, pratico e piacevole da mettere. È lo stesso approccio che abbiamo con l’arredo: usiamo materiali di recupero, come putrelle di ferro e avanzi di falegnameria, per realizzare oggetti funzionali e ludici, che portano un pizzico di ironia e colore nelle nostre case".

L’uniforme simbolo di una nuova forma di protesta

Il concetto di uniforme ritorna e si fa carico di nuove ideologie. Se ai tempi di Mao le uniformi erano delle giacche a tunica risultato di una produzione di massa senza qualità né creatività, simbolo del regime maoista e di uno dei periodi storici più bui, oggi le proposte dei giovani creativi sono divise apolitiche, ma che allo stesso tempo veicolano nuove forme pacifiche di protesta.

"Si chiamano uniformi ma, a differenza di quelle di Mao, sono portatrici di pace e inclusività, sono strumenti per vestire i mestieri, per aiutare le persone a lavorare meglio indossando abiti pratici e di qualità”, raccontano Letizia Caramia e Morten Thuesen.

"Possiamo affermare che le nostre uniformi sono ideologiche, perché hanno portato un’ideologia nuova in un settore solitamente di bassa qualità come quello dell’abbigliamento da lavoro per la ristorazione e l'ospitalità, parlando per la prima volta di capi etici, non usa&getta.

Sono divise ideologiche anche perché comunicano la nostra critica al fashion-system, una delle industrie più inquinanti al mondo. Older è un brand ideologico con un approccio modernista, nella nostra visione il workwear è un’estensione dell’architettura, è design in movimento, forme geometriche pure che uniscono funzionalità, durabilità, basso impatto ambientale, ergonomia, ricerca estetica, il tutto a un costo accessibile".

Anche Diletta Cancellato porta avanti con le sue uniformi una forma di protesta pacifica dalle implicazioni sociali: con cU, la fashion designer critica e supera il concetto di taglia e di genere, di corpi che si devono adattare agli standard e rientrare nelle categorie imposte dalla moda e dalla società.

I capi cU sono genderless, confortevoli, pensati per tutti, "devono far sentire bene la persona che li indossa, anche in quei giorni in cui non ci si riesce proprio a guardare allo specchio, loro devono essere una certezza", racconta la stilista.

Maglieria resistente e non legata alle tendenze, realizzata secondo un modello di produzione che riduce la propria impronta ambientale, con zero sprechi. Anche questo è un modo (pacifico) per cambiare le cose.