Come è nata la collaborazione con Marset? Conosceva già l'azienda?
Con Marset ci conosciamo da tempo grazie a Christophe Mathieu, mio grande amico e storico designer dell'azienda. Già in passato con questo marchio avevo sviluppato un progetto di lampada realizzata interamente in vetro trasparente, la Montana.
Babila è una lampada molto connotata, di personalità. Da dove nasce l'idea della sua superficie specchiata?
Da una mia riflessione, vale a dire dal fatto che le lampade assumono il carattere degli ambienti che le circondano. Per questo ho pensato a un oggetto che generasse una luce indiretta ma che fosse anche in grado di riflettere i mutamenti di quella solare, il passaggio delle nuvole e l'aspetto della natura circostante. L'idea di partenza è stata quella di sviluppare un progetto che, ovviamente, facesse luce nelle ore di buio, ma che continuasse a essere un oggetto vivo e dinamico anche di giorno, confrontandosi con la luminosità solare. La cosa interessante delle lampade outdoor, a mio avviso, è proprio l'interazione tra luce naturale e artificiale: un rapporto molto importante ma che spesso viene sottovalutato. Forse perché fare i conti con la bellezza del buio è un lusso che richiede cure e attenzioni.