Partiamo dal nome, una scelta saggia del presidente Stefano Boeri che accede a un immaginario diretto, comprensibile e molto umano per invitare il pubblico della Triennale a una relazione di curiosa spontaneità con i materiali storici conservati nel museo.
Dal nomen all’omen è un attimo e Cuore è davvero uno spazio aperto e organico, in cui i documenti non hanno più la sembianza di reperti polverosi e incomprensibili ma diventano un grande libro in cui curiosare liberamente.
Luca Cipelletti spiega: “Il progetto allestitivo non è stato semplice: un archivio è una mole enorme e apparentemente caotica e ingestibile. La soluzione progettuale è arrivata procedendo a ritroso, dando alla quantità uno spartito musicale in cui trovare un ordine, un sistema”.
Cipelletti ha disegnato un sistema modulare che, nella sua rigorosa semplicità, concede una grande libertà funzionale. C’è la memoria della matematica musicale, del pentagramma e dell’artificio intellettuale che organizza lo slancio creativo di tonnellate di apparati documentali.