Ricordare è importante per fare tesoro delle esperienze, individuali e collettive: il filosofo Leonardo Caffo spiega perché è importante

Il dibattito sul valore della memoria è sempre aperto.

Competenza umana per eccellenza, la tecnologia sta rivoluzionando la dialettica fra le persone e la loro storia. Una certezza: è un tema sempre più polarizzato, e noi abbiamo sempre meno memorie personali e sempre più contenuti social, condivisi e meno identitari.

Ne nasce un grande contenitore culturale in cui è difficile operare delle sintesi utili. Ne abbiamo parlato con il filosofo Leonardo Caffo, indagando fenomeni sociali e ruoli progettuali.

Cos’è la memoria?

Leonardo Caffo: "Che cos’è la memoria oggi se lo chiedono in tanti. L’arresto di Messina Denaro è un buon esempio: a nessuno importa di un uomo anziano non lontano dalla morte, che probabilmente sarà in una cella in regime 41bis.

Eppure il video dell’arresto è stato diffuso su TikTok, è stato visto da milioni di persone giovani. Quindi è servito a ricordare a chi non le ha vissute le grandi lotte contro la mafia, la strage di Capaci.

È servito a connettere generazioni diverse nella speranza che si possa generare un presente diverso da quello proposto dai nostri telefonini. Quello della memoria diffusa è un fenomeno complicatissimo".

Parliamo di heritage. Quale ruolo ha nel mondo contemporaneo?

Leonardo Caffo: "La memoria storica ha sempre avuto il ruolo di connettere generazioni lontane e ricordi di eventi che non abbiamo vissuto.

Le definiamo entità transgenerazionali, gesti e riti del tempo presente celebrati perché il passato rimanga attuale. I monumenti, le opere d’arte, le architetture fanno parte di questa categoria.

Nella contemporaneità però tutto è sfilacciato dal modo in cui le informazioni sono diffuse: molto più rapide e sostituite a velocità supersonica, in un eterno presente. La memoria storica è un'estensione della memoria umana e la nostra memoria attualmente è completamente delegata ai device".

Cosa dobbiamo recuperare e conservare per immaginare il futuro?

Leonardo Caffo: "Credo che sia necessario conservare e ricordare tutte le condizioni passate per tener presente la possibilità di vivere in pace con la natura e tra esseri umani. Ricordare per attualizzare le condizioni di possibilità della vita stessa, ricordare che esistono modi diversi di vivere. Per questo diamo una memoria ai patrimoni naturalistici e artistici. Sono forme monumentali che servono da memento mori.

In questo momento di trasformazione in cui sembra che la specie umana sia in pericolo, dobbiamo pensare che la linea del progresso che abbiamo usato dal Dopoguerra in poi (il domani sarà migliore) è una fregatura.

Il tempo e le risorse sono terminate: occorre recuperare modelli del passato che magari sembrano inutili o scontati.

Le città a 30 chilometri all’ora di cui parla il sindaco di Milano non sono un’innovazione ma un ricordo. È un modo per tornare a un passato in cui le macchine erano costruite per le città e non il contrario. È importante perché l’uomo abita la terra da 200mila anni, ed è solo negli ultimi sessanta che abbiamo creato una rottura improvvisa con il nostro futuro".

Come è cambiato il concetto di memoria con la tecnologia?

Leonardo Caffo: "Negli anni Novanta si è cominciato a parlare di mente estesa nell’ambito della filosofia delle scienze cognitive.

Abbiamo inventato macchine che sostituiscono il senso dell’orientamento, la memoria, e molte competenze umane, delegando le nostre conoscenze alla capacità tecnica. È uno svuotamento del soggetto.

La memoria è cambiata perché è diventata un fenomeno esterno, con tutto ciò che questo comporta a livello emotivo e pratico.

La foto della mamma defunta che ricompare sul telefono è una fucilata, non è un ricordo naturale che sappiamo gestire emotivamente. Bisogna comprendere come utilizzare le macchine per diffondere tracce che contribuiscono al riempimento del soggetto, non al suo svuotamento".

Nell'architettura e nel design esistono modi diversi di usare la memoria per concepire spazi e oggetti. Quale è l'atteggiamento più sensato e utile?

Leonardo Caffo: "In Storia Naturale della distruzione Wienfried Sebald sostiene che la Germania non ha mai affrontato il nazismo perchè la cancellazione dell’apparato monumentale nazista ha fatto sì che fosse rimosso il luogo della riflessione.

Lo facciamo anche noi con monumenti sessisti e con tutte le memorie che riteniamo inappropriate o dolorose. Invece penso che l'apparato monumentale e i luoghi della sofferenza non vadano rimossi ma reinterpretati. Si può costruire una relazione con il contesto culturale.

Piuttosto che buttare a terra la statua di Indro Montanelli, ad esempio, avrei considerato una via progettuale per dare significato alla statua aggiungendo elementi che ampliano l’idea di memoria.

Riscrivere non significa cancellare ma reinterpretare, come nell'arte concettuale. Dare forma a una storia stratificata.

È evidente che per anni abbiamo costruito architetture che identificano un apparato culturale che non ci piace. Ma abbiamo strumenti critici che ci aiutano a riparare e rimediare: ce li ha dati l’Illuminsimo.

Sono questi i rapporti fra memoria e progetto: riscrivere la storia agendo per contrappasso, costruire storie morali. È davvero una sfida pazzesca".

 

Immagine di copertina: Relative Thinking, Impossible conversation by Maria Callaba, Polimoda, Firenze