Un minore definizione dei confini tra esterno e interno potrebbe essere una soluzione?
Questa è la risposta più facile. Stiamo seguendo un progetto alle porte di Lisbona per un complesso residenziale: in pratica sono trenta giardini su cui si aprono altrettanti appartamenti. Non è stato certo un lavoro difficile. Ma noi ci dobbiamo preoccupare di architetture più “normali”. Come possiamo portare una certa misura di libertà in case piccole, in spazi ridotti, in edifici preesistenti. Immagino palazzi con spazi tutti uguali abitati in modo sempre diverso a seconda di chi li occupa. Ognuno con il proprio linguaggio, con funzioni che si interconnettono e cambiano. E la prima cosa per farlo è rendere flessibile la norma, smussare i confini funzionali. E così si ritorna a all’idea classica dell’architettura europea, immanente, resistente, ecologica. Un edificio che viene occupato dalle persone e non dalle funzioni.