Curata da Francesco Zurlo e Carlo Martino, la mostra Italia Geniale all’Expo di Dubai cerca un nuovo senso al concetto di genialità e di invenzione, più human centered.

Se lo chiedeva anche il Melandri, nel cult movie Amici Miei. Cos’è il genio? Fino al 22 novembre al Padiglione Italia di Expo 2020 Dubai (e da dicembre all’ADI Museum di Milano), si cerca una risposta nella mostra Italia Geniale.

Secondo Francesco Zurlo e Carlo Martino, che l’hanno curata, la si trova nel passaggio da una logica tecnocratica a una centrata sull’uomo. L’esplorazione fra i progetti provenienti dall’ADI Index e dall’Ufficio Italiano Brevetti è stata guidata dalla visione umanistica di Amartya Sen e Martha Nussbaum a proposito del welfare contemporaneo.

Ovvero: gli esseri umani non devono solo avere il diritto o la libertà di stare bene e esprimere pienamente il potenziale umano. Ma devono anche essere abilitati a farlo, per diventare capaci di essere pienamente umani. Uno sguardo che spariglia le logiche dell’invenzione, per cercare una definizione più contemporanea.

Il capability approach e la genialità del design

Ci siamo lasciati alle spalle l’approccio storico e tipologico già utilizzato in altre mostre di questo tipo, e abbiamo scelto di ispirarci al capability approach teorizzato dai due accademici americani  spiega Francesco Zurlo. Abbiamo definito cinque categorie: il lavoro, le relazioni, la cura, la mobilità e l’immaginazione. Oggetti geniali, brevettati e non, che suggeriscono comportamenti e danno un senso alla tecnologia.

Qual è stato il contributo dell’Ufficio Italiano Brevetti?

Ci siamo confrontati direttamente con loro. E ci siamo ispirati alle due mostre già organizzate con Fondazione Valore Italia. Questa volta evitando il taglio tecnocratico. Non siamo partiti da un approccio solo user friendly, perché le persone non sono contenitori organici di bisogni. Immaginare, emozionarsi, prendersi cura: sono tutte necessità elementari che ci rendono davvero umani. Il design abilita superando la dimensione autoreferenziale e egoica.

Ha senso brevettare, ma le logiche di proprietà vanno riviste

Circa un terzo dei prodotti selezionati non sono brevettati, perché sono il frutto del lavoro di più agenti, così come deve essere per arrivare a un buon risultato  continua Zurlo. L’innesco è importante, ma in generale è seguito da un lavoro collettivo di cui è difficile definire la paternità esatta. Io lo vedo qui al PoliHub con le startup: partono sempre da un asset, da un brevetto, di solito tecnologico.

Il design poi ha anche il compito di riconfigurare la tecnologia perché diventi più umana. Ma nessuno ha un paradigma per spiegare l’aspetto innovativo dal punto di vista umano. Mentre invece è proprio questo che il design attiva: continue epifanie tecnologiche.

Un esempio di design abilitante? La bottiglia del Campari Soda di Depero.

Abilitare le capacità e le competenze è un iter fatto di tanti fattori. Per rendere più chiaro il percorso, gli esempi sono davvero tanti. “La bottiglia del Campari Soda disegnata da Depero. La caffettiera La Conica di Aldo Rossi. Sono progetti che accendono le competenze relazionali”, spiega Francesco Zurlo.

E ancora c’è la geniale bicicletta di Richard Sapper per la Triennale del ‘69. E la Vespa, nella sua versione elettrica, la city car Isetta: esempi geniali di come attivare la capacità di muoversi autonomamente con un guizzo di invenzione, di ironia e di emozione.