Ha inventato e realizzato Precious Plastic, il progetto di riciclo open source più grande al mondo. Ma l’attivismo di Dave Hakkens non si ferma qui

Precious Plastic è la comunità di design partecipato, che combatte i rifiuti in plastica con oltre 500 stazioni di riciclo realizzate in più di 100 paesi nel mondo, dall’Australia allo Sri Lanka e su fino al Gujarat indiano, da Shangai al Salento.

L’ha creata e fatta crescere Dave Hakkens, pioniere assoluto di un design libero e accessibile a tutti, che fa rete per affermare progetti dedicati ai grandi temi ambientali. Ma la sua militanza va ben oltre i risultati ottenuti con Precious Plastic.

Attivismo partecipato

Olandese, 34 anni, designer industriale, Dave Hakkens appartiene a quella generazione di progettisti nati in un mondo già sovraccarico di grandi problemi globali così complessi e difficili da affrontare, che ha voluto credere fortemente di poter tentare di risolverli a partire dal design.

E, da anticipatore, si è affidato alla velocità del web per coinvolgere un numero crescente di attivisti, disposti ad aiutarlo a far crescere i suoi progetti attraverso forme di design partecipato che hanno coinvolto non solo designer, ma anche makers, ingegneri, comunicatori, grafici, e piccole realtà produttive locali.

"Il design per incidere sulla società" afferma Dave "ha semplicemente bisogno di una massa critica abbastanza grande. Ha bisogno di un vero esercito, che affronti i ​​problemi globali e possa avere un impatto globale.

Per questo motivo abbiamo creato una comunità di progetto che è molto più di uno studio di design: è un esercito di militanti aperto a tutti quelli che vogliono unirsi per diffondere su larga scala alternative al pensiero corrente, e cambiare (in meglio) la società."

Design anti-individualista

Nei suoi progetti, nati per stimolare il cambiamento sociale, la diffusione dei file conta più della cifra stilistica che dovrebbero veicolare, e il designer-autore non ha maggior valore di chi partecipa alla realizzazione delle sue idee. Un modus operandi il quale esclude totalmente il culto del successo personale, che ha caratterizzato il design per tanti, forse troppi, anni.

Dave considera sé stesso solo uno dei tanti che concorrono alla riuscita dei suoi progetti, tanto che nel dicembre 2020 con il video "GOODBYE Dave Hakkens" decide di 'uccidere' davehakkens.com "per dare spazio e visibilità all’intero esercito di tutti quelli che lavorano con me ai miei progetti (…) perché per un designer essere un individuo al centro della propria strategia professionale non è sano. E non è neppure giusto per i suoi collaboratori”.

Nasce così One Army che, a sottolineare dove si colloca la comunità, utilizza per il sito l’estensione di dominio '.earth' (e non quella '.design').

Progetti open source

Oggi 'One Army - Projects tackling global problems' veicola i numerosi lavori realizzati da Hakkens in campo ambientale, tutti open source.

A partire dal primissimo, Phonebloks, un cellulare antisprechi a componenti modulari sostituibili a piacere, severo e volutamente senza appeal, ma geniale, che Dave, nel 2013, propone alla Nokia (che avviò il progetto Project Ara, successivamente divenuto di Google e mai arrivato sul mercato) con l’obiettivo di farlo diventare un oggetto di larga diffusione.

Sempre nel 2013 avvia il progetto-fiume Precious Plastic, anche lui basato sulla condivisione open source dei file e arrivato oggi, a 9 anni dal primo lancio, alla terza generazione di macchinari per il riciclo delle plastiche.

Espressione piena dell’esercito One Army, Precious Plastic utilizza per la sua comunità la piattaforma di comunicazione Discord (prediletta dai gamers e con più di 250 milioni di utenti in tutto il mondo); ha creato una Academy, che mette a disposizione tutorials, download kit e template, per facilitare l’avvio di attività PP a livello locale; e dispone di un Bazar dove la comunità può vendere macchinari, prodotti e materiali.

Dal 2020 in poi One Army continua a lanciare periodicamente nuovi progetti: Story Hopper, serie di video per la condivisione delle informazioni che "possono fare cambiare le abitudini di tutti e ispirare le comunità nel mondo"; Project Kamp, dove "prototipare un modo di vivere più sostenibile", messo in pratica in una fattoria abbandonata vicino a Coimbra, in Portogallo, come "laboratorio sperimentale che possa fungere da modello per chiunque lo voglia ricreare altrove”; e infine (ma non sarà l’ultimo) Fixing Fashion, progetto e realizzazione di una piattaforma online per insegnare agli utenti come riparare "il 99% dei propri vestiti" e combattere così, dalla base, il problema crescente dei rifiuti tessili post-consumo.

Progetti che si basano tutti su una visione più pragmatica che non utopica, del ruolo del designer nella società: per Hakkens la priorità è lanciare soluzioni che possano diventare velocemente operative in tutto il mondo (quando nel 2013 riceve il premio Social Design Talent per le sue macchine ricicla-plastica, Hakkens offre subito di donare il denaro ottenuto a chiunque potesse aiutarlo a migliorare la sua idea).

Un approccio che richiama alla mente certi progetti 'politici' di Enzo Mari, nati per dare una prospettiva nuova alla relazione con il design.

Come 'Autoprogettazione' degli anni ’70, arredi domestici che lo stesso utilizzatore poteva realizzare seguendo le istruzioni spedite in elio copia su richiesta, da Mari stesso. O il kit 'Ecolo', per creare un vaso dalle bottiglie in plastica per l’acqua minerale, prodotto da Alessi nel ’92.

E la bellezza?

Quei progetti straordinari nascevano da un clima culturale di critica militante lontanissimo dall’oggi, ma soprattutto per Mari l’utopia sociale non avrebbe mai potuto prescindere dalla ricerca della bellezza della forma. Nei progetti della 'generazione Hakkens' invece, l’intelligenza sociale e ambientale sembrano vincere sulla poetica della forma.

L’entusiasmo del 'fare per l’ambiente' ha dato troppo spesso origine a oggetti privi di bellezza estetica (e a volte anche di senso): moschettoni, maniglie, vasi, panchine, mattoni in plastica riciclata, francamente senza appeal. Ma qualcosa forse si sta muovendo nella direzione della ricerca estetica.

Nelle pagine (infinite) di prodotti che la comunità vende nel Bazar, ci sono una serie di oggetti simbolici, la collezione Precious Plastic Originals, tra i quali The Diamond: monoliti in plastica riciclata, in vendita nel Bazar a 7mila euro, create "perché la plastica è composta da combustibili fossili o petrolio greggio che hanno impiegato migliaia di anni per essere creati e che stanno finendo, ed è tempo di trattare questa risorsa scarsa e limitata come un materiale prezioso e raro".

I Diamond, oggetti inutili e bellissimi. E questa, dobbiamo ammettere, è poetica…