Quali sono i riferimenti progettuali nella costruzione di spazi urbani collettivi?
Francesca Gotti: “Il lavoro di Ugo La Pietra sui dispositivi di riappropriazione di spazi urbani è molto interessante. Parte da oggetti e strumenti comuni che caratterizzano la città per rilanciare la possibilità di una progettazione urbana non formale, in costante ascolto della fragilità.
Da citare anche il lavoro di ricerca della filosofa Silvia Federici e il suo libro Calibano e la strega (Feltrinelli, 2004). Come anche Céline Condorelli e il suo Support Structures (Sternberg Press, 2009).
Altro punto fondamentale è il lavoro dei numerosi collettivi, quasi esclusivamente under 35, che lavorano quotidianamente nei territori marginali. A Milano i riferimenti per l’autocostruzione sono tanti: Hyperden, Zattere, Forme tentative, Curaa, Camposaz. È una dimensione ricca di esperienze sul campo che crea punti di incontro fra welfare istituzionale e progettazione architettonica”.