Le Certified B Corp sono imprese che competono sul mercato come tutte le altre ma che al profitto – come obiettivo statutario – hanno aggiunto il bene sociale e ambientale. Secondo l’uomo che le ha portate in Italia sono un passo verso un grande, necessario e urgente cambiamento

Ci sono tanti modi di essere umani. E tanti modi di far evolvere la società. Da quando, a un certo punto di questo nostro percorso globale, le contraddizioni del sistema economico su cui abbiamo basato la nostra crescita collettiva sono diventate evidenti – diseguaglianze, sfruttamento, cambiamento climatico – è diventato naturale chiedersi come andare avanti senza necessariamente tornare indietro.

Uno dei modi di rimettere in discussione il capitalismo classico si chiama B Corp. Che suona come una squadra di soldati d’élite di un telefilm e un pochino lo è. Le B Corp (propriamente si chiamano Certified B Corp), infatti, sono i buoni’ del sistema. Imprese che vogliono essere protagoniste di un cambiamento globale e rigenerare la società attraverso il business. Non intendono smettere di fare soldi ma si impegnano a creare un impatto positivo sociale e ambientale.

Sembra una trovata a stelle e strisce, di quelle che si visualizzano immaginandosi dei CEO-guru dall’aspetto etereo seduti intorno a un tavolo mentre parlano del destino del pianeta. Ma le Certified B Corp, seppur nate negli Stati Uniti, sono una realtà già imponente, aperta e in grande espansione anche in Europa e soprattutto in Italia. Forse non a caso. Ne abbiamo parlato con Eric Ezechieli, fondatore della società di consulenza Nativa, la prima B Corp europea e tra i promotori del decreto legge del 2015 che ha creato lo statuto giuridico delle Società Benefit (traduzione di Benefit Corporation) in Italia.

Un piccolo chiarimento prima di iniziare. Le B Corp e le Benefit Corporation (in italiano Società Benefit) non sono la stessa cosa, giusto?

Giusto, non lo sono. Però sono due componenti dello stesso modello. Le Certified B Corp (o B Corporation o B Corp) sono aziende che competono sul mercato come le altre e che misurano in maniera rigorosa e completa il proprio impatto sociale ed ambientale, oltre che economico, ottenendo eccellenti risultati calcolati secondo uno standard (il B Impact Assessment, diffuso nel mondo da 15 anni dalla non profit B Lab). Benefit Corporation (in italiano Società Benefit) è invece lo status giuridico introdotto dalle B Corp per proteggere e allineare la missione delle imprese che decidono di focalizzarsi non sull’estrazione del valore ma sulla rigenerazione. Prima del 2010, non era possibile per una società di capitali for profit avere altro scopo diverso dal profitto. Lo statuto giuridico delle Benefit Corporation permette quindi a chi desidera farlo di perseguire anche una finalità sociale oltre che puramente economica.

Sembra assurdo parlare della necessità di “proteggere giuridicamente” chi vuole avere un impatto positivo sulle persone e sul pianeta…

Ricordiamo che una società di capitali è un soggetto terzo, diverso da fondatori e azionisti. Il solo scopo di queste entità riconosciuto dalla legge è la distribuzione di dividenti ai soci (scopo di lucro). Lo scopo delle imprese e quindi il compito dei manager, a prescindere da quello che comunicano, è quello di estrarre valore e concentrarlo nelle mani di un’unica entità, l’azienda stessa. Tutto il resto, come persone e ambiente, possono essere gestiti all'interno degli obblighi di compliance, ma non basta. La ragione per cui esistono truffe, scempi ecologici e ingiustizie sociali nei confronti dei lavoratori è che il sistema è costruito in questo modo. Per cambiare le cose è necessario istituire nuove forme giuridiche di impresa che possano essere adottate da chi vuole fare business in modo diverso, e generare profitti risolvendo problemi ambientali e sociali senza causare problemi da altre parti. Quando la nostra società, Nativa, ha fatto domanda per registrarsi alla Camera di Commercio abbiamo scritto all'oggetto sociale che volevamo creare valore sia per i soci che per altri portatori di interesse e diventare una forza di rigenerazione nella società. Il nostro statuto fu respinto 4 volte di seguito prima di essere registrato (per sfinimento, più che per diritto). Da quel momento ci siamo attivati fino al deposito di un decreto legge recepito a partire dal 2016, che ha sancito la nascita delle Società Benefit in Italia. E ora queste aziende possono scrivere a statuto un duplice scopo, profitto e impatto positivo, e hanno l’obbligo di depositare, oltre al bilancio, anche una relazione di impatto.

Quindi per diventare B Corp il primo passo è essere una Società Benefit?

Può anche accadere il contrario. Le iconiche Patagonia e Kickstarter, ma anche Chiesi Farmaceutici (attualmente la più grande B Corp in Europa) o Fratelli Carli, sono diventate prima B Corp Certificate e poi Benefit Corporation / Società Benefit. Lo stesso ha fatto Alessi (leggi qui). Il riconoscimento giuridico è importante per proteggere la missione sociale dell’impresa in momenti di eventuale crisi, quando si potrebbe rischiare di accantonare i valori sociali e ambientali. Le B Corp si impegnano infatti a diventare Società Benefit, se non lo sono già quando diventano B Corp. Detto questo, le Società Benefit sono ovviamente più numerose delle Certified B Corp (in Italia, per esempio, le prime sono 103, le seconde oltre 500) perché l’assessment per diventare B Corp è molto selettivo.

In Italia ci sono 103 Certified B Corp e nella UE Europa circa 700. Sono così tante in proporzione per la natura del nostro modo di fare business, radicato sul territorio?

Crediamo che sia proprio per questo. Molti imprenditori italiani trovano naturale avere una missione sociale, culturale e ambientale oltre che economica. Anche perché è più facile che questo avvenga quando a gestire un’impresa c’è il fondatore o la sua famiglia e a lavorarci dentro sono le persone del paese in cui ci si trova. Per questo tanti capi d’azienda decidono di proteggere’ la loro creatura trasformandola in una Società Benefit. Lo scopo è di esplicitare e proteggere la propria vocazione come impresa e anche far sì che eredi o eventuali acquirenti continuino con quel radicamento valoriale e territoriale che l’ha fatta nascere e prosperare. 

Si dice che diventare una B Corp porti anche vantaggi economici. Qual è il ragionamento dietro questa affermazione?

Chi sceglie questa strada, ed eventualmente diventa una Certified B Corp, dimostra con trasparenza di aver lavorato molto duramente per avere un impatto positivo sulla società e sull’ambiente: valori che oggi si traducono in innovazione, rapporti saldi di fiducia con fornitori, clienti e territori in cui si opera, posizionamento di brand. C’è poi il fatto – dimostrato con i numeri durante il Covid – che queste imprese hanno una forte capacità di reazione, resilienza e dinamismo creativo. Sono in grado di motivare i fornitori, i lavoratori, i clienti e tutto il mondo che ruota intorno a loro, quindi funzionano meglio anche dal punto di vista economico.

C’è qualche big del tech tra le Certified B Corp?

Al momento no, ma crediamo che cambierà. Quando l’Antitrust americano ha confrontato i CEO di Facebook, Amazon, Apple, Google e Microsoft sul tema della competizione online (leggi qui) una delle domande è stata: “Avete mai considerato di diventare Benefit Corporation?” Ma non c’è stata risposta. Sono in molti a domandare che questo passaggio avvenga, anche perché di fatto era insito nella nascita dei Big Tech. La loro spinta sociale è poi andata progressivamente scemando (leggi qui). Ma prima o poi crediamo che ci sarà un'evoluzione, grazie alla forza del movimento o forse alla presenza di grandi investitori che spingono in una direzione di sempre più forte sostenibilità delle aziende in cui investono (Black Rock, che gestisce 7 trilioni di dollari, esige un’analisi delle strategie di sostenibilità e supporto agli stakeholder). Il sistema, dopotutto, si cambia anche dall’internoÈ significativo che il 14 settembre Nasdaq abbia pubblicato questo video (clicca qui).

 

Foto di apertura di: Jardins d'Été, installazione audio-video di Quayola‘Seconda Natura’, Fondazione Alberto Peruzzo, Orto Botanico di Padova. Ph. Silvia Longhi. L'opera è esposta negli spazi di Malga Costa di Arte Sella, il parco culturale di Borgo Valsugana (TN), fino al 22 novembre 2020.