In occasione dei 90 anni del brand, la designer ha rivisitato l’iconica cucina di Luigi Massoni

Rivisitazione firmata Elisa Ossino della Xila di Luigi Massoni – tra le più innovative cucine di sempre: la prima, nel 1972, a proporre dei frontali privi di maniglie – XO (Elisa Ossino) è solo una delle novità con cui Boffi, in occasione del FuoriSalone, celebra i suoi primi 90 anni.

Abbiamo incontrato la designer per farci raccontare la sua interpretazione di un’icona e raccogliere le sue riflessioni sul settore. Il lavoro su Xila segna il tuo debutto nel mondo delle cucine Boffi.

Come sei riuscita ad adattare il tuo abaco creativo – materico e allo stesso tempo quasi ancestrale – con quello del marchio?

Elisa Ossino: "Come sempre, ho cercato di stabilire un incontro tra la mia visione e l’identità del brand. A mio avviso, un lavoro è riuscito quando si riconoscono entrambe le ‘mani’, quelle del progettista e quelle del marchio.

In questo caso è stato abbastanza facile, perché avevo come fonte di ispirazione la Xila, con la sua anta iconica provvista di gola e priva di maniglia.

Attorno a questa idea forte ho costruito un racconto lavorando sui volumi molto decisi del piano e dei fianchi, i quali generano una sorta di ‘C’ che accoglie le ante.

Queste ultime le ho ‘allungate’ portandole a pavimento, offrendo una visione inedita di un elemento che era stato sempre presentato con lo zoccolo. Ho lavorato anche sul contrasto tra volumi, come quello che si genera tra lo spessore importante del piano e un bordo sottilissimo, producendo un’area ribassata in cui ho innestato due vasche di lavaggio.

Un leitmotiv della ‘mia’ Xila è proprio la contrapposizione tra volumi forti e spessori sottili: è una dialettica che mi interessa molto, perché cerco sempre di lavorare sia su progetti monumentali e scultorei sia sulla ricerca della leggerezza. Ho voluto mettere insieme queste due attitudini e inoltre ho sviluppato una ricerca sui materiali, che è un’altra componente centrale del mio lavoro.

In questo caso per il piano abbiamo impiegato un marmo, una pietra di Breccia Imperiale, che ha un colore molto caldo ed è profondamente materica, mentre per le ante abbiamo optato per un’argilla dalla tinta ancora una volta molto ‘intima’. Altro elemento decisamente caratterizzante è il piano snack: la sua forma è di nuovo scultorea, ed è realizzato in un massello trattato a olio, a conferma ulteriore di una ricerca precisa sulla tattilità delle superfici.

La forma dello snack è quella di un cerchio tagliato in corrispondenza dell’intersezione con il piano, mentre il suo piede è una porzione di cerchio.

A riprendere la linea arrotondata dello snack provvedono dei taglieri in marmo e legno, esteticamente (e ‘matericamente’) ispirati a quelli di un tempo.

Come si sono svolte le fasi della progettazione? Hai lavorato in autonomia o attraverso un confronto costante con l’azienda?

Elisa Ossino: "Entrambe le cose. Naturalmente l’azienda mi ha dato degli input, io sono arrivata con dei disegni e poi c’è stato un confronto costante anche sull’effettiva realizzabilità di alcune idee. Direi che la collaborazione è stata continua, e questo ci ha portato a collocare al posto giusto gli aspetti legati al disegno del progetto e quelli connessi alla sua fattibilità".

La Xila di Massoni ha introdotto una carica innovativa dirompente nel settore, grazie all’intuizione di proporre dei frontali privi di maniglia. A distanza di oltre 50 anni, credi sia possibile – e sensato – sviluppare qualcosa di realmente inedito nel mondo della cucina?

Elisa Ossino: "Secondo me non è mai stato detto tutto perché, anche in questo settore, c’è un costante processo di evoluzione. Da una parte si trova sempre un’ispirazione rivolta al passato e ai momenti che hanno segnato le tappe più significative nei cambiamenti degli stili di vita; parallelamente si evolvono le forme, i gusti e i materiali, sia quelli nuovi sia i più antichi, che periodicamente vengono riproposti.

Credo che sia possibile non dico cambiare radicalmente il mondo della cucina, ma trasformarlo. Bisogna continuare a lavorare sulle forme, perché l’evoluzione del gusto è inarrestabile.

In questo momento storico, mi pare si senta il bisogno di un recupero della tattilità, un aspetto che torna a essere fondamentale, come ho cercato di rappresentare col mio lavoro sulla Xila attraverso l’impiego del massello e di una pietra naturale, ‘reale’. Per me questa tattilità deve diventare quasi qualcosa di sensoriale, capace di esprimere un legame con la materia.

A me interessa molto sia la ricerca sui materiali sia l’elemento formale.

Da un lato, lavoro sempre su una semplificazione che definirei ‘astrazione dell’oggetto’; mi piace però che questo oggetto scarnificato sia connotato da un segno forte. La cucina XO è un volume purissimo, fatto di un ponte, un portale a incorniciare l’anta che arriva a terra.

È estremamente semplice, però poi ci sono due contrappunti: la componente materica e l’inserimento dello snack, che è molto connotato e rende il prodotto identitario, lo fa ricordare. Io cerco di rendere ciò che disegno quasi astratto, però poi gli conferisco un carattere spiccato con un contrappunto di disegno e con la ricerca sui materiali".

Secondo te in cosa consiste l’unicità di Boffi?

Elisa Ossino: "Boffi è un’azienda straordinaria, che ha radicalmente rinnovato il mondo delle cucine. Attribuisce un’attenzione incredibile alla selezione di tutti i materiali e può contare su una squadra di designer di altissimo livello. La sua unicità è riscontrabile in tanti aspetti.

Si tratta di un’azienda che è stata enormemente innovativa, mentre altre sono andate un po’ a rimorchio rispetto all’avanguardia che ha rappresentato Boffi.

Secondo me la sua unicità è data proprio dalla portata di innovazione che ha proposto nel passato, aprendo dei percorsi fino a quel momento inesplorati, e dalla capacità di perseguire costantemente questa ricerca, che la porta a essere sempre all’avanguardia".