Domenico Quaranta è critico d'arte, curatore e docente con un profondo interesse nei modi in cui i cambiamenti tecnologici in corso, e dunque anche l'intelligenza artificiale, stanno condizionando le pratiche artistiche.
Da un mese, Quaranta è direttore artistico di Spazio Vitale a Verona, luogo di cultura e confronto, di mostre e dialogo: incarico che lo rende ancora di più la figura adatta a discutere, con un approccio laico, di autori e di autorialità al tempo dell'Intelligenza artificiale.
Come sta cambiando in concreto con l’IA la quotidianità del creativo?
"Dipende dal 'creativo', e da cosa si intende con questa parola, che personalmente non amo. Alcuni artisti stanno sperimentando in maniera interessante con l’intelligenza artificiale, aggiungendola alla loro cassetta degli attrezzi, a volte collaborando con essa in un processo di co-creazione.
Molte professionalità – dai traduttori ai programmatori, dai graphic designer agli illustratori – si sentono invece minacciate dalla sua capacità di sostituire il 'creativo' in alcune sue specifiche funzioni: una minaccia che non fa che incrementare, peraltro, una trasformazione già in atto da quando strumenti con caratteristiche professionali, come Photoshop o Audacity, sono diventati disponibili su ogni desktop.
Un’altra preoccupazione, ben più tangibile e concreta, dipende dal fatto che le AI attuali sono educate su dataset costruiti sullo scraping illimitato di contenuti condivisi in rete, il che gli permette non solo di creare un contenuto, ma anche di realizzarlo imitando lo specifico stile di un creatore, anche vivente".