Priorità quali la salvaguardia delle persone nei luoghi di lavoro, tra ambienti a numeri contingentati e smart working, o la relazione tra flussi di cittadini e traffico automobilistico individuale indicano la strada di una città rifunzionalizzata, che eviti il concentramento in poche aree urbane di attività quali istruzione, commercio, servizi alla salute e welfare territoriale, favorendone invece la distribuzione nei diversi quartieri. È il cosiddetto modello di “città dei 15 minuti”, promossa da Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, a cui si ispirano altre realtà che stanno puntando sulla mobilità sostenibile e a corto raggio – Milano, Barcellona e Londra, per esempio.
“Se i servizi e le professioni di primaria importanza vengono ridistribuiti in modo più efficiente”, spiega Philipp Rode, professore associato e direttore esecutivo del programma Emergency Government for Cities alla London School of Economics (LSE), “si può ricalibrare il dualismo tra centro e periferia. Migliorando anche le condizioni generali dei quartieri più a rischio: durante il lockdown a Londra sono stati erogati servizi di assistenza per i senzatetto o i più poveri indicando la strada per una città più sicura e inclusiva. Serve però l’azione combinata delle politiche pubbliche, per dirne due, sui trasporti urbani e il lavoro.
Una maggiore decentralizzazione del lavoro e incentivi allo smart working – in questi mesi abbiamo operato un sorprendente esercizio di riorganizzazione del lavoro a distanza che possiamo capitalizzare – possono ridurre la pendolarità delle persone e suggerire orari più flessibili, evitando la concentrazione nelle ore di punta, così come indicare nuovi ambienti ‘smart’ quali spazi condivisi e accessibili su base temporale. Ciò avrebbe effetto sul trasporto pubblico, che deve essere incentivato ma a fronte di strumenti di sicurezza affidabili – dai dispositivi di protezione individuale alle app per evitare gli assembramenti, ai detector di temperatura, ai sistemi automatici di sanificazione. La ridistribuzione dei servizi a corto raggio e un sistema di vie pedonali, ciclovie e trasporti collettivi elettrici a guida assistita potranno offrire un’alternativa al ritorno massiccio e insostenibile all’automobile”.