Disorientamento e claustrofobia
Da questo momento, la struttura architettonica del corridoio diventerà un elemento ricorrente nel lavoro di Bruce Nauman, sviluppato a partire dalla fine degli anni ‘60 in opere e installazioni sempre più complesse. Nel contesto museale, il corridoio serve ad attutire e poi intensificare la risposta acustica, visuale e cinestetica di chi passa attraverso la parete o intorno a essa. In questo tipo di installazioni, non è, quindi, più, soltanto, il corpo dell’artista, ma è quello del pubblico a diventare il possibile soggetto performativo, fruitore e al contempo attivatore dell’opera.
Passare all’interno di questi corridoi, ricreati fedelmente, seguendo alla lettera le istruzioni scritte dall’artista, è un’esperienza intensa, che può generare disorientamento e senso di claustrofobia. Questo è, del resto, il senso ultimo dell’arte performativa, che è fatta per generare una risposta, anche se negativa, nel fruitore.
L’opera incarna una poetica sensoriale: l’artista sta sperimentando e ci invita a sperimentare con lui. Questo lasciarci andare alla sperimentazione, diventando così da spettatori a performer e, quindi, parte dell’opera stessa, è il passaggio fondamentale per comprendere il lavoro di Bruce Nauman e, in generale, l’arte performativa.