Luigi Ferrario sul restauro del primo Fienile della Cascina dei Mulini Asciutti nel Parco Reale di Monza racconta un'interessante storia di rigenerazione urbana. Ma manca ancora un tassello per completare l'opera: i mobili...

Ogni luogo ha una storia da raccontare e quella della Cascina dei Mulini Asciutti progettata da Giacomo Tazzini, architetto e ingegnere, allievo del Canonica, dal 1832 al 1836, all'interno del Parco della Villa Reale di Monza ha ancora molto da svelare. In modo particolare alle nuove generazioni, che forse meno conoscono del passato ma sono anche le più empatiche ad accogliere le istanze del futuro.

Dal 2010 questo luogo è sede del Centro di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità (CEAS) gestito dalla onlus CREDA che qui svolge corsi e attività formative rivolte a scuole, aziende e cittadini. Corsi di apicultura e panificazione, ma anche eventi e iniziative culturali come mostre, meeting, installazioni di land art, concerti e spettacoli teatrali.

Ci si arriva a piedi o in bicicletta al complesso monumentale perimetrato dalla roggia e formato da quattro edifici di impianto simmetrico gravitanti sulla Cascina con funzione storica di Mulino. Le sue macine hanno prodotto quintali e quintali di farina ogni giorno fino al dopoguerra grazie alla forza dell’acqua del fiume Lambro che ne azionava le sei pale ancora oggi visibili e in movimento. Poi, il piccolo forno per la cottura del pane, il ponticello posizionato in un angolo del cortile e i due fienili, in parte deputati a granaio e ricovero per gli attrezzi, arricchiscono di immagini la scoperta dei sapori antichi dell'insediamento che guarda al futuro. L'architetto Luigi Ferrario si è occupato del restauro del fienile a sud, quello più vetusto ma anche rimasto come Tazzini l'aveva immaginato: un pregevole edificio dai muri perimetrali in pietra e laterizio a vista ritagliati da una sequenza di arcate, con un tetto a due spioventi, i bei solai dall'orditura in legno e la copertura esterna in tegole alla piemontese.

Di ferro sono i serramenti leggeri che chiudono le arcate finestrate nella trasparenza complessiva dell'involucro, di legno grezzo a doghe il pavimento, al primo piano già predisposto con flessibili punti luce a terra che dialogano con la texture delle travi lignee ripulite e recuperate. Abbiamo potuto contare su bravissime maestranze locali per raggiungere un risultato di qualità nei dettagli"

Sono circa 300 metri quadrati ripensati ora, grazie al consistente co-finanziamento della Fondazione Cariplo, per ospitare al piano terra la reception del centro della onlus, un piccolo shop per i prodotti bio che auto-produce, una sala riunioni/laboratorio in tema di ricerca sulle energie verdi e sulle coltivazioni biologiche sperimentali e al primo piano una grande sala che accoglierà un innovativo laboratorio Tinkering e Biomimicry per favorire lo sviluppo di tecnologie sostenibili ispirate alla natura, oltre alla possibilità di ospitare mostre temporanee, science cafè e altri eventi culturali.

“Abbiamo ricostruito dai disegni originali l'evoluzione storica dell'edificio e di concerto con la Sovrintendenza, dopo averlo consolidato e coibentato, abbiamo riaperto completamente lo spazio centrale, dove prima entravano i carri che trasportavano il fieno” spiega Luigi Ferrario. “Tutto ha così acquisito un maggiore respiro sottolineato da un'altezza che al colmo arriva a più di otto metri. L'innesto di una nuova scala snella ed essenziale in lamiera piegata – la mia passione – con le pedate dei gradini in legno ha poi risolto il collegamento tra i due livelli”, continua.

“Di ferro sono  i serramenti leggeri che chiudono le arcate finestrate nella trasparenza complessiva dell'involucro, di legno grezzo a doghe il pavimento, al primo piano già predisposto con flessibili punti luce a terra che dialogano con la texture delle travi lignee ripulite e recuperate. Abbiamo potuto contare su bravissime maestranze locali per raggiungere un risultato di qualità nei dettagli”. Ora il restauro è finito ma lo spazio è vuoto. Mancano gli arredi, poche cose belle di design. Al piano terra, dove la reception del centro è il manifesto delle attività della onlus, tavoli, sedute, scaffalature, vetrine espositive dei prodotti in vendita. Al piano superiore, sedute polivalenti e un piccolo sistema espositivo flessibile secondo le installazioni declinate nelle esposizioni temporanee. Arredi cercasi!