Come un progetto di design perfettamente pensato, l'Arcadia Cinema di Melzo è nato con uno scopo preciso: rendere la visione cinematografica indimenticabile.
Lo fa fin dal suo esordio inseguendo una tradizione della famiglia esercente, i Fumagalli: investendo sulla qualità dell'immagine, della proiezione, dell'esperienza in sala e di tutta la comunicazione e le attività culturali collaterali pensate per creare una vera e propria community di appassionati.
È questo mix - di grande successo - uno dei possibili futuri del cinema? Lo abbiamo chiesto a Laura Fumagalli, responsabile marketing e (come le piace definirsi, da tradizione) esercente di Arcadia Cinema, ora un sistema di sale che include quella di Melzo e altre tre: a Erbusco (BS), Bellinzago Lombardo (MI) e Stezzano (BG).
Come è nata l’idea del cinema Arcadia?
Laura Fumagalli: "La nostra è un’attività a conduzione familiare: mio padre è entrato nel settore nel 1979, occupandosi della gestione e della programmazione di un cinema di Melzo, il Centrale, già allora punto di riferimento per le varie innovazioni tecnologiche del settore.
Ci piace ricordare come il successo di Arcadia sia dovuto a questa storia, a questo anelito a voler essere i primi a introdurre nel mercato italiano tutte le novità che contribuiscono a rendere indimenticabile la visione cinematografica.
Il Centrale di Melzo ha rappresentato una sorta di faro per gli appassionati. Si pensi che nel 1988 ospitò l’anteprima in 70mm di “L’ultimo imperatore” di Bertolucci, alla presenza di Vittorio Storaro (autore della fotografia del film) e con lo stesso Bertolucci in collegamento telefonico.
Quella sala era già all’avanguardia sia dal punto di vista dell’immagine (con la possibilità, appunto, di proiettare in 70mm) sia da quello audio (con i vari sistemi di decodifica, quali il Doby Digital e il DTS).
In seguito, abbiamo pensato di trasferire la nostra esperienza e il nostro entusiasmo in un altro cinema, che facesse tesoro dell’esperienza del Centrale. Così, nel maggio 1997, con la proiezione di La donna che visse due volte in 70mm, abbiamo inaugurato il primo multiplex italiano, l’Arcadia di Melzo (ancora oggi l’unico stand alone, gli altri Arcadia di Bellinzago Lombardo, Erbusco e Stezzano si trovano all’interno di centri commerciali).
Il nostro è un percorso iniziato 45 anni fa e che prosegue ancora oggi, e che si è sempre posto come obiettivo imprescindibile quello di offrire agli spettatori il film esattamente come è stato concepito dal suo autore.
Mi piace definire il nostro modo di lavorare con questo termine inglese, consistency, che potremmo tradurre con ‘coerenza’. Ecco, noi pensiamo di essere sempre stati coerenti con la visione che, sin dagli albori, ha dato forma alla nostra attività".
Quando avete capito che la qualità (straordinaria) delle proiezioni era la strada da perseguire?
Laura Fumagalli: "Sin dai tempi del Centrale abbiamo monitorato tutte le evoluzioni del settore. Per la realizzazione di Arcadia Melzo abbiamo coinvolto Vittorio Storaro – che ha scelto il nome del cinema e quello delle cinque sale che ne fanno parte: Aria, Acqua, Fuoco, Terra ed Energia, la nostra sala Premium – e anche la Lucasfilm di George Lucas, che ci è stata di supporto sia per gli aspetti legati all’innovazione tecnologica sia per quelli strutturali e architettonici, portandoci a sviluppare cinque sale totalmente indipendenti l’una dall’altra, così da evitare qualsiasi tipo di ponte acustico fra esse.
La ricerca costante di implementare le ultime tecnologie ha permesso ad Arcadia di essere il primo cinema in Italia a proiettare in digitale (dal 2001); in seguito abbiamo introdotto il 3D e l’High Frame Rate (una nuova tecnica di ripresa e proiezione che abbandona lo standard ‘classico’ dei 24 fotogrammi al secondo per introdurre una nuova velocità, dai 48 ai 60 fotogrammi, così da generare immagini più fluide, nda), adeguando costantemente i nostri impianti a queste novità".
Cosa rende l'esperienza in sala indimenticabile?
Laura Fumagalli: "Quello che ci ha sempre guidato è stata la voglia di differenziare la visione all’interno di una sala cinematografica, che per noi deve essere un’esperienza paragonabile a nessun’altra.
Per raggiungere questo obiettivo abbiamo puntato su tre aspetti primari.
Il primo è la grandezza degli schermi: per noi le sale devono avere degli schermi enormi, impossibili da immaginare in un contesto domestico. La maestosità dello schermo rappresenta l’aspetto di maggior impatto emotivo per il pubblico, ce ne accorgiamo dalle reazioni dei nostri spettatori che, appena entrati in sala, iniziano a scattare foto agli schermi e a condividerle.
Il secondo aspetto riguarda l’assoluta qualità degli impianti audio: il suono è un elemento fondamentale e quindi le nostre sale Energia (quella di Melzo e le due di Stezzano) sono dotate di impianto Dolby Atmos™ con casse Meyer Sound (un brand di San Francisco riconosciuto per l’eccellenza nel suo settore. Alcune band, come i Metallica, pretendono esclusivamente le casse del marchio per i loro concerti).
Il terzo riguarda la bellezza degli spazi architettonici. Se conosce Melzo, saprà che pochissimi cinema al mondo hanno un atrio così grande, che rappresenta un ideale percorso di allontanamento dal mondo reale e di progressivo avvicinamento verso la dimensione del sogno e della fantasia.
Un atrio che è da sempre stato punteggiato da creazioni dalle dimensioni monumentali, provenienti dai film che abbiamo amato proiettare.
Se questi tre sono i pilastri della nostra visione, non bisogna dimenticare anche l’importanza della pulizia e del comfort delle poltrone. È grazie a questi accorgimenti se la sala Energia di Melzo ha ricevuto nel 2017 il premio ICTA (International Cinema Technology Association) quale miglior sala d’Europa.
Premi come questi, normalmente, se li aggiudicano i colleghi tedeschi, francesi o inglesi, per questo è un orgoglio averlo conquistato".
Come coinvolgete il vostro pubblico, oltre ai momenti in sala?
Laura Fumagalli: "Cerchiamo di coinvolgere gli spettatori anche mostrando loro aspetti del nostro lavoro che altrimenti sarebbero preclusi. Sulla nostra pagina Instagram, per esempio, abbiamo pubblicato un video che mostra il percorso compiuto dalla pellicola di Oppenheimer per arrivare da noi, a partire da Los Angeles e fino al momento in cui l’abbiamo montata sul nostro proiettore.
Poi coinvolgiamo gli spettatori anche attraverso proiezioni o iniziative speciali. Per esempio recentemente, per preparare l’uscita di Oppenheimer, abbiamo riproposto sia una selezione di film di Christopher Nolan (Interstellar, Tenet e Inception), sia 2001: Odissea nello spazio, tra i film preferiti dello stesso Nolan.
A questa proiezione abbiamo abbinato una conferenza scientifica dell’astrofisico Luca Perri, che in due ore e mezza ha spiegato al pubblico tutti gli aspetti scientifici presi in esame dal film. E vedere accorrere intere famiglie da ogni parte d’Italia per assistere alla proiezione di 2001 Odissea nello Spazio in 70mm e poi alla conferenza, è stato davvero emozionante".
I vostri più grandi successi?
Laura Fumagalli: "Direi sicuramente le conferenze di cui le ho appena parlato, ma anche i film di Star Wars, la proiezione di The Hateful Eight di Tarantino ancora in 70mm e quella di Apocalypse Now introdotta da una masterclass di Vittorio Storaro che ha parlato della genesi del film di cui ha diretto la fotografia.
Qual è la sua ricetta contro la crisi dei cinema?
Laura Fumagalli: "Per scongiurare la crisi noi abbiamo bisogno dei grandi film dei grandi registi, quelli capaci di creare un evento. Se esistono i film esistono anche gli appassionati che corrono in sala a vederli.
Dopo il Covid il pubblico è tornato e continua a tornare, perché si rende conto del valore aggiunto rappresentato dalla visione in sala rispetto a quella domestica.
Quindi abbiamo bisogno di altri Oppenheimer, di altri Barbie e Indiana Jones. Nei prossimi mesi, per fortuna, avremo grandi titoli, come Napoleon, Wonka, la seconda parte di Dune…
E noi speriamo anche in una nuova generazione di autori italiani che possano avere un successo internazionale e contribuire anche loro a riportare il pubblico in sala".