Lei è capo della Ricerca & Sviluppo di Eni: sette centri di ricerca in Italia, mille persone che lavorano su progetti comuni, collaborazioni con settanta tra atenei e centri di ricerca. Come si attiva lo scouting dei nuovi modi di produrre energia? Come si fa selezione dei vari progetti in maniera che il time to market sia il più ridotto possibile e la ricerca abbia uno sbocco veloce nei nostri consumi e stili di vita?
Il nostro approccio consiste in primo luogo nel mettere a frutto le conoscenze e le tecnologie sviluppate nell’ambito delle nostre attività tradizionali per percorrere nuove strade. Si pensi ad esempio alle conoscenze che abbiamo del sottosuolo, dell’ambiente off-shore, dei processi chimici, alle molte tecnologie avanzate con le quali gestiamo le attività, alla nostra capacità di elaborare quantità massive di dati. Ecco, tutto questo lo utilizziamo per guardare oltre e disegnare nuovi percorsi che consentano l’utilizzo sempre più esteso di fonti rinnovabili e la progressiva decarbonizzazione dei nostri processi produttivi. Poi stringiamo accordi di collaborazione con atenei italiani ed enti di ricerca internazionali per condividere le competenze in stimolanti contesti di sviluppo e crescita. Infine collaboriamo con start up o spin off universitari che, in modo agile, ci portano idee nuove da valorizzare. Facciamo un grosso lavoro di squadra e, dove possibile, parallelizziamo le attività. Vogliamo ridurre il time to value, ossia il tempo che intercorre tra il momento in cui iniziamo a lavorare su una tecnologia e quando questa porta valore.