Internet fa ancora paura, ma la vita contemporanea è una precisa sovrapposizione di digitale e analogico. A ciascuno la scelta di come progettarla

I sentimenti verso il digitale sono contrastanti, a dir poco. È uno di quei temi contro il quale le categorie di pensiero tradizionali risultano drammaticamente obsolete, perché in effetti ancora non ci si è ancora risolti ad affrontare la questione da un punto di vista umanistico. E per quanto si parli molto di digital mindset, pochi sono davvero i pionieri di un nuovo modo di vivere. Internet è una macchina, quindi è pericoloso. Crediamo a un immaginario tecnologico che risale agli anni Cinquanta, in cui niente che non abbia una coscienza è davvero amico. Uno scenario che abita le fantasie di genitori preoccupati per i propri figli nativi digitali. O che alimenta sogni di digital detox e di mete remote in cui internet non arriva. La realtà è che il digitale ha migliorato la qualità di vita dell’intero pianeta e, soprattutto, ha reso tutti più liberi.

Un’autonomia di azione e una possibilità creativa che Mafe De Baggis, che di digitale si occupa da trent’anni, descrive nel libro Libera il futuro, quindici lezioni dal digitale per migliorare il nostro mondo, uscito per Enrico Damiani Editore nel dicembre del 2020. Un progetto nato poco prima dell’inizio della pandemia, che raccoglie trent’anni di esperienza in rete, nel media marketing e nella comunicazione digitale. “Non è un manuale ed è un libro molto meno tecnico di quelli che ho già scritto. Le mie esperienze e i tanti anni di workshop e lavoro in team nelle aziende mi hanno convinto che i risultati migliori arrivano quando vita professionale e personale si mischiano”. È nella sfera dei desideri e della spinta al cambiamento che esplode la creatività, una competenza che molti pensano di non avere o di non saper usare. 

“Internet ci rende più liberi, più leggeri. Apre le porte, ci mette davanti il mondo. Il grande equivoco è pensare che il computer sia una macchina alienante che nega l’umano, che i robot e l’intelligenza artificiale ci trasformino in anelli di una catena di montaggio. Ma è esattamente il contrario. È uno strumento che può essere usato per moltiplicare le scelte e le possibilità di fare ciò che si vuole”. Secondo Mafe De Baggis il grande malinteso sulla presunta azione alienante delle macchine è stato alimentato dalla diffusione di informazioni contraddittorie. Libri, articoli, film e documentari dicono tutto e il contrario di tutto. Ma soprattutto tendono a voler dimostrare che il digitale è un mostro dormiente, quando non un raffinato strumento manipolatorio.

“Esiste un internet cattivo. Lo si vede sui social, quando notizie o opinioni degli influencer sono volutamente utilizzati per alimentare paure e pregiudizi. L’antidoto è conoscere, sapere cosa sta succedendo. È utile sapere, ad esempio, che Facebook e Netflix competono per avere l’attenzione del pubblico. Quindi non stupisce che un docufilm come The Social Dilemma passi per un’inchiesta giornalistica super partes” spiega Mafe De Baggis. La soluzione agli enigmi dell’informazione è adottare un approccio umanistico, e lasciare per un attimo fuori i tecnici dalla dialettica buono/cattivo. “Serve un approccio tecnologico, non informatico”.

Il digitale è un ulteriore piaga della modernità? Meglio chiederlo ai filosofi, a chi si occupa di anime e di emozioni, agli esperti di ideali, utopie e, soprattutto, di desideri. Perché Libera il futuro parla soprattutto di questo. Di come desiderare, di come operare nella realtà per costruire delle vite che assomigliano a noi umani del ventunesimo secolo. Esistenze rivoluzionarie, nuove, ispiranti. Impariamo da chi internet l’ha usato come lo strumento che è in realtà. Persone che sono partite da un’idea, da un’intuizione generativa. La creatività serve a manifestare quello che non esiste, non ad adeguarsi

“Il mio lavoro è insegnare a usare il digitale per cambiare i propri processi mentali. Lavoro sempre con persone creative, che però non riescono a vedere nei mezzi che hanno a disposizione un invito a usarli in modo personale. A metterci del proprio. I social, ad esempio, funzionano quando tu funzioni. Non c’è nessuna ricetta segreta, a parte se stessi”. Quindi cosa impedisce di cogliere l’opportunità di essere e fare ciò che si desidera? “È comodo pensare che niente possa cambiare perché siamo vittime delle circostanze. Ma questo momento storico è ideale per inventarsi persino come usare la tecnologia. Dopo l’alfabetizzazione digitale, ci vuole un’alfabetizzazione creativa. Il problema è che tutto questo ci mette davanti alla libertà di manifestarci e di esprimerci. Una possibilità che fa una paura tremenda” conclude Mafe. 

Siamo fragili, sappiamo poco, non riusciamo a immaginare il futuro da qui a qualche mese. Ma possiamo decidere di essere veloci o lenti, digitali o analogici. Di sicuro l’esistenza di questi tempi è una sovrapposizione innegabile di entrambe le cose. 

 

In apertura, Pipilotti Rist, Cinquante Fifty. Ph. Courtesy Castello di Rivoli.