Tessuti che nascono dagli agrumi, dalla plastica, dagli scarti del marmo. Viaggio nell’ultima ondata ecologica che sta per abbattersi sul mondo dell'arredo

Per essere sostenibili, ci vuole la stoffa giusta. Coriacea o impalpabile, setosa e lucente. Ma, soprattutto, bella e pronta per il grande salto. Una generosa ondata di bellezza ecologica sta per abbattersi sul mondo del tessile per il mobile. A muoverla è una serie di aziende e startup nate il più delle volte iniettando sostenibilità nella moda e finalmente mature per la casa e l’arredo, incluso quello di lusso, una dimensione dalle performance più complesse rispetto a quelle del fashion, ma che, dopo un percorso di crescita, molte realtà sono adesso in grado di assicurare.

“La sostenibilità è ormai un valore imprescindibile: dopo la fase del dubbio – moda o interesse genuino? – è arrivato il mercato a richiederla mettendo fine al dibattito”, dice Gian Paolo Venier, art director dell’azienda friulana Abitex che a breve presenterà un nuovo tessuto dalle proprietà elastiche di un chewing-gum (da qui il nome, B-Chew) che lo rendono perfetto per rivestire sedute haute couture.

B-Chew nasce dal riciclo del Pet, dopo una sofisticata ingegnerizzazione che lo rende perfetto indoor e outdoor: “Non soltanto arriva dalla plastica il tessuto, ma anche il filo, per evitare il paradosso di cucire un materiale di pregio con un altro di qualità diversa”. Una scommessa vinta sotto il piano della ricerca, e, cosa non scontata, dell’estetica: “Il Pet non ci ha impedito di realizzare B-Chew in palette che una serie di aziende a cui lo abbiamo mostrato in anteprima hanno già apprezzato”.

A dimostrare che bellezza e sostenibilità marciano felicemente insieme arriva un’altra storia, quella della partnership tra Fili Pari e Bentley Home. La prima è la startup milanese nata nel 2017 tra i banchi del Politecnico di Milano dall’intuizione di Alice Zantedeschi e Francesca Pievani di rendere impermeabile, antiabrasione e lucente un tessuto spalmandolo della polvere residua della lavorazione del marmo; la seconda, il brand per la casa di Luxury Living Group nato nel 2013 per portare nell’interior l’eccellenza e lo stile del marchio britannico di automotive.

In questo caso, la partnership ha permesso di lanciare nel furniture Marm/More, il materiale brevettato da Fili Pari che aveva già debuttato nel fashion con una collezione di capi casual. “All’inizio la sfida è stata comunicare che polvere di marmo non vuol dire tessuto pesante” raccontano le due imprenditrici. Già dopo il debutto nella moda era nata molta curiosità intorno a Marm/More. 

Bentley Home è stato il primo marchio a farsi avanti in maniera convinta: per l’occasione, abbiamo adattato la nostra membrana al furniture, dove occorrono tessuti più strutturati, e sviluppato le stoffe con il nostro partner Limonta, altra collaborazione che rende il tessuto totalmente made in Italy”. Tecnicamente, il Marm/More rientra nelle finte pelli, categoria che spalanca a Fili Pari infinite possibilità nel mondo del mobile. E Wickham, la poltrona di Bentley Home nata dalla partnership, è il biglietto da visita migliore per portare la sostenibilità nel mondo del lusso. 

Debutta nel mobile con la sua storia iniziata nel fashion anche un’altra realtà nata come startup e ora impresa consolidata. Orange Fiber viene fondata a Catania nel 2014 da Adriana Santonocito e Enrica Arena con l’idea di trasformare in un tessuto setoso, impalpabile e stampabile il pastazzo, gli scarti della lavorazione di agrumi, sottraendone cento tonnellate l’anno al ciclo dei rifiuti e trasformando un problema di smaltimento in opportunità. “Arance e fashion design con un linguaggio mediterraneo oltre lo stereotipo”, racconta Arena.

La vetrina di Expo 2015, poi l’esordio nel 2017 con Ferragamo e la firma di Mario Trimarchi, le collaborazioni con H&M e E.Marinella e l’apertura, lo scorso ottobre, del nuovo impianto pilota in Sicilia. E ora l’ingresso in Tecla, l’habitat sostenibile di Mario Cucinella

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Sette anni vissuti sul filo del successo, un passo alla volta e senza azzardi, “perché la sostenibilità è una scommessa che si vince con le carte in regola e nei giusti tempi” aggiunge l’imprenditrice. “Da subito, Orange Fiber aveva attirato l’interesse di settori diversi, ma per il debutto nell’arredo avevamo bisogno di raggiungere gli standard e le performance richieste, più complesse che nel fashion. Con il tempo siamo riuscite a sviluppare tessuti con la versatilità, la lavabilità e la durevolezza richieste dal furniture, cosa che adesso ci apre le porte dei rivestimenti per l’ufficio, delle soluzioni per l’acustica e, in genere, degli interni”. La stoffa giusta, appunto.