Boom di vendite per i dispositivi IoT nel 2020. La vera sfida perché diventino strumenti di benessere domestico? Far sì che si parlino tra loro, dice Mattia Cerutti, responsabile dell’IoT Lab del Politecnico di Milano

Nel 2020 dati i vendita per i dispositivi IoT dedicati alla casa sono stati in crescita. Il pericolo è però quello di accumularne una grande quantità che non comunicano tra loro e che quindi disattendono lo sviluppo di un sistema domotico integrato, l’unico in grado di rispondere alle richieste di una utenza sempre più evoluta. Ne abbiamo parlato con Mattia Cerutti, responsabile dell’IoT Lab del Politecnico di Milano, che da sempre lavora all’integrazione tra i sistemi delle diverse marche.

I dati di mercato 2020 dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano hanno confermato che la nuova centralità che la casa ha guadagnato durante l’emergenza sanitaria ha favorito la vendita di alcune soluzioni smart, mentre altre sono state penalizzate.  Le soluzioni per la sicurezza – che comprendono videocamere, sensori per porte e finestre e serrature connesse – mantengono il primo posto per quote di mercato (21%)  con 105 milioni di euro, ma segnano  un calo del 30%  rispetto al 2019. La battuta d’arresto è evidenziata anche dal consumatore, che indica ancora la sicurezza come prima motivazione di acquisto di un oggetto smart ma con un calo di 9 punti percentuali (dal 36% al 27%). Continua invece la crescita degli smart home speaker, che agganciano le soluzioni per la sicurezza al primo posto, con un valore di 105 milioni di euro (+10%), pari al 21% del mercato, ma solo il 14% dei possessori di smart speaker li utilizza per gestire altri oggetti smart in casa.

Aspirapolvere e purificatori d’aria connessi, le new entry

Gli elettrodomestici rappresentano il 20% del mercato (in crescita del 17%), caratterizzati da un ampliamento dell’offerta connessa’ e con alcune tipologie, come i robot aspirapolvere e i purificatori d’aria, che hanno segnato un boom di vendite. Cresce anche l’uso delle funzionalità smart da parte dei consumatori, pari al 59% di chi possiede grandi e piccoli elettrodomestici (+19%). Caldaie, termostati e condizionatori connessi per la gestione di riscaldamento e climatizzazione hanno beneficiato degli incentivi di Superbonus e Ecobonus, segnando una crescita del 15% con vendite per 75 milioni di euro, pari al 15% del mercato.

La domotica è ancora un mondo di oggetti

“Il mondo delle smart home”, racconta Mattia Cerutti, responsabile dell’IoT Lab del Politecnico di Milano “è ancora caratterizzato da una esperienza utente che è frammentata e questo ostacola anche una adozione ottimale delle numerose soluzioni disponibili. Gran parte degli effetti negativi che caratterizzano gli spazi domotizzati sono dovuti proprio alla mancanza di interoperabilità tra i device e i sistemi esistenti. Spesso queste soluzioni sono interoperabili sono all’interno del brand di appartenenza”.

“L’IoT Lab interdipartimentale del Politecnico di Milano, di cui sono responsabile”, continua Mattia Cerutti, “unisce le competenze dei Dipartimenti di Ingegneria gestionale e di Elettronica Informazione e Ingegneria, e collabora con l’Osservatorio IoT lavorando all’integrazione dei sistemi. Open Lab Smart Home è una iniziativa consortile che coinvolge diverse aziende partner dell’Osservatorio con l’obiettivo di costruire un ecosistema per la smart home costituito da dispositivi di diverse case produttrici, in grado di abilitare degli use case evoluti, di supporto a molte delle nostre attività quotidiane”.

Oltre l’effetto gadget, verso l’interoperabilità

“Il nostro lavoro è quello di superare ‘l’effetto gadget’ che purtroppo vivono molti dispositivi della smart home”, continua il responsabile dell’IoT Lab del Politecnico di Milano. “Tutti noi compriamo molti dispositivi ma una volta concluso l’effetto di novità li accantoniamo e se continuano a funzionare lo fanno in una modalità a se stante e non integrandosi all’interno di un sistema comune”.

Nel 2018 l’attività del team del laboratorio aveva visto lo sviluppo di sette use case che miravano a fare abilitare diversi ambiti: la sicurezza, il comfort e i servizi di assistenza alla persona. La ricerca è proseguita e lo scorso anno l’IoT Open Lab ha cambiato formato. Il laboratorio è stato aperto agli studenti ed è stato realizzato un Hackathon in collaborazioni con le aziende partner. Un  evento al quale hanno partecipano esperti di diversi ambiti disciplinari dell'informatica: sviluppatori di software, programmatori e grafici.

“Abbiamo lavorato a nuovi use case”, racconta Cerutti, “Uno dedicato al supporto ai genitori in smart working; una soluzione di assisted living per i bambini. Attraverso videocamere, prese smart e sensori volumetrici si possono mettere sicurezza le aree della casa. Il secondo use case è un nuovo sistema di controllo accessi e di monitoraggio pensato per gli edifici”.

Nuovi player e servizi si affacciano al mercato

Conclude Mattia Cerruti: “Nell’ultimo anno abbiamo assistito all’arrivo di nuovi attori e a nuove iniziative, alla collaborazione tra produttori di sistemi per smart home e smart car, che apre a nuovi e interessanti scenari: Scavolini ha integrato Alexa nella sua nuova cucina Dandy Plus. È innegabile che gli assistenti vocali sono uno dei sistemi di integrazione domotica più efficaci (gli altri due macro ambiti sono quelli del Cloud to Cloud e dei Gateway multiprotocollo abilitati dalle application). Ma la nuova frontiera è quella dei servizi. Assieme al sistema di sicurezza le società vendono il salvataggio delle riprese. Assieme agli impianti di termoregolazione vengono proposti servizi di rilevazione guasti e assistenza, e anche il monitoraggio delle prestazioni e la gestione dei costi energetici. Molte aziende, e non solo del settore tecnologico, propongono servizi di telemedicina, assistenza a distanza. E non da ultimo, nell’ambito del fitness, e anche attraverso gli smart watch, programmi di personal training o il monitoraggio di programmi di wellness”.