Il format Instagram @suonarestella di Paolo Stella mescola reality, tutorial, masterclass e shopping experience. L’influencer: “Ai marchi di design dico raccontate la vita, non i mobili”

C’è grande confusione stamattina a casa di Paolo Stella, primo giorno del progetto e nuovo format digitale Instagram @suonarestella. Gente che smonta, sposta, impacchetta mobili e li porta via, stanze che si svuotano, suppellettili che scompaiono, pareti che si denudano. E in mezzo, a coordinare il tutto, lui: l’influencer del design che, con le sue storie, è riuscito nella mission impossible di trasformare l’arredamento in un hot topic per i più (ovvero: non, come sempre, solo per chi i mobili per mestiere li disegna, produce o vende).

Da oggi e per sei mesi, Paolo Stella renderà il suo pubblico (400k circa tra i suoi due account) partecipe della progressiva trasformazione della sua casa (courtesy di Boffi|DePadova e Mohd) e la userà come sfondo per raccontare storie e far succedere cose. Quali? Un po’ di tutto, dice lui vago come tutti quelli che sanno usare i social e li pianificano ma sono anche coscienti che testare gli umori del pubblico e adeguarsi con flessibilità massima è la regola numero uno. Quello che è certo è che @suonarestella sarà un format nuovo, incrocio tra reality, tutorial, masterclass di storia del design e shopping experience. Perché la grande differenza rispetto a quello che Stella ha sempre fatto è che tutto, nel palcoscenico della sua nuova casa, sarà acquistabile

Perché @suonarestella è un format interessante? La risposta è semplice e quasi banale: toglie il design dal suo piedistallo, lo porta in mezzo alla gente, lo spiega senza un atteggiamento cattedratico. Come si fa sempre di più – vedi, per esempio, anche le 90 puntate di Twitter Tv realizzate da Chiara Alessi per raccontare la vita degli oggetti, ora trasformate nel libro Tante care cose. Gli oggetti che ci hanno cambiato la vita edito da Longanesi (leggi qui perchè è da leggere– ma raramente con un format così pop, in grado di mettere insieme pubblico e vendita diretta.

“Il design va vissuto”, hai detto nella Story di presentazione del format @suonarestella. Cosa vuol dire?

Lo spiego con un esempio. Durante la pandemia, postavo ogni mattina un video sull’inizio della mia giornata che prevedeva di gustarmi un caffè ascoltando musica classica rannicchiato sulla poltrona Up di Gaetano Pesce. Un rito come tanti, ma che mi ha dato l’occasione di raccontare questo straordinario pezzo d’arredo per come lo vivevo davvero. Le reazioni sono state così tante e così entusiaste che persino Gaetano Pesce mi ha contattato: ha detto che raramente la sua Up era stata raccontata così bene. In realtà tutto quello che ho fatto è stato dare al pubblico quello che voleva in un momento di lockdown: riti, momenti di intimità condivisi, piccole storie di vita.

Qual è il segreto di un buon racconto sui social?

Si parla degli influencer come di personaggi alieni. In realtà sono solo persone che hanno imparato a usare i nuovi mezzi di comunicazione per raccontare la loro vita. Ognuno di loro ha un angolo, uno sguardo. Il mio è una lente di ingrandimento sul bello: cerco la bellezza in tutto e a forza di cercarla la si trova sempre. Magari in un dettaglio o solo per un attimo ma la bellezza c’è, bisogna aprire gli occhi per vederla e io aiuto la gente a farlo. Un po’ come la felicità…

Intendi che la bellezza dà felicità?

Assolutamente sì. La felicità, come la bellezza, è ovunque e per entrambe bisogna fare lo sforzo di volerle trovare: anche e soprattutto nelle piccole cose e nei momenti speciali. Ho visto persone malate lamentarsi meno di gente sana perché la felicità appartiene a chi, a prescindere da tutto, prende la sua vita in mano per decidere cosa farsene.

Leggi qui Roberto Palomba che ci spiega perchè siamo tutti influencer

Perché il mondo del design appare ancora così algido?

Non si è mai veramente mosso dalla comunicazione espositiva – quella tradizionale, la pubblicità con le foto super belle – per passare a quella dei media digitali in cui il prodotto interessa ma quando è nascosto nelle pieghe di vite desiderabili. C’è poi un problema di autoreferenzialità: un gran parlare ma solo tra coloro che già appartengono alla stessa cerchia, con ovvie cadute nei tecnicismi, nel gergo, con un effetto cricca’ che risulta respingente.

Pensi che il mondo del design abbia un alto potenziale sui social?

Assolutamente. Perché porta il bello nelle case della gente e il bello ci rende felici. Cosa cerchiamo tutti se non la felicità? Attenzione, quando dico ‘il bello’ non intendo il lusso ma le piccole cose alla portata di tutti: apparecchiare il tavolo con un pezzo speciale o con una geometria che ci piace, cucinare un piatto che ci dà gioia, regalarci un momento di apprendimento, relax, condivisione… Il design, che porta oggetti di senso nelle nostre case, può fare tutto questo. Ognuno può creare il suo momento e la sua storia, se impara a raccontarla.

Con che logiche riarrederai la tua casa in @suonarestella?

Non ci sarà uno stravolgimento del mio gusto. Però tutto cambierà, la casa sarà allestita con i mobili del mio primo partner, De Padova, con lampade e complementi d'arredo di brand ed epoche diverse (in partnership con Mohd) e con pezzi di una capsule realizzata in collaborazione con lo studio Palomba Serafini Associati. @suonarestella racconterà quindi, attraverso il mio vissuto e in modalità social, la storia di uno dei marchi italiani più importanti. Il tutto, oltre che sui miei account social, diventerà anche una puntata di Like, su La7. È una risposta alla domanda che sempre più marchi del design si fanno nell’era della pandemia: come possiamo raccontarci. L’ora di inventarsi nuovi format è arrivata.

Solo una persona con un following come il tuo può permettersi di creare un progetto del genere avendo ottime possibilità di farlo diventare un business. Cosa dice una constatazione come questa al mondo dell’arredo?

Va visto da un altro punto di vista. Perché io ho following di questo tipo? Perché racconto la vita. Ai marchi del design dico: raccontate la vita e non i mobili.

 

Foto di apertura di Manuel Bifari