Progettare macchine può anche voler dire utilizzare un linguaggio meccanico per sottolineare aspetti delle cose attraverso un impatto immediato e intuitivo. È il caso dei Raw Color, altro duo (questa volta olandese) che sfrutta meccanismi di tecnologia comune per mettere in scena il concetto di dinamismo cromatico. Pertanto anche un semplice ventilatore, piuttosto che una macchina per tritare documenti, possono divenire i dispositivi di una performance che esplora nuove strade di percezione del colore attraverso piogge colorate o macchie cromatiche in moto centrifugo.
Sempre con meccanismi e ingranaggi si manifesta il lavoro del giapponese Yuri Suzuki, un sound designer che indaga nuove sonorità proprio a partire dai processi meccanici. La sua Breakfast Machine sembra un’opera degna del più fantasioso tra gli inventori e spesso i suoi progetti utilizzano tecnologia bassa o desueta (vecchi computer e videogiochi, supporti digitali decisamente superati). Il suo è un modo di conservare la voce e il suono delle macchine in una versione 2.0 dell’animismo oggettuale, preservando la memoria acustica delle vittime dell’obsolescenza tecnologica, ma anche generando una diversa interazione sonora col mondo delle macchine.
Si tratta in realtà di una speculazione che non ha nulla di nostalgico o di reazionario. In un mondo che impone commercialmente il superamento della tecnologia, diventa estremamente interessante mettere in comunicazione realtà meccaniche così vicine nel tempo, eppure così lontane nella funzionalità. Per esempio i cileni gt2P (great things to people) si sono interrogati sul significato del passaggio dall’analogico al parametrico digitale in un ribaltamento di ruoli quasi spiazzante. Hanno infatti costruito una ‘macchina’ rudimentale e artigianale per realizzare forme parametriche senza l’ausilio del computer. Una guida di legno graduata segna ascisse e ordinate sulle quali impostare una curvatura che dipenderà anche dalla densità della materia prima utilizzata e dal suo peso. Il risultato sono opere di vasellame le cui curve complesse e frastagliate non hanno nulla da invidiare ai più innovativi sistemi Cad.
Ancora una volta il punto risiede nell’idea che governa la macchina e non il contrario. Le materie, l’intelligenza e i sensi sono elementi così aperti e variabili che nessuna tecnologia imposta dal mercato potrà mai imbrigliarli. Tutte queste ricerche dimostrano che non è necessario guardare troppo lontano da quello che è intorno o dentro di noi per indagare nuove strade. Per scoprire che, alla fine, la macchina tecnologicamente più sfidante ce la portiamo appresso da una vita e si chiama corpo.