Realtà aumentata, realtà virtuale, esperienze immersive. La tecnologia ci regala evasione e immersioni plurisensoriali ma trasformarla in strumento per la creatività dipende da noi

Quando si parla di tecnologia e immaginazione i pareri ruotano attorno a due termini che, troppo spesso, vengono sovrapposti e confusi: la realtà virtuale e la realtà aumentata. La prima permette di immergersi in un mondo digitale totalmente slegato da quello reale. La seconda accompagna invece la realtà fisica, aiutando gli utenti con informazioni e possibilità reali che si aggiungono al mondo quotidiano. In che modo possono, l’una o l’altra, alimentare la nostra immaginazione?

“La Realtà Aumentata è una di quelle innovazioni digitali realmente capaci di unire, ampliandone la portata, la concretezza del mondo fisico a quello immaginario”, dice Paolo Bagnoli, Head of Marketing della divisione telefonia di Samsung Electronics Italia. L’anno scorso, il gigante sudcoreano ha lanciato una App (Bixby Vision) che usa riconoscimento di immagini e realtà aumentata. “Si tratta di una tecnologia in crescita esponenziale già da anni che sarà sempre più utilizzata per qualificare le esperienze: dai viaggi allo shopping, dall’entertainment puro all’edutainment in ambito museale e artistico. Permettendo di arricchire gli elementi del mondo reale con una serie di informazioni percettive legate alle tecnologie di intelligenza artificiale, la Realtà Aumentata permette infatti di avere una interattività in tempo reale basata su diverse modalità sensoriali”. È ovvio che uno strumento del genere può essere anche fruito in modo passivo: l’equivalente di sedersi in poltrona e godersi lo spettacolo, per aumentato che sia. La differenza sta, come spesso avviene, in chi la tecnologia la usa. “Resta il fatto che la Realtà Aumentata è certamente un potenziale amplificatore della nostra immaginazione”, conclude Bagnoli. Per chi ha la capacità di metterla in azione.

Diverso è il discorso per la realtà virtuale che, soprattutto a seguito della pandemia, è sempre più sinonimo di evasione. E così i videogiochi, tanto screditati prima dell’epidemia Covid-19, ricevono la benedizione dell’OMS con la campagna #PlayTogetherApart che li promuove per il loro potere terapeutico di evasione. I games, infatti, garantiscono un potere terapeutico in quanto strumento di distrazione dalla realtà e mezzo di comunicazione sociale, permettendo di rimanere in contatto con i propri amici nelle diverse modalità multiplayer online. Ecco quindi che la tecnologia diventa una vera e propria via di fuga dall’isolamento forzato, che stimola l’immaginazione. Non caso, il lockdown, ha stimolato il rilancio del sito di Second Life, nato nel 2003 dalla società Linden Lab, che proponeva un ambiente virtuale pioniere della realtà 3D. Regioni da esplorare, eventi a cui partecipare, chat pubbliche e private, una valuta virtuale, con un avatar (il residente) a cui dare le nostre sembianze (oppure no). Oggi si legge sul sito un passo in più legato alla situazione mondiale: “Il lavoro a distanza si ridefinisce. Second Life offre una soluzione sicura e divertente per incontri virtuali, corsi e conferenze". Proponendosi quindi anche come piattaforma di meeting di lavoro o lezioni online. Ovviamente abbiamo molti strumenti, come Zoom,  Skype o Google Hangouts, sviluppati per semplificare l’incontro tra persone, ma le tre dimensioni di Second Life possono fare qualcosa in più: creare aggregazione, realizzare progetti più complessi, interattivi e creativi. E per tuffarsi nel magico mondo di Second Life, basta un semplice PC e una connessione internet.

Ma, al di là dell’ambito “gaming” o di svago, la realtà virtuale può davvero creare scenari in cui sognare? Forse la risposta sta nel trovare una soluzione che si possa porre in una giusta via di mezzo, tra la realtà virtuale e quella aumentata.

Come racconta Marco Tabasso, tra i fondatori di Anotherview: “Le nuove tecnologie oltre a poter essere usate in maniera efficace in fase di progettazione per immaginare uno spazio, permettono anche la concomitanza nello stesso ambiente domestico di realtà “altre” che ci consentono di “evadere” dal nostro “hic et nunc” per portarci altrove. La tendenza a rompere e deformare virtualmente le pareti che delimitano la realtà di uno spazio abitativo è sicuramente sempre esistita e la si può ritrovare nella scelta di determinati decori, nella presenza stessa di dipinti, pensiamo ad esempio a quadri di ambientazione naturalistica, nell’utilizzo di una illuminazione calda piuttosto che di una fredda e anche nella scelta degli arredi. Anche negli spazi pubblici questa tendenza è sempre stata evidente ad esempio nell’utilizzo degli affreschi, negli stratagemmi prospettici che modificano la percezione degli spazi o nella gestione teatrale delle fonti di luce”.

Prosegue Tabasso: “Le nuove tecnologie offrono una efficacia del tutto diversa perché, come nel caso di Anotherview, possono coinvolgere più sensi alla volta e in maniera più immersiva, dandoci la possibilità di “ritrarre” una giornata di 24 ore che scorre fuori dalla nostra finestra, fatta di piccole storie che osserviamo e di voci che risuonano nelle nostre orecchie: un mondo che ci appare attuale ma che in realtà fa parte del passato e provoca in noi una sorta di nostalgia del presente. Per ottenere questo in qualche modo, abbiamo utilizzato un approccio analogico ricostruendo attorno all’elemento virtuale del video una finestra che è una riproduzione artigianale di quella dalla quale abbiamo filmato in situ consegnando allo spettatore, oltre alla vista in sé, anche una parte della realtà fisica di quel luogo in un momento preciso della sua storia. Possiamo così, senza muoverci dal nostro soggiorno, guardare dei cavalli bianchi attorno a uno stagno in un giorno d’estate in Camargue oppure godere della vista di un appartamento dell’Upper East Side  a New York in pomeriggio d’inverno, affacciarci da una camera d’albergo su un affollato café di Saint-Germain-des-Prés; o ancora contemplare il Muro del Pianto a Gerusalemme, osservare un branco di elefanti attorno a una pozza d’acqua in Namibia, oppure contemplare la colorata vita dei Ghat da una casa galleggiante sul Gange durante i monsoni”.

La nostra immaginazione farà poi il resto: perché la mente umana può anche arrivare ad attivare gli altri sensi che, accompagnati dalle immagini e sensazioni che già ci appartengono, potranno aiutare a farci sentire sulla pelle il dolce soffio dei monsoni o a ricordare il profumo del mare.

Anotherview at Casa Fornasetti. Ph. Credit Tomaso Lisca


In apertura, International Liquid Finger Prayer’, installazione in realtà aumentata dell'artista Pipilotti Rist nell'ambito Tour [AR]T diToday at Apple, iniziativa di Apple, in collaborazione con New Museum, che nel 2019 ha proposto una serie di opere realizzate da artisti contemporanei in AR visualizzabili e fruibili in tutti gli Apple Store del mondo. L'installazione di Rist invitava i partecipanti a inseguire una forma luccicante in ambientazioni metropolitane. Photo Courtesy Apple.