Gli oggetti dei giovani designer ‘neo-Ming’ fondono struttura e decoro in raffinate soluzioni formali, eredi del simbolismo vissuto cinese che incardinava la dimensione domestica nel grande schema del cosmo

Ogni giorno, nell’emisfero boreale, il sole nasce a est, e, restando sempre nella metà a sud del cielo, dona una quantità maggiore di luce a ciò che è rivolto a meridione. Lo sanno bene le piante, che crescono più rigogliose sul lato a sud di boschi e di edifici. E lo sapevano bene i costruttori di chiese medievali, che orientavano a est le absidi delle loro costruzioni e i restanti volumi di conseguenza, così che i frequentatori della chiesa avessero sempre il sentore, senza bisogno di controllar una bussola o un’app, della propria posizione rispetto al cielo.

Questa consapevolezza ‘cosmica’ forniva un’esperienza di profondo radicamento nello schema percepito del mondo, individuata non al termine di una complicata ricerca ‘esistenziale’ ma vissuta in ogni singola azione quotidiana.

Lo stesso bisogno di incardinamento nella mappa cosmica di cielo e terra si trova alla base del concetto cinese di Feng Shui, che, al di là della banalizzazione a cui è andato incontro nel corso del tempo (divenendo poco più che una superstizione geomantica), nasce per fornire un riferimento esistenziale vissuto nel quotidiano attraverso la disposizione delle pareti e dei mobili. E se davvero l’arredo organizzato secondo i principi del Feng Shui può dare un qualche senso di benessere, ciò non deriva dal fatto di per sé di dormire con la testa a nord piuttosto che a sud, ma dalla consapevolezza incarnata della propria posizione nel mondo.

Se davvero l’arredo organizzato secondo i principi del Feng Shui può dare un qualche senso di benessere, ciò non deriva dal fatto di per sé di dormire con la testa a nord piuttosto che a sud, ma dalla consapevolezza incarnata della propria posizione nel mondo. "

Questa idea di arredo come ‘sestante domestico’ si è largamente perduta in epoca moderna. Soprattutto nell’Occidente industriale, lo sviluppo di un’idea astratta di arredo come spazio interno liscio e razionale, separato da un esterno scabro e rugoso, ha sovrascritto il concetto di domesticità come radicamento cosmico a favore di una gestione puramente intellettuale del progetto abitativo, scollegato dall’affondo sensoriale che impasta l’esperienza umana sulla terra.

Invero, il design postmoderno nacque proprio dal sentore che qualcosa era venuto meno nella definizione asettica dell’oggetto razionale, il quale, amputato della capacità di riverberare in sé un contesto più ampio – ciò in cui, propriamente, consiste il ‘simbolico’ – spinse alcune delle sensibilità più acute della cultura del progetto a tentare il reinnesto dell’antica densità simbolica nella quotidianità moderna.

È interessante notare, a questo proposito, come la forma della libreria Carlton disegnata da Ettore Sottsass ricordi, agli occhi di un orientale, quella di un ideogramma, al punto da poter essere ‘letto’ come se fosse una parola. Questa coincidenza è, in effetti, sintomatica. Rispetto alla parola scritta occidentale, fatta di segni grafici astratti, l’ideogramma orientale porta in sé il residuo iconico della cosa a cui si riferisce: più che parola alfabetica, l’ideogramma è la stilizzazione grafica di un’esperienza concreta e figurale.

Parola contrapposta a immagine da un lato, quindi, e parola fusa con l’immagine dall’altro. Una differenza nella concezione del segno che si coglie anche nel confronto tra progetto occidentale e progetto orientale. Mentre nel primo i mobili moderni, cioè astratti, sono nettamente distinti dai mobili decorativi, ornati e figurati, nel secondo, in particolare nel caso dei designer cinesi ‘neo-Ming’ (secondo una felice definizione del China Design Centre di Londra) mostrano una sensibilità grafica che risale a prima della separazione tra parola e immagine.

Il design postmoderno nacque proprio dal sentore che qualcosa era venuto meno nella definizione asettica dell’oggetto razionale, il quale, amputato della capacità di riverberare in sé un contesto più ampio – ciò in cui, propriamente, consiste il ‘simbolico’ – spinse alcune delle sensibilità più acute della cultura del progetto a tentare il reinnesto dell’antica densità simbolica nella quotidianità moderna. "

Hong Wei, per esempio, nella seduta Jian evoca il rapporto cosmico tra cielo e terra attraverso la combinazione strutturale del cerchio (che per gli antichi cinesi rappresentava il cielo) e del quadrato (che rappresentava la terra), mentre nella seduta Jing innesta l’immagine di un paesaggio tratto dalla pittura tradizionale cinese nell’architettura funzionale del prodotto, non come aggiunta posticcia del decoro alla funzione ma come fusione essenziale attraverso il recupero della sofisticata falegnameria Ming.

Una raffinatezza nella concezione plastica dell’oggetto che si trova anche nella linearità decorativa degli oggetti prodotti da Yuè Literati, o nelle sedute disegnate da Jerry Chen per il brand Chunzai. Mentre appena più spostato verso l’astratto, ma ancora nel modo ornato tipico dell’arredo Ming, sono la libreria Monk di Liu Yitong per MoreLess e la seduta Sì Jì di Shen Baohong per U+ Furniture, quest’ultimo quasi un pezzo di Art Nouveau europea del primo Novecento (quando il razionalismo non si era ancora affermato e nel design d’arredo – si pensi a van De Velde – l’ornamento veniva piegato a un uso strutturale).

Poetica e sottile come uno stelo calligrafico è la lampada da terra Fishermen prodotta da Shiershiman, che accoglie e illustra l’equilibrio gravitazionale tra cielo e terra nell’esile potenza del suo fusto, segno quasi impalpabile ma forte come un filo d’erba che sfonda il cemento. Sono infine le sedute Mix della giovane designer Bingqi Lee a unire deliberatamente Oriente e Occidente, nel riferimento esplicito al lavoro del gruppo Memphis, proponendo un ideale punto di sutura tra l’approccio ‘fusionale’ cinese, che scioglie l’astratto nel figurativo, e l’approccio ‘separato’ europeo, che giustappone la struttura alla figura.

Una differenza di filosofia estetica, prima che produttiva, che presenta un alto potenziale nel mercato contemporaneo, bisognoso di proposte che sappiano declinare i contenuti emozionali di cui il design non può più permettersi di fare a meno in una generale leggerezza d’arredo che diffonda calma e serenità.