Sempre secondo Liz Diller, il perno intorno a cui ruota il successo della High Line – o del parco Zaryadye di Mosca e del suo milione di visitatori nel primo mese di apertura – è il verde. Non il progetto paesaggistico inteso come definizione estetica di un luogo artificiale, ma il rilancio della natura spontanea, della re-invasione di erbacce e flora locale, che ovviamente si popola poi di animali selvatici, dagli insetti ai piccoli mammiferi. Utili al restauro di un equilibrio virtuoso in cui i confini fra civile e non civile diventano inutili.
La fluidità fra verde e ambiente “mineralizzato” è in effetti la grande sfida, climatica e economica, delle aree metropolitane. Perché i cittadini si sentano a proprio agio e possano davvero sfruttare lo spazio pubblico, occorre che la natura urbana sia un sistema integrato, libero, che viene coabitato da umani, animali e piante. È l’uscita dal mindset antropocentrico necessaria a immaginarsi un pianeta più sano.