È ancora possibile comprare un arredo di qualità e ben fatto, oppure le aziende protagoniste del made in Italy si sono posizionate sulla fascia alta del mercato per clienti alto-spendenti, soprattutto stranieri? Lo chiediamo a designer, aziende e rivenditori

“Noi che siamo la patria del design non siamo riusciti a sviluppare un design per tutti come ha fatto Ikea”, dice l’architetto Mario Cucinella. “È vero che l’Italia è sinonimo di manifattura di alta qualità - un’eccellenza che dobbiamo tenerci stretta - però la qualità creativa del nostro Paese dovrebbe proporre anche soluzioni democratiche, oggetti semplici, pensati per la vita di tutti i giorni: un cavatappi, un tagliere, un portalibri”.

Oggi è ancora possibile comprare un arredo di qualità, bello e ben fatto, oppure le aziende protagoniste del made in Italy si sono posizionate sulla fascia alta del mercato per clienti alto-spendenti, soprattutto stranieri?

“I big dell’arredamento come pricing guardano al mercato estero e si posizionano su una fascia di prezzo molto alta”, spiega Andrea Salvioni, responsabile acquisti degli showroom Salvioni Design Solutions, tra i principali rivenditori in Italia.

“I listini dei grandi marchi mediamente sono cresciuti del 30 per cento negli ultimi nove anni. Se nel 2014 con 8mila euro si comprava un divano top di gamma, oggi, con lo stesso budget, si può acquistare un modello entry level di altre aziende, sempre di qualità, ma non dei top brand”.

Per capire meglio il fenomeno bisogna inquadrarlo nel turbolento contesto economico in cui le aziende navigano a vista da tempo.

I prezzi sono aumentati perché è lievitata l’inflazione (+21,09 per cento nell’ultimo decennio, dati Istat), per la crisi energetica, l’incremento dei costi delle materie prime, ma anche “per la difficoltà di trovare personale specializzato e per la chiusura di tante piccole aziende terziste”, sottolinea Beatrice Frattali, alla guida degli showroom romani Frattali Perfect Living, che continua: "Le aziende accessibili e con prodotti di qualità e durevoli esistono, sono marchi meno blasonati ma sempre rappresentativi del made in Italy.

I brand di design si sono spostati effettivamente su una fascia alto spendente, ma in alcuni casi hanno a catalogo almeno un modello o prodotto entry level di ottima qualità con costi abbastanza accessibili".

Il design sta diventando un bene di lusso?

“Il punto è che la clientela di fascia media sta sparendo a causa di tutte le politiche italiane sbagliate”, sottolinea Massimiliano Messina, presidente di Flou, una tra le (poche) aziende storiche made in Italy che riesce a rimanere ancorata al mercato italiano (con il 70 per cento di vendite entro i confini nazionali).

“I nostri clienti diminuiscono di anno in anno per la crisi demografica, e la fascia media è in sofferenza da tempo. Non potendo posizionarci verso il basso, siamo costretti a rivolgerci ai clienti con buona capacità di spesa”.

Ma è ancora possibile immaginare un design per tutti, democratico, che entri nelle case di tutti gli italiani per portare bellezza, comfort e funzionalità? Si possono produrre arredi di qualità a costi contenuti?

Lo chiediamo ai protagonisti del settore, cioè i designer, le aziende e i rivenditori.

"Un dato è certo”, conclude il rivenditore Salvioni: “C’è un grande vuoto nel mercato tra i marchi di fascia medio-alta e quelli di fascia bassa. È un vuoto che potrebbe essere colmato, ma ci vorrebbe un piano industriale olistico”.

Mario Cucinella, architetto e designer

“Abbiamo una tradizione manufatturiera del design di altissimo livello, questo ha portato le aziende a posizionarsi in un mercato di alta fascia. Ma in un momento storico di grandi disuguaglianze sociali, dovremmo cominciare a pensare a oggetti belli, ben fatti, utili ma alla portata tutti. Oggi le filiere si sono accorciate, i giovani designer come degli artigiani del futuro possono autoprodursi con piccole stampanti, facendo del design adattivo, cioè stampando non in maniera ripetitiva, è un'opportunità che prima non avevamo, si può stampare con tanti materiali, dalla creta alle plastiche riciclate e alla cellulosa.

Ma i giovani vanno aiutati, magari dalle stesse associazioni di categoria. È un peccato pensare che il design italiano possa diventare solo quello esclusivo del lusso.

Ci sono tante aziende piccole che fanno prodotti utilizzando materiali riciclati, per una clientela giovane più attenta alle tematiche ambientali. Le aziende top di gamma, accanto alle collezioni di alto profilo, potrebbero proporre delle linee più democratiche, mobili semplici e di qualità che rispondono alle esigenze del largo pubblico.

Si potrebbe creare una sorta di consorzio di aziende che realizza prodotti belli e accessibili da vendere in un grande negozio del made in Italy, e siccome abbiamo i designer più bravi del mondo, non sarebbe un problema. Noi in Italia viviamo immersi nella bellezza, ma in generale nel mondo c'è una regressione nei confronti delle cose belle e un impoverimento sulla qualità delle cose, dobbiamo trovare un modo, tutti insieme, per riportare la bellezza nella quotidianità”.

Alessandro Stabile e Martinelli Venezia (Vittorio Venezia e Carolina Martinelli), designer di Oto Chair

"Per rispondere a questa domanda, cioè se sia ancora possibile comprare un arredo di qualità, ben fatto e che non costi una fortuna, bisogna innanzitutto allinearsi su cosa significa arredo di qualità e ben fatto. È una definizione che mette insieme tante componenti: la qualità del materiale, la sapienza nelle lavorazioni, il rispetto non solo dell'ambiente ma anche dei diritti dei lavoratori e la cura verso le persone che infine utilizzano l’arredo.

Noi aggiungiamo altri tre parametri, forse meno misurabili, ma indubbiamente necessari: la bellezza, l'intelligenza e l'unicità di un progetto, per noi valori imprescindibili per determinare se un prodotto è di qualità. Per produrre qualità a costi contenuti è necessario averlo come obiettivo sin dal principio del progetto e che tutti gli attori coinvolti (azienda, designer, sviluppatori tecnici, terzisti, distributori) siano in costante dialogo per guidare il progetto in questa direzione.

Oto chair è un progetto corale, nato dall'idea di noi designer, maturato senza essere snaturato dall'imprenditore Alex Pegoraro e sviluppato con un intenso dialogo con ingegnere, stampista, stampatore, produttori del packaging ed esperti di logistica.

Oto Chair è una sedia montabile in plastica riciclata stampata ad iniezione, tutti i pezzi sono stampati contemporaneamente.

Viene spedita in un packaging piatto realizzato in polpa di cellulosa riciclata e riciclabile, dimensionato per ottimizzare il trasporto su pallet tanto che si riescono a trasportare un numero di sedie cinque volte maggiore rispetto lo standard. Per ogni sedia acquistata, grazie alla partnership con Ogyre, viene recuperato mezzo chilo di rifiuti marini.

Il prezzo democratico (99 euro, spedizione inclusa) è dovuto alla scelta della tecnologia produttiva che permette, a fronte di investimenti, un'ottima serialità produttiva.

Alcune caratteristiche che ne determinano la sostenibilità ambientale permettono anche di avere dei costi più contenuti: lo stampo è grande un terzo rispetto ad una sedia tradizionale stampata intera, inoltre abbiamo ottimizzato gli spessori di tutte le parti, infatti la sedia pesa solo tre chilogrammi, e anche il trasporto costa molto meno occupando il packaging poco spazio”.

Michele e Giovanni Gervasoni, ceo e terza generazione dell’azienda di famiglia fondata nel 1882

“Nel mondo dell’arredo sta oggi accadendo quello è avvenuto tempo fa nella moda, cioè il mercato si sta dividendo in due: da un lato i marchi che puntano sul lusso proponendo arredi dai costi sempre più elevati, dall’altro le aziende che invece si posizionano su una fascia più accessibile.

È cresciuto globalmente il mercato del lusso, di conseguenza le aziende dell’arredo hanno iniziato a rivolgersi a un nuovo e sempre più ampio pubblico di fascia alta, proponendo modelli di alta qualità nei materiali, nelle lavorazioni, nel design, nell’attenzione minuziosa ai dettagli e con una sempre maggiore personalizzazione, e ciò comporta inevitabilmente un aumento dei prezzi.

La scommessa di Gervasoni degli ultimi dieci anni è stata quella di cercare di rendere l’artigianalità italiana il più possibile industriale, elevandone i pregi e riducendone i costi, così da riuscire ad essere una delle poche eccezioni del mercato alto con prezzi concorrenziali. Per mantenere alta la qualità e i costi ragionevoli ragioniamo per collezioni e non per singoli prodotti: l’ampia varietà offerta dall’azienda non dipende solo dalle infinite possibilità di personalizzazione del singolo prodotto, ma dalla presenza di numerose e vaste collezioni, tutte abbinabili tra di loro per dare vita a infiniti universi domestici.

Inoltre, ricerchiamo nuovi materiali dalle ottime qualità tecniche ed estetiche ma contenuti nei costi, e confrontiamo i fornitori e i terzisti per trovare il migliore rapporto qualità prezzo".

Massimiliano Messina, presidente di Flou

“È possibile ancora comprare prodotti a un prezzo alla portata della fascia media, ma è vero che le nostre nuove proposte rientrano tutte nella fascia alta. L’evoluzione dei nostri clienti ci porta a spingere sull’innovazione e sulla ricerca, e questo significa utilizzare spesso materiali di nicchia o non molto diffusi e quindi più costosi.

Però fortunatamente in Italia ci sono diversi prodotti celebri e storici che mantengono lo stesso posizionamento di prezzo. Il letto Nathalie, progettato nel 1978 da Vico Magistretti - il prodotto con cui è nata Flou - è sempre il nostro letto più venduto di sempre, il suo prezzo è aumentato in modo fisiologico seguendo l’inflazione e oggi è venduto intorno ai 3mila euro, che non è sicuramente un primo prezzo, ma è una cifra ancora accessibile.

Nei nostri quarantacinque anni di storia, abbiamo cercato costantemente di lavorare meglio e ottimizzare i processi produttivi. Fortunatamente i volumi di vendita ci aiutano ad avere prezzi competitivi, trainati dalla spinta dei nostri prodotti storici.

Nathalie è interamente realizzato da noi in Italia, il 95 per cento dei nostri fornitori si trova nel raggio di 10-15 chilometri dall’azienda, che vuol dire abbattere i costi di trasporto”.

Massimo Cian, product director di Calligaris & Connubia

“Per Connubia, brand del gruppo Orbital Design Collective, è importante mantenere un equilibrio tra qualità e prezzo, fornendo prodotti belbli esteticamente e durevoli a prezzi più accessibili rispetto ai produttori di fascia alta.

Connubia si rivolge soprattutto ai Millennials, che non sono influenzati dai canoni classici del design esclusivo e comprano mobili di una fascia di prezzo ben definita e per una specifica necessità abitativa. Molte aziende producono pezzi in edizione limitata quasi artigianalmente, una esclusività che contribuisce a posizionare i prodotti come beni di lusso e ad aumentarne la percezione di valore e status.

C’è da dire che non tutti i prodotti di design sono necessariamente costosi, e ci sono brand come Connubia che cercano di bilanciare qualità e accessibilità. Produrre arredi ben fatti, di qualità e a prezzi accessibili è una sfida, ma ci sono diversi approcci che possono essere adottati per raggiungere questo obiettivo: la semplificazione del design, con linee pulite e funzionalità essenziali per eliminare elementi e lavorazioni superflui; l’utilizzo di materiali più economici ma durevoli, innovativi e sostenibili, per ridurre l’impatto ambientale e al contempo abbassare i costi di produzione; ottimizzare e automatizzare i processi di produzione per ridurre gli sprechi e i tempi di lavorazione".

Andrea Salvioni, responsabile acquisti degli showroom Salvioni Design Solutions

“Dopo la crisi del 2008, la nostra clientela è diventata prevalentemente internazionale. I rivenditori di arredo di alta gamma hanno un pubblico per il 70 per cento estero e per il 30 per cento italiano. I nostri clienti sono di fascia medio-alta, come i professionisti e gli imprenditori. I big dell’arredamento come pricing guardano al mercato estero e si posizionano su una fascia di prezzo molto alta. I listini dei grandi marchi mediamente sono cresciuti del 30 per cento negli ultimi nove anni.

Il divano Charles di B&B Italia (composizione con chaise longue, cuscini esclusi) nel 2014 costava 7.217 euro (iva inclusa), oggi lo vendiamo a 10.776 euro (+33 per cento). Il divano Maralunga di Cassina, altro bestseller, nella versione a due posti in pelle nel 2014 era a 8.060 euro, nel 2023 raggiunge gli 11.864 euro (+32 per cento). Il divano Groundpiece di Flexform, in assoluto uno dei divani più venduti dall’azienda di Meda, nella composizione angolare con cuscini inclusi nel 2015 veniva 14.091 euro, oggi 20.337 euro (+31 per cento).

Perché le aziende hanno aumentato i prezzi? Da un lato la causa è l’inflazione: secondo i dati Istat, l’inflazione dal 2014 a oggi ha registrato un +21,09 per cento; dall’altro lo scorso anno sono schizzati i costi dell’energia e delle materie prime.

Inoltre, il sempre maggiore interesse del pubblico internazionale nei confronti del made in Italy ha portato le aziende ad allineare i prezzi nostrani a quelli internazionali; in sostanza non c’è più molta differenza tra i listini italiani e quelli per il mercato estero.

C’è da dire anche che, a differenza della moda, il settore dell’arredamento non rincara di molto i prodotti, realizzare un arredo in Italia, con maestranze italiane e con materiali di qualità, costa. I fornitori top di gamma, quelli che sono i grandi protagonisti dell’arredo italiano, sono ormai off limits per la classe media italiana.

Per non perdere questa clientela medio-alta, abbiamo ampliato la nostra offerta con marchi di qualità, a prezzi più contenuti. Se nove anni fa per comprare un divano top di gamma ci volevano 8mila euro, oggi invece ne servono 15mila, con 8mila però si può acquistare una soluzione entry level di un brand di qualità non annoverato tra i big dell'arredamento.

Un dato è certo: si è creato un grande vuoto nel mercato tra i marchi di fascia medio-alta e quelli di fascia bassa (come Ikea per intenderci). È un vuoto che potrebbe essere colmato, ma ci vorrebbe un piano industriale olistico, e non so se sia possibile immaginarlo in Italia, con i costi di produzione che ci sono nel nostro Paese".

Beatrice Frattali, architetta, proprietaria e general manager degli showroom Frattali Perfect Living

“Il made in Italy racchiude una vasta gamma di prodotti e di aziende. Le aziende accessibili e con prodotti di qualità e durevoli esistono, sono marchi meno blasonati ma sempre rappresentativi del made in Italy. I brand di design si sono spostati effettivamente su una fascia alto spendente, ma in alcuni casi hanno a catalogo almeno un modello o prodotto entry level di ottima qualità con costi abbastanza accessibili.

I nostri clienti appartengono ad una fascia alto-spendente che ama il design e i prodotti di qualità durevoli. I listini negli anni dopo il covid sono aumentati dal 10 al 20 per cento.

Alcune aziende sono riuscite a contenere gli aumenti, altre no. Alcuni brand, pochi, recentemente stanno ricalibrando il prezzo di alcuni prodotti o cercando di annullare gli aumenti applicati.

Un divano cinque anni fa veniva indicativamente il 30-35 per cento in meno rispetto a oggi. Gli aumenti dipendono dal costo delle materie prime, dall’aumento del costo dell’energia, dalla difficoltà di trovare personale specializzato e dalla chiusura di tante piccole aziende terziste”.